Borse sostenute dalla solidità dell’economia USA nonostante la Fed

I prezzi al consumo USA - tra i dazi Trump e un’economia in salute – e il rapporto sui posti di lavoro di dicembre, riducono le aspettative sul taglio dei tassi da parte della Fed

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Redazione

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Pubblicato: 10 Gennaio 2025 20:03

Si torna alla “normalità” sui mercati azionari, dopo le varie pause per le festività natalizie e di inizio anno. Gli investitori continuano a concentrarsi sulle prossime delle banche centrali, soprattutto alla luce cautela espressa dalla Fed sui tassi per il 2025, in vista delle politiche economiche di Donald Trump.

In focus Fed e BCE

I verbali della riunione del 17-18 dicembre della Federal Reserve hanno rivelato che “molti partecipanti” hanno visto la necessità di un “approccio cauto” alle decisioni di politica monetaria “nei prossimi trimestri”. Hanno citato diverse ragioni per questo, tra cui recenti dati di inflazione più elevati, attività economica resiliente e rischi di ribasso ridotti per il mercato del lavoro. Sono sorte anche preoccupazioni per potenziali cambiamenti nella politica commerciale e di immigrazione sotto la nuova amministrazione Trump.

Se da una sponda dell’Atlantico le minute della Fed alimentano le incertezze sulle prossime mosse, dall’altra sponda il bollettino della BCE conferma il rallentamento dell’inflazione, ma anche i rischi per la crescita. Il membro del Consiglio direttivo della BCE Francois Villeroy de Galhau ha affermato che Francoforte dovrebbe continuare ad abbassare i tassi di interesse a ogni riunione fino a raggiungere un livello neutrale entro l’estate, purché l’inflazione si muova in linea con le proiezioni della banca centrale.

I dati macro USA aumentano le aspettative di tassi fermi

Gli ultimi dati macroeconomici hanno alimentato le speculazioni sulla possibilità che la Federal Reserve lasci i tassi invariati questo mese a causa della forza dell’economia statunitense. In particolare, il rapporto sui posti di lavoro di dicembre ha superato le aspettative degli economisti e il tasso di disoccupazione è sceso dal 4,2% al 4,1%. Il primo grande dato dell’anno, insieme al forte rapporto ISM sui prezzi pagati dei servizi, conferma che il mercato del lavoro è ancora forte e l’economia statunitense è solida, mettendo in discussione i piani di sostegno della Fed.

Oro: Goldman Sachs posticipa l’obiettivo di 3.000 dollari

Goldman Sachs prevede ora che l’oro salirà di circa il 14% a 3.000 dollari l’oncia entro il secondo trimestre del 2026 (rispetto a dicembre 2025 in precedenza) e ora si aspetta che raggiunga i 2.910 dollari l’oncia entro la fine del 2025. La revisione della stima è guidata principalmente dall’attesa di un minor numero di tagli della Fed.

Tra le altre commodities, le quotazioni di petrolio salgono ancora e superano la soglia degli 80 dollari al barile con il Brent, sostenute dall’incremento della domanda cinese e dalla riduzione delle scorte americane. A ciò si aggiunge la decisione da parte dell’amministrazione Biden di nuove sanzioni contro la produzione e le esportazioni di petrolio russo.

Sul mercato valutario, il dollaro USA ha fatto scivolare l’euro ai minimi da oltre due anni a questa parte, rafforzato dall’ipotesi di un possibile rallentamento della velocità dei tagli dei tassi di interesse da parte della Fed in scia alla solidità del mercato del lavoro. La prossima riunione della banca centrale è in calendario il 28 e 29 gennaio, e l’andamento dell’occupazione sembra escludere una ulteriore riduzione del costo del denaro, mettendo in dubbio anche un possibile taglio in marzo.

La pubblicazione del dato sulla disoccupazione ha fatto registrare anche una netta impennata dei rendimenti dei Treasury USA. Intanto, in Gran Bretagna il rendimento del decennale ha toccato il top dal 2008 e quello del titolo a trent’anni a livelli che non si vedevano dal 1998. Gli investitori sono sempre più preoccupati per le finanze britanniche, a fronte della manovra finanziaria voluta dall’esecutivo di Keir Starmer fatta di aumenti fiscali da 40 miliardi di sterline e, temono un nuovo “effetto Truss” che scatenò panico sul mercato, quando l’allora primo ministro Liz Truss presentò un progetto di bilancio all’insegna di spese massicce e non finanziate.

La performance settimanale delle borse

La palma dei rialzi, in questa settimana, viene conquistata dalla piazza di Milano che porta a casa un progresso del 2% circa. Segue la Borsa di Francoforte con un +0,95% e quella di Parigi con un +0,50%. Sulla stessa linea Madrid +0,38%. Debole, invece, Londra che lima lo 0,14%. Il finale si prepara in calo per la borsa di Wall Street con la cautela degli investitori che la fa da padrona in vista della riunione Fed.

I migliori e peggiori a Piazza Affari

Fra i migliori e i peggiori della settimana, i titoli bancari registrano le migliori performance. Tra questi, Mediolanum sale del 6 %, mentre BPER e MPS guadagnano oltre 5 punti percentuali. Bene anche Unicredit e Intesa Sanpaolo in salita del 4%. Richiesto il lusso, con Cucinelli e Moncler in progresso del 4%. Fuori dal FTSE MIB, illimity vola del 13,5% dopo il lancio dell’OPAS lanciata da Banca Ifis (+6,3%). Dal lato dei ribassi, nel principale paniere, scivolano Campari -6%, Reply -4% e Inwit -3%.