L’agenzia di rating Fitch ha abbassato l’outlook dei titoli di Stato della Cina da stabile a negativo. Rimane immutato il giudizio sul debito dello Stato asiatico, A+, ma gli analisti prevedono che, se la traiettoria dell’economia nazionale non dovesse cambiare, anche questo potrebbe peggiorare.
Un duro colpo per la Cina, in quanto si tratta di una delle prime certificazioni internazionali della grave crisi che il Paese sta attraversando. Il principale problema sembra essere quello del settore immobiliare, crollato dopo anni di crescita molto rapida a causa di una bolla speculativa insostenibile. Questa situazione potrebbe avere conseguenze anche per l’Italia.
Fitch abbassa l’outlook cinese, cosa significa
L’agenzia di rating Fitch ha modificato l’outlook dei titoli di Stato cinesi da stabile a negativo. Una decisione che certifica a livello internazionale il momento di difficoltà che il Paese sta attraversando da quando ha rimosso buona parte delle restrizioni anti-Covid, durate per più di tre anni a causa di una politica molto restrittiva nei confronti dei contagi e di un vaccino non abbastanza efficace.
La Cina, secondo Fitch, potrebbe portare nel 2024 il proprio deficit, quindi la spesa in più rispetto alle entrate statali che andrebbe a creare nuovo debito, dal 5,3% del Pil fatto segnare nel 2023 al 7,1%. Livelli molto più alti di quelli che dovrebbero tenere ad esempio gli Stati europei, che hanno un limite del 3%, e simili a quelli raggiunti durante la pandemia, quando però l’intervento dello Stato per mitigare gli effetti dei lockdown sulla popolazione era stato enorme.
Un aumento del deficit rende meno sostenibile il debito e quindi più diffidenti gli analisti e gli imprenditori. Da qui la decisione di Fitch di prevedere per la Cina un possibile calo del rating se la situazione non dovesse migliorare. Questo è il significato del taglio dell’outlook del debito del Paese, che conferma però la valutazione dei propri titoli di Stato ad A+.
La ragione per cui Fitch prevede un intervento così massiccio dello Stato cinese in economia è la situazione in cui la Cina si trova. Dopo il Covid-19 il mercato immobiliare del Paese, fondamentale per la crescita economica di Pechino, è crollato con fallimenti di aziende enormi come Evergrande. Si è verificato di fatto lo scoppio di una grande bolla speculativa che sta rallentando l’intera economia.
Le conseguenze della crisi cinese per l’Italia
Le conseguenze per l’Italia di questa crisi cinese possono essere diverse. L’economia cinese è intrecciata strettamente con quella globale e ogni grosso cambiamento al suo interno si ripercuote in tutto il mondo. Un esempio è quello dell’acciaio: la Cina produce la metà dell’acciaio globale, ma prima dello scoppio della bolla immobiliare buona parte di esso veniva assorbito dal settore edilizio, per creare il cemento armato necessario alla costruzione dei palazzi.
Ora però, con la costruzione di nuovi edifici ferma, la Cina sta inondando i mercati internazionali di acciaio di ogni tipo, causando un crollo dei prezzi. Un problema per l’Italia, che sta tentando di rilanciare proprio il settore siderurgico con importanti investimenti di Stato e privati in poli di grandi dimensioni come quelli dell’ex Ilva di Taranto e di Piombino. Con i prezzi sotto i 100 dollari la tonnellata a causa dell’esportazioni eccezionali provenienti dalla Cina, diventa difficile rendere sostenibili gli impianti italiani dal punto di vista economico.