Nulla da fare: sfuma la possibilità di trovare un’intesa tra governo e benzinai. Nel tardo pomeriggio di ieri, martedì 24, Palazzo Chigi ha tentato un’ultima mediazione in extremis con i sindacati dei benzinai, poco prima che prendesse il via il blocco degli impianti. Ma l’esito è stato negativo. Doppiamente negativo.
Se da un lato non è stato raggiunto alcun accordo per lo stop dello sciopero dei distributori, dall’altro si è persino operata una spaccatura in seno agli stessi sindacati.
Faib riduce lo sciopero dei distributori di benzina
Faib Confesercenti ha deciso di ridurre la protesta da 48 ore a soltanto 24: “Ci sembra un risultato importante la significativa riduzione delle sanzioni, la razionalizzazione della cartellonistica sugli impianti, la rapida convocazione di un tavolo di filiera per affrontare gli annosi problemi del settore, a partire dall’illegalità contrattuale e dal taglio dei costi per le transazioni elettroniche” dicono i rappresentanti Faib.
Nonostante dal Ministero del Made in Italy e delle Imprese ci sia stato “troppo poco e troppo tardi”, Faib ha comunque deciso “in segno di apprezzamento del lavoro svolto dal Ministro e dai suoi collaboratori, e con l’obiettivo di ridurre il disagio alla cittadinanza”, di ridurre a un solo giorno la mobilitazione. La decisione verrà presentata alla riunione di coordinamento con le altre sigle, fissata per questa mattina.
Fegica Figisc e Anisa mantengono 48 ore di sciopero
Ma Fegica Figisc e Anisa non fanno marcia indietro: “Troppo poco e troppo tardi per revocare lo sciopero. Il tentativo in extremis fatto dal ministro Urso, peraltro apprezzato, non riesce ad intervenire con la necessaria concretezza”, affermano in una nota congiunta Fegica, Figisc e Anisa, che sono dunque partiti con lo stop di 48 ore, a partire dalle 19 del 24 gennaio.
“L’annuncio dell’avvio del tavolo volto a ristrutturare la rete distributiva e ridare un piano regolatorio certo va nella direzione giusta e auspicata. Ma le modifiche ipotizzate sul decreto, oltre a non essere sufficienti, sono ormai nelle mani del Parlamento. Quel che rimane sullo sfondo, sconti o non sconti sulle multe, cartelli o non cartelli da esporre, è l’idea di una categoria di lavoratori che speculano sui prezzi dei carburanti. Il che è falso e inaccettabile. Lo sciopero è quindi confermato”, si legge nella nota.
L’Antritrust ha avviato un’istruttoria contro alcuni big della benzina. ma Fegica, Figisc e Anisa non ci stanno e sottolineano che resta “confermata l’intenzione della categoria di dare tutto il proprio contributo al processo di riforma, per ora solo annunciato”. Oggi un altro capitolo: alle 11.00 a Roma è in programma un’assemblea dei gruppi dirigenti delle organizzazioni di categoria, aperta a deputati e senatori di tutti i gruppi parlamentari.
Come già annunciato, dunque, i distributori di benzina rimarranno chiusi per sciopero per 48 ore consecutive, dalle 19 del 24 alle 19 del 26 gennaio sulla rete ordinaria e dalle 22 del 24 alle 22 del 26 gennaio sulla viabilità autostradale, compresi i self service. Gli impianti aderenti a Faib, come detto, salvo ulteriori cambiamenti, termineranno lo sciopero dopo 24 ore anziché 48.
Cosa cambia per i gestori con il decreto benzina del governo Meloni
Ma cosa prevede il decreto varato dal governo Meloni? Il provvedimento va a toccare diversi punti. Come prima cosa, lato gestori, diventa giornaliero l’obbligo di comunicare il prezzo di vendita praticato, e, soprattutto, dovranno anche esporre il prezzo medio. Il Ministero delle imprese calcola e pubblica il prezzo medio giornaliero nazionale, che d’ora in avanti andrà esposto, in evidenza, dai gestori, insieme al prezzo praticato alla pompa.
Inoltre, vengono rafforzate le sanzioni amministrative in caso di violazione, da parte degli esercenti, degli obblighi di comunicazione e pubblicità dei prezzi. In caso di recidiva, la sanzione può arrivare anche alla sospensione dell’attività per un periodo che va da 7 a 90 giorni.