Per aumentare la spesa militare si taglia su salute e pensioni

Germania, Francia e Regno Unito pianificano tagli su sanità, pensioni e più in generale welfare per sostenere l’aumento della spesa militare

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

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L’Italia non è l’unica di fronte alla sfida della spesa per la difesa al 5% del Pil. I Paesi Nato hanno deciso di perseguire l’obiettivo dell’impegno militare per garantire la sicurezza. Di questa stessa linea di pensiero non è la Spagna, ma anche gran parte dell’opinione pubblica. I maggiori dubbi in merito derivano dalla richiesta ingente di denaro per lo scopo. Da dove arriveranno? O meglio, da cosa verranno sottratti.

Una risposta c’è, anzi diverse. Sono quelle che iniziano a emergere dalle finanziarie di tre Paesi europei. In breve: per alzare le spese per la difesa al 5% del Pil saranno tagliati fondi a sanità, pensioni e sussidi per persone fragili economicamente e di salute.

Tagliare sanità e pensioni per la difesa

A gennaio la doccia fredda: il segretario generale della Nato, Mark Rutte, propone un piano di tagli per produrre più armi. La frase non è proprio “tagliare sanità e pensioni per la difesa”, ma quasi. Al Parlamento Ue disse:

So che spendere di più per la Difesa significa spendere meno per altre priorità se non vuoi aumentare le tasse. Sono un politico centrista, quindi non mi piace aumentare le tasse. Ma ovviamente si può fare se si ottengono risultati. Ma in generale, spendere di più per la Difesa significa spendere meno per altre priorità, ma può fare una grande differenza per la nostra sicurezza futura.

Poi la già citata doccia fredda sui settori sui quali si potrebbe intervenire, ovvero:

  • pensioni;
  • sistemi sanitari;
  • sicurezza sociale.

Per Rutte era un “investimento nella nostra sicurezza e nella sicurezza dei nostri figli e nipoti”. In cambio di una, secondo lui, piccola frazione dei soldi di quei settori fondamentali si poteva aumentare la produzione di risorse e capacità definite “cruciali”, tra cui navi, carri armati, jet, munizioni, satelliti e droni.

Chi ha iniziato a tagliare le spese

Chi ha iniziato a tagliare le spese? I primi tre Paesi a farlo sono: Germania, Francia e Regno Unito. Come ricostruito da Il Fatto Quotidiano, alcuni Paesi hanno annunciato i conti della prossima finanziaria. Da questi emergono importanti tagli alle spese per sanità, pensioni o lavoro.

La Francia, per esempio, ha presentato un piano da 43,8 miliardi di euro in cui sono previsti tagli a carico dei cittadini. Si tratta di:

  • tagli al rimborso dei farmaci;
  • congelamento delle spese sociali;
  • soppressione di due giorni festivi (lunedì di Pasqua e 8 maggio);
  • 3.000 licenziamenti nella pubblica amministrazione.

Il tutto è stato definito da Macron come “coraggioso e audace”. Ma chi ci rimetterà? Si può dire lo stesso del piano tedesco presentato dal ministro delle Finanze Klingbeil, che ha scritto di voler correre e centrare l’obiettivo della spesa militare con largo anticipo. Per farlo la Germania:

  • pensioni più basse e innalzamento dell’età pensionabile;
  • tagli al reddito di cittadinanza;
  • meno alloggi sociali (e riduzione dei metri quadri concessi).

Infine c’è il Regno Unito e il governo laburista di Starmer, che ha annunciato in pompa magna “il più grande aumento della spesa per la difesa dalla fine della Guerra Fredda”. Un annuncio che ha scosso la popolazione e non solo. Infatti, due erano i tagli annunciati: quelli agli aiuti internazionali (che restano) e quelli dei sussidi per persone con disabilità e malati. Quest’ultimo, dopo ampia rivolta interna ed esterna, è stato ritirato.

Intanto l’Italia è alla ricerca delle risorse per il suo piano di difesa, che costerà caro. Non si sa come o dove saranno reperite le risorse, ma il quadro generale non è a favore dei cittadini. Da una parte si metteranno a rischio i più deboli con tagli mirati o indiretti, dall’altra c’è la soluzione dell’aumento delle tasse. Nessuna terza opzione è stata presa in considerazione, come quella – per esempio – di non aumentare la spesa militare.