Fatturato dell’industria ancora negativo a maggio, rallenta il commercio interno e l’export

A maggio si stima che il fatturato dell'industria diminuisca dello 0,9% in valore. Come per lo scorso mese, l'export continua a calare

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 31 Luglio 2024 11:53

A maggio 2024, l’Istat prevede una riduzione congiunturale del fatturato dell’industria dello 0,9% in valore e dello 0,4% in volume, al netto degli effetti stagionali. Una contrazione che interessa sia il mercato interno, con un calo dello 0,7% in valore e dello 0,3% in volume, sia il mercato estero, dove si registra una diminuzione dell’1,4% in valore e dello 0,6% in volume.

I dati nel dettaglio

Tra i principali raggruppamenti dell’industria, l’unico a registrare un incremento è quello dei beni strumentali, con un aumento dello 0,3%. Questo segnale positivo è contrastato però da cali significativi in altri settori: i beni di consumo vedono una riduzione dello 0,4%, mentre i beni intermedi e i beni energetici subiscono decrementi rispettivamente del 2,1% e del 2,2%. Queste fluttuazioni contribuiscono a una contrazione complessiva del fatturato industriale, che nel trimestre marzo-maggio 2024 mostra una diminuzione congiunturale del 2,5% sia in valore che in volume, indicando una fase di difficoltà per il settore.

Nel frattempo, il settore dei servizi si distingue per un andamento positivo, con un incremento dello 0,3% in valore e dello 0,4% in volume nello stesso periodo. Questo segnale incoraggiante si manifesta in un contesto in cui, a maggio 2024, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, il fatturato dell’industria, corretto per gli effetti di calendario, mostra una flessione del 4,8% in valore e del 3,4% in volume,  Questa contrazione è diffusa, interessando sia il mercato interno, dove il fatturato scende del 4,4% in valore e del 3,2% in volume, sia il mercato estero, con una riduzione del 5,5% in valore e del 3,6% in volume, cosa già accaduta anche lo scorso mese.

I giorni lavorativi sono stati 22, lo stesso numero dell’anno precedente, confermando che le fluttuazioni non sono influenzate da variazioni nel calendario lavorativo.

Tra i diversi settori industriali, solo l’energia si distingue con un incremento tendenziale del 0,7%, offrendo un’eccezione alla generale tendenza negativa. Al contrario, i beni di consumo, i beni intermedi e i beni strumentali mostrano cali tendenziali rispettivamente dell’1,6%, del 6,3% e del 6,9%. Nel settore dei servizi, si registrano invece aumenti tendenziali più modesti, ma comunque positivi, dello 0,9% in valore e dell’1,2% in volume. Questi dati indicano una relativa resilienza e crescita nel settore dei servizi, contrastando con la performance più debole del settore industriale.

Il commento delle associazioni di consumatori

“A maggio – spiega l’Istat commentando i dati – tornano a diminuire su base mensile sia l’indice destagionalizzato del fatturato dell’industria sia quello dei servizi, sia in valore sia in volume. Nel comparto industriale, il calo si estende ad entrambi i mercati, con una dinamica negativa più accentuata per le vendite sul mercato estero. Per i servizi, la contrazione del fatturato è estesa a quasi tutti i settori, con l’eccezione dei servizi di alloggio e ristorazione e dei servizi di informazione e comunicazione”.

In termini tendenziali e al netto degli effetti di calendario, “gli andamenti sono differenziati, con una crescita dei valori e dei volumi per i servizi a cui si contrappone una flessione in valore e in volume per l’industria”.

Dati che non fanno piacere a Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori: “Dati pessimi! Dopo il lieve rimbalzo di aprile, il fatturato finisce in territorio negativo sia in valore che in volume, sia quello interno che quello estero, sia su base mensile che annua. Peggio di così non si può! Non si salva nessuno! Se poi confrontiamo il fatturato di oggi con quello di dicembre 2023, ossia prima della discesa, attualmente è inferiore, nei dati destagionalizzati, del 4,4%. Insomma, dati decisamente allarmanti!”