Francesca Bria è una famosa economista, ben nota per il suo impegno in ambito tecnologico. Dal 2020 è infatti presidente del Fondo Nazionale per l’Innovazione. Una lunga e variegata carriera, la sua, consulente delle Nazioni Unite e della Commissione Europea.
Innovazione e smart city
Francesca Bria ha un’idea ben chiara del ruolo della tecnologia al giorno d’oggi: da sola non basta. L’innovazione, di per sé, non è destinata a salvarci. Può aiutarci ovviamente a risolvere problemi concreti, quelli che ogni singolo giorno rendono la vita della comunità più complessa. Tutto ciò, però, a patto di mettere il tutto al servizio delle persone. La tecnologia va indirizzata, così da consentire un intervento verso le grandi sfide di oggi. Ciò vede in cima alla lista cambiamento climatico e giustizia sociale.
Nel 2020 l’economista ha avuto modo di raccontarsi a tutto tondo a Donnamoderna, spiegando la propria visione del futuro prossimo. L’obiettivo per il domani dell’Italia è l’accelerazione della digitalizzazione.
Ciò può sembrare un discorso generalista ma non lo è affatto. Francesca Bria, infatti, ha in mente una direzione ben precisa da intraprendere: “Diventare un Paese a emissioni zero entro il 2050”. In quest’ottica, il primo passo è riuscire a portare la fibra ottica in tutto il territorio nazionale. Un modo per riuscire a iniziare a ricucire la frattura evidente tra Nord e Sud.
Bria spiega di credere fermamente in un umanesimo digitale. In quest’ottica non si può considerare la tecnologia come un privilegio per pochi. È un diritto di tutti e dev’essere al servizio dei cittadini, soprattutto ora nella fase post pandemia.
L’innovazione urbana
Francesca Bria è stata assessore per la digitalizzazione e innovazione della città di Barcellona. Un esempio cardine di quella che è la sua idea futura per la digitalizzazione e l’innovazione urbana. Il suo lavoro è stato fondato su un principio di democrazia partecipativa: “Abbiamo trasformato il rapporto tra istituzione e cittadini, istituendo una piattaforma di partecipazione pubblica. Quattrocentomila cittadini hanno contribuito a definire degli obiettivi politici”.
Guardando al futuro prossimo e remoto, la celebre economista vede una trasformazione verde e digitale. Ciò si traduce anche nella diffusione di concetti come lo smart working e la didattica a distanza. La realizzazione di un futuro differente passa però anche e soprattutto dalla collaborazione tra pubblico e privato.
In un modello che miri a favorire un ritorno pubblico degli investimenti particolarmente forte, è fondamentale il ruolo degli investitori privati, dalle grandi imprese alle startup. Tutto ciò rappresenta la chiave per creare un’innovazione sostenibile per tutti, che possa ovviamente generare lavori di qualità.
Come detto, però, “non basta accelerare la digitalizzazione. Si deve darle una direzione e un vero e proprio patto verde e digitale. Si tratta di usare le tecnologie digitali per raggiungere una sostenibilità tanto sociale quanto ambientale”.
Se si parla di lavoro, così come di migliori condizioni per la società tutta, uno dei primi passi è l’accesso in tutto il Paese alla fibra ultraveloce. È il concetto cardine di una smart city reale, che consenta a tutti di accedere a nuove opportunità. Ciò vuol dire non nascondersi dietro il lancio di una singola app, sulle cui spalle assestare il peso di una rivoluzione che dovrebbe partire da una progettualità complessa, tanto nelle grandi città quanto in provincia.