La parabola del Superbonus si arricchisce di un ulteriore capitolo. Ancora una volta a preoccupare il Governo è, da un lato, il saldo dei conti pubblici e, dall’altro, la necessità di tutelare i condomini che non riusciranno a completare i lavori comunicati entro la fine del 2023 (ecco quanto costa la misura allo Stato).
Per questo motivo Palazzo Chigi pensa a una proroga del Superbonus 110% per quanto riguarda i condomini, che scadrà il 31 dicembre. Il tutto mentre infervora la polemica politica tra maggioranza e opposizioni sui contenuti della prossima Legge di Bilancio, che si vorrebbe incentrata su salari, sanità, famiglie e pensioni. Ecco cosa sta succedendo.
Un’altra proroga del Superbonus 110%?
Innanzitutto un rapido riassunto delle puntate precedenti: il Superbonus è sceso al 90% nel 2023, restando però al 110% soltanto per i condomini che avevano approvato i lavori e presentato la Cila (Comunicazione di inizio lavori) entro novembre 2022 (qui abbiamo spiegato in quali casi scatta l’obbligo del cambio residenza).
L’Esecutivo avrebbe in programma di prorogare ai primi tre mesi del 2024 la possibilità di usufruire della massima agevolazione (al 110%), imponendo con ogni probabilità come “paletto” il completamento del 60-70% dei lavori. Per le villette unifamiliari non sarebbe invece previsti altri slittamenti, oltre a quello al 31 dicembre previsto dal Dl Asset. A determinare la portata della modifica sarà in primo luogo la presentazione della Nadef, prevista per fine mese.
I conti del Superbonus: i soldi versati e da versare
Nel 2024 l’aliquota del Superbonus dovrebbe scendere ulteriormente, stabilendosi al 70%. Nonostante questa misura e nonostante il blocco della cessione dei crediti, i conti pubblici non migliorano. Secondo il sottosegretario al Mef, Federico Freni, il Governo ha finora pagato 21 miliardi di euro e “deve versarne ancora 109, quando verranno portati in compensazione i crediti maturati per i lavori” (Superbonus e cessione del credito: EnelX blocca tutto).
Nei cassetti dell’Agenzia delle Entrate “ci sono ad oggi 142 miliardi di crediti ceduti, non tutti utilizzati. Di questi, 12 miliardi sono frodi. Ne rimangono 130: ad oggi ne sono stati portati in compensazione 21 miliardi. Ne rimangono 109 da portare in compensazione. Questi 109 aumentano di 3,5 miliardi al mese”, spiega ancora Freni.
In Parlamento la maggioranza ha stimato inoltre 30 miliardi di euro di crediti fiscali incagliati. A fronte di questa somma, l’ANCE stima un numero di interventi in difficoltà per via del blocco delle cessioni pari a quasi 95mila unità (57mila unifamiliari e 38mila condomini), per un totale di oltre 320mila famiglie (circa 752mila persone), oltre che di 33mila imprese di costruzioni.
Cosa succederà al Superbonus
La situazione non è dunque rosea. Per correre ai ripari, il Governo Meloni ipotizza un’ulteriore stretta per beneficiare del Superbonus nel 2024, garantendo la detrazione fiscale solo ai redditi bassi. Un esempio lo abbiamo già avuto per le unità unifamiliari, per le quali nel 2023 è stata prorogata l’aliquota al 90% a condizione però che il reddito familiare non superi i 15mila euro.
Il dossier più urgente è, ancora una volta, quello dei condomini che hanno assolto in tempo a tutti gli obblighi burocratici per l’avvio dei lavori, ma che sono in ritardo con i cantieri e i pagamenti relativi all’avanzamento delle opere. In questi casi, come accennato, dal 2024 la detrazione scenderà al 70% aumentando ulteriormente le difficoltà di famiglie e imprese. Tutto verrà deciso nella definizione della Manovra. E la strada non sarà in discesa.