L’oro sfiora quota 2.600 dollari. Benefici da taglio tassi Fed

Continuano a correre le quotazioni dell'oro giallo e ora la soglia psicologica dei 3.000 dollari all'oncia non è così lontana

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Redazione

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Nuovo record per i prezzi dell’oro, che ha raggiunto i 2.599,92 dollari l’oncia mercoledì, prima di limare leggermente le quotazioni dopo la riunione della Federal Reserve in cui sono stati abbassati i tassi di interesse di 50 punti base; il movimento potrebbe essere stato simile a quello del mercato azionario statunitense, che ha toccato nuovi record prima di chiudere in ribasso, in un caso di “Sell the News”, in quanto un maxi-taglio di 50 punti base era stato scontato dal mercato nei giorni precedenti.

La correlazione coi tassi

Non è una novità che l’oro si rafforzi in corrispondenza di fasi di allentamento della politica monetaria: i lingotti a rendimento zero tendono a essere un investimento preferito in un contesto di tassi di interesse più bassi; in altre parole, i costi di prestito più bassi sono positivi per l’oro poiché non paga interessi.

Il ruolo della geopolitica

L’ultimo rally ha beneficiato anche delle continue tensioni geopolitiche in Medio Oriente. I dispositivi di Hezbollah sono esplosi di nuovo in Libano mercoledì, alimentando le tensioni di un conflitto più ampio dopo simili esplosioni dei cercapersone del gruppo il giorno prima, che hanno fatto vittime anche tra i civili.

Il trend dell’anno

Da inizio anno il metallo prezioso ha aggiornato un record dopo l’altro, guadagnando circa il 25% ed essendo uno dei migliori performer tra le principali materie prime. Oltre alle aspettative di un taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve e alle tensioni geopolitiche, c’entrano anche i forti acquisti da parte delle banche centrali e ultimamente anche gli afflussi negli ETF, fanno notare gli analisti di ING.

Gli ETF globali sull’oro hanno registrato afflussi per quattro mesi consecutivi, con tutte le regioni che hanno registrato flussi positivi e i fondi occidentali in testa ad agosto. La domanda di oro da parte delle banche centrali si è rafforzata a luglio nonostante gli aumenti dei prezzi: gli acquisti netti segnalati dalle banche centrali sono più che raddoppiati a 37 tonnellate a luglio, come mostrano i dati del World Gold Council. Ciò rappresenta un aumento del 206% su base mensile e il totale mensile più alto da gennaio, quando gli acquisti delle banche centrali hanno totalizzato 45 tonnellate. Nel 2023, le banche centrali hanno aggiunto 1.037 tonnellate di oro, il secondo acquisto annuale più alto della storia, dopo un record di 1.082 tonnellate nel 2022.