OCSE promuove l’Italia sui conti pubblici e alza le stime di crescita globale

L'Organizzazione con sede a Parigi ha confermato il rallentamento degli Stati Uniti e della Cina, ma migliorato le previsioni di crescita globale

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Redazione

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L’OCSE ha segnalato un’economia più resiliente del previsto a livello globale, sia per i Paesi emergenti che per gli Stati Uniti, a dispetto dei dazi e delle incertezze di natura geopolitica. Le stime di crescita mondiale sono state alzate al 3,2% dal 2,9% per quest’anno, mentre viene confermata una crescita del PIL nel 2026 al 2,9%.

Rischi e opportunità per l’economia mondiale

A sostenere la crescita globale hanno contribuito l’andamento solido delle economie emergenti ed i corposi investimenti nell’intelligenza artificiale (AI), soprattutto negli Stati Uniti, anche se si attendono ripercussioni future sul mercato del lavoro.

Il contesto globale resta complesso. Gli Stati Uniti hanno innalzato i dazi bilaterali a un livello medio del 19,5% – il più alto dal 1933 – generando tensioni commerciali che, secondo l’OBCE, iniziano a farsi sentire su spesa, lavoro e prezzi al consumo. “Si osservano aumenti dei tassi di disoccupazione e una frenata delle nuove assunzioni”, si legge nel rapporto, che segnala anche una disinflazione ormai stabilizzata e un nuovo impulso ai prezzi dei beni alimentari.

Per il futuro incombono vari rischi al ribasso: dazi, vincoli fiscali e pressioni inflazionistiche. Inoltre, la volatilità delle criptovalute potrebbe avere ripercussioni sulla stabilità finanziaria. Sul fronte positivo, l’allentamento delle restrizioni commerciali o progressi più rapidi nell’intelligenza artificiale potrebbero favorire una crescita più solida.

Usa e Cina in frenata, l’Europa tiene meglio

Negli Stati Uniti, si prevede un brusco calo della crescita, dal 2,8% del 2024 all’1,8% del 2025 ed all’1,5% del 2026, a causa dell’aumento delle tariffe doganali, del blocco dell’immigrazione e della conseguente riduzione della forza lavoro.

Anche la Cina registra un notevole rallentamento della crescita, dal 4,9% nel 2025 al 4,4% nel 2026, con il progressivo esaurimento delle misure di stimolo, l’entrata in vigore di dazi più elevati ed il venir meno del sostegno fiscale.

La crescita del PIL dell’Area Euro invece subirà un rallentamento più contenuto ma costante, dall’1,2% nel 2025 all’1% nel 2026, con l’aumento delle tensioni commerciali e l’incertezza geopolitica in parte compensati da maggiori investimenti pubblici e condizioni di credito più favorevoli.

OCSE promuove conti pubblici Italia

L’OCSE ha confermato una crescita moderata per l’economia italiana, confermando un PIL in aumento dello 0,6% nel 2025 e limando allo stesso tasso quello del 2026 (a giugno era +0,7%). L’organizzazione con sede a Parigi ha invece rivisto leggermente al ribasso l’inflazione: +1,9% nel 2025 e +1,8% nel 2026, entrambi 0,1 punti in meno rispetto alle previsioni di giugno. Un rallentamento che riflette la stabilizzazione dei prezzi nell’area euro, dove l’inflazione media attesa scende al 2,1% quest’anno e all’1,9% il prossimo.

Per l’Italia, il capo economista Alvaro Santos Pereira ha sottolineato che la posizione di bilancio “è migliore di qualche anno fa”. Una conclusioni che ha spinto anche l’agenzia di rating Fitch a migliorare il rating sul debito del Belpaese.

L’OCSE ha però invitato il governo a non abbassare la guardia: “È fondamentale continuare a ridurre il debito pubblico, ancora elevato, per liberare risorse oggi destinate agli interessi e rendere il Paese meno vulnerabile a crisi esterne”. Accanto al consolidamento dei conti, l’Ocse raccomanda di proseguire sulle riforme strutturali: semplificazione burocratica, maggiore concorrenza e investimenti in competenze.