Spariti 118mila negozi in Italia, avanza la desertificazione commerciale 

In Italia il fenomeno della desertificazione commerciale è cresciuto molto dal 2012, facendo sparire ben 118mila negozi: ad accusare il colpo il centro delle città e il Nord

Foto di Riccardo Castrichini

Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

Pubblicato: 21 Marzo 2025 11:21

L’Italia affronta oggi un rischio di desertificazione commerciale che potrebbe presto portare a un declino delle città. Ne è convinta Confcommercio. Con riferimento ai dati tra il 2012 e il 2024, è evidente come il sempre minor numero di negozi e ambulanti in Italia rappresenti una problematica soprattutto per le aree centrali delle città rispetto alle periferie.

Indicata inoltre una minore tenuta dei centri abitati del Nord del Paese. Le ragioni di tale fenomeno si fanno ricondurre ai sempre più alti costi di gestione e all’esplosione del fenomeno delle e-commerce.

Addio a 118mila negozi in Italia

Così come riferito dall’analisi svolta da Confcommercio, in collaborazione con il centro studi Guglielmo Tagliacarne, nel confronto tra i dati sulla desertificazione commerciale del 2012 e del 2024 emerge, in maniera evidente, che lo scenario sia andato sempre più peggiorando.

“Sono spariti quasi 118mila negozi al dettaglio (-21,4%) e 23mila attività di commercio ambulante (-24,4%)”, mentre per ciò che riguarda le attività di alloggio e ristorazione il trend è nettamente contrario, +18.500.

L’analisi evidenzia inoltre che i dati peggiori in termini di desertificazione commerciale interessino soprattutto i centri storici delle città. Le periferie mostrano invece una maggiore capacità di resilienza.

“Sono spariti, negli ultimi 12 anni, quasi 31mila esercizi al dettaglio in sede fissa, riduzione che si accompagna a quella degli sportelli bancari che tra il 2015 e il 2023 sono passati da 8.026 a 5.173 (-35,5%)”.

Le differenze tra Nord e Sud

Il fenomeno della desertificazione commerciale nelle città italiane non è distribuito in maniera omogenea in tutto il Paese. Incidenza maggiore al Nord. Al Centro-Sud, invece, la tenuta nell’arco temporale 2012 – 2024 è stata maggiore. Ecco dunque che nelle prime cinque posizioni delle città che più hanno accusato il colpo troviamo:

  • Ancona -34,7%;
  • Gorizia -34,2%;
  • Pesaro -32,4%;
  • Varese -31,7%;
  • Alessandria -31,1%.

I cinque Comuni più virtuosi, invece, sono tutti dell’area centrale e meridionale del Paese:

  • Crotone -6,9%;
  • Frascati -8,3%;
  • Olbia -8,6%;
  • Andria -10,3%;
  • Palermo -11,2%.

Le cause del fenomeno

È interessante notare come dietro la serrata dei negozi nelle città italiane ci sia una serie di concause. La prima, come intuibile, è la sempre maggiore attenzione dei consumatori agli acquisiti online. Di pari passo alle chiusure fisiche, infatti, nell’arco temporale di riferimento si registra una crescita del numero degli e-commerce.

Una soluzione più attrattiva per la maggiore comodità di fruizione del servizio, offerta specifica e, generalmente, più alto livello di economicità.

Oltre alla digitalizzazione del processo d’acquisto, a influire sulle chiusure degli store fisici è stato anche l’aumento dei costi di gestione:

  • affitti;
  • bollette;
  • tassazione locale.

Tra crisi fiscali, pandemia e inflazione alle stelle, i titolari dei negozi hanno visto ridursi le proprie entrate, anche a causa della minore possibilità di spesa dei consumatori. Una tempesta perfetta che ha fatto il gioco della desertificazione commerciale.

Il rischio perdita della comunità

Per il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, i dati esposti sulla desertificazione commerciale rappresentano un problema a cui l’Italia non può voltare le spalle. Questo fenomeno “minaccia vivibilità, sicurezza e coesione sociale delle nostre città”, motivo per cui è necessario che le istituzioni e imprese offrano sostegno alle attività di vicinato. “Senza commercio di vicinato – ha concluso – non c’è comunità”.