Crepe nella maggioranza di governo per le misure da approvare nella Manovra 2025: nella Lega e in Forza Italia c’è insoddisfazione per la direzione impressa da Giorgia Meloni al disegno di legge. Gli alleati chiedono una mediazione su pensioni e tasse e ciascuno punta a far passare misure che, se approvate, ne escluderebbero altre.
Lo stallo alla messicana fra Lega, FI e FdI riguarda una serie di temi: canone Rai, criptovalute, pensioni minime, web tax e Irpef. Non sono solo opposizione e sindacati a tuonare contro la Manovra giunta in Parlamento mercoledì 23 ottobre: il testo non piace neppure alla maggioranza che lo ha proposto.
Manifestazione dei pensionati contro la Manovra
Anche i pensionati hanno espresso le loro preoccupazioni, scendendo in piazza da Nord a Sud nelle venti manifestazioni regionali indette dai Spi Flc-Cgil contro la legge di Bilancio.
Alla manifestazione del 28 ottobre ne seguiranno ancora altre fino al 31 ottobre. Sindacati e pensionati chiedono risposte su aumento delle pensioni, Servizio sanitario nazionale, non autosufficienza e Fisco più equo.
Per il 31 ottobre, in particolare, è previsto lo sciopero del pubblico impiego che coinvolgerà sanità, scuola, università e ricerca.
Maggioranza divisa sulla Manovra
La Lega va all’attacco delle plusvalenze da criptovalute e sul ritorno del canone Rai a 90 euro (dai 70 degli ultimi anni). Forza Italia considera un affronto l’aumento delle pensioni minime di soli 3 euro al mese, rifiuta una web tax che vada a colpire le piccole e medie imprese con le stesse aliquote applicate ai colossi del web ed è pronta alle barricate sulla sugar tax.
Sulla web tax Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, ha dichiarato che “non possiamo colpire le piccole tv digitali o i gruppi editoriali solo perché hanno un sito web”. “La web tax – ha aggiunto nel corso di un’intervista al Quotidiano Nazionale – deve colpire i grandi operatori del web che non solo non pagano le tasse, ma fanno concorrenza sleale rubando le notizie alle aziende editoriali”. “Dobbiamo togliere a Bezos per dare di più a pensionati e contribuenti”, ha annunciato Gasparri.
A nessuno degli alleati va giù il taglio delle tasse al ceto medio tramite una riduzione dell’aliquota Irpef del 35%. Su questo fronte, Tajani ha proposto di abbassare dal 35 al 33% il secondo scaglione Irpef e di allargare la platea dei beneficiari alzando il tetto da 50.000 a 60.000 euro.
Ma a Lega e Forza Italia non piace neppure il blocco del turnover, in particolare per le forze dell’ordine. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha recentemente rassicurato i sindacati di polizia.
Il nodo della previdenza integrativa
Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, in quota Carroccio, ha fatto sapere che la parte della Manovra sulla flessibilità in uscita verso la pensione “non è la riforma della Lega”. Durigon da settimane perora la causa della previdenza integrativa. Il suo obiettivo era quello di rendere obbligatorio il trasferimento del 25% del Tfr alla previdenza complementare per evitare assegni “da fame” in vecchiaia.
Il bonus Maroni
Per ridurre la pressione previdenziale il governo punta sul bonus Maroni, una misura che premia chi ritarda l’uscita dal mercato del lavoro.
Nella sua nuova formulazione il bonus è rivolto ai lavoratori che rinunciano a andare in pensione con Quota 103, ai lavoratori che matureranno i requisiti di 62 anni e 41 anni di contributi al 31 dicembre 2025, a quelli che matureranno i requisiti contributivi di 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne entro il 31 dicembre 2025.
Il tutto a fronte di un bonus retributivo del +10% che viene corrisposto dal datore di lavoro al lavoratore direttamente in busta paga.