I piani di accumulo del capitale, meglio conosciuti come Pac, sono uno degli strumenti utilizzati dai risparmiatori per costruire, un po’ alla volta, il loro patrimonio. La possibilità di effettuare dei versamenti regolari, anche con degli importi ridotti, e una gestione progressiva del rischio sono degli ottimi alleati per chi non ha importanti risorse da investire tutte insieme.
Uno degli aspetti che incidono maggiormente sul rendimento dei Pac è costituito dalla tassazione: comprendere come funziona serve a evitare brutte sorprese nel momento in cui si guardano i rendimenti futuri e si vuole appurare quanto siano efficaci.
Indice
Come funziona il Pac, il piano di accumulo del capitale
Il Pac o piano di accumulo del capitale è uno strumento di investimento. Anzi sarebbe più corretto affermare che è una vera e propria strategia, che permette ai risparmiatori di versare in modo automatico delle somme periodiche per acquistare dei prodotti finanziari.
Quando si effettua un nuovo versamento, in estrema sintesi, si acquistano delle nuove quote. Grazie a una serie di acquisti effettuati nel corso del tempo si riesce a ridurre il rischio di entrare sul mercato in un momento sfavorevole.
I piani di accumulo del capitale sono molto semplici e permettono una gestione dell’investimento particolarmente flessibile: il singolo investitore ha la possibilità di stabilire degli importi sostenibili e, soprattutto, li può modificare nel corso del tempo.
Siamo davanti a una soluzione che permette di costruire un capitale nel corso del tempo. Non è necessario esporsi con delle cifre elevate fin da subito. È importante ricordare, però, che i rendimenti non sono mai garantiti e sono condizionati dall’andamento dei mercati e dalla durata dell’investimento.
Come vengono tassati i Pac
Le tasse non vengono applicate sui versamenti che vengono effettuati periodicamente. In altre parole ogni singolo contributo mensile non è sottoposto ad alcun tipo di imposizione fiscale.
Le imposte si applicano sui guadagni che si riescono effettivamente a realizzare. A tassazione è sottoposta la differenza tra il valore di vendita e quello di acquisto delle singole quote, a cui viene applicato il principio di cassa.
Sui rendimenti dei Pac, attualmente, viene applicata un’aliquota ordinaria del 26%.
Nel corso del tempo, purtroppo, le aliquote possono modificarsi a seguito di nuove disposizioni fiscali: è bene tenersi aggiornati e verificare eventuali aggiornamenti che dovessero sopraggiungere in futuro.
Lo spostamento in più o in meno anche di un solo punto percentuale impatta sul rendimento ottenuto dall’investimento.
Quale regime fiscale viene applicato
Ogni singolo piano di accumulo del capitale può essere inquadrato in sue diverse regimi fiscali:
- risparmio gestito;
- risparmio amministrato.
Con il risparmio gestito a occuparsi di tutti gli aspetti fiscali è l’intermediario, che effettua le necessarie compensazioni con eventuali minusvalenze, nel caso in cui ci dovessero essere.
Una gestione di questo tipo permette di monitorare in modo leggermente più pratico la tassazione e semplifica la gestione delle operazioni, soprattutto per quei soggetti che preferiscono un approccio più automatico.
Se invece si adotta il regime amministrato, l’intermediario o la banca provvedono a calcolare e a trattenere le imposte ogni volta che si ottiene un guadagno. Vengono semplificati gli adempimenti fiscali, ma spetta al risparmiatore occuparsi delle scelte operative.
Quando si pagano le imposte sui rendimenti
In quale momento vengono applicare le imposte sui rendimenti dei Pac?
Le tasse devono essere pagate nel momento in cui vengono disinvestite le quote accumulate e si realizza un guadagno. L’aliquota del 26% si applica sulla differenza che intercorre tra il prezzo di vendita e quello di acquisto.
Come funziona l’imposta di bollo
Oltre a questo obolo, è necessario tenere a mente che ogni anno deve essere pagata un’imposta di bollo, che è pari allo 0,20% del valore complessivo dell’investimento effettuato.
Nel caso in cui in passato siano state maturate delle perdite è possibile utilizzarle per compensare le eventuali plusvalenze che verranno maturate in futuro: in questo modo si riesce a ridurre l’imponibile.
È bene soffermarci un attimo sull’imposta di bollo: questa tassa non è calcolata sui guadagni che si riescono ad ottenere dal Pac, ma è una vera e propria patrimoniale, che viene applicata sull’intero ammontare dell’investimento detenuto.
Per il 2025 l’aliquota è stata fissata allo 0,20% annuo: il calcolo viene effettuato sul valore di mercato del Pac alla data di rendicontazione. Questa, almeno nella maggior parte dei casi, coincide con il 31 dicembre.
Non importa l’ammontare del capitale che è stato accumulato o da quanto tempo lo sia: l’imposta di bollo è sempre dovuta. Ovviamente sarà proporzionale all’entità dell’investimento.
Spetta all’intermediario finanziario effettuare i calcoli necessari e successivamente addebitare l’imposta. La banca o la Sim agiscono come sostituti d’imposta e prelevano l’importo direttamente dal conto di appoggio o provvedono a liquidare una parte delle quote che fanno parte del Pac.
Come ottimizzare l’investimento
Una delle caratteristiche positive di un piano di accumulo del capitale è la possibilità di gestire i costi fiscali dell’investimento nel corso del tempo.
Il fatto che vengano investite delle somme dilazionate permette di compensare le eventuali fluttuazioni di mercato. Ma soprattutto è possibile riuscire a prevedere con maggiore precisione il momento in cui si realizzano le plusvalenze.
Nel lungo periodo questo permette di recuperare le eventuali minusvalenze e gestire le imposte che si devono versare sul capitale imponibile. I versamenti effettuati con regolarità permettono di calcolare in anticipo quali siano le imposte da versare e riuscire a comprendere con più chiarezza quale possa essere il loro impatto sul rendimento complessivo.
Alcune considerazioni da fare prima di investire
Generalmente l’orizzonte temporale del piano di accumulo del capitale è medio lungo: prima di sottoscriverlo è necessario partire con la consapevolezza che il piano dovrà rimanere attivo per un po’ di tempo prima di essere remunerativo.
E bisogna valutare attentamente quanto siano sostenibili, nel corso del tempo, i versamenti.
Sono da appurare, inoltre, i costi operativi e le commissioni che si devono pagare. In questa sede ci siamo soffermati unicamente sulle imposte, non sugli altri oneri che i risparmiatori devono sostenere.