Le case vacanza e altre strutture di ricettività diffusa sono aumentate a dismisura negli ultimi 10 anni. Favorite dalle piattaforme online, questo tipo di attività sono cresciute del 147% sfiorando 35mila unità. Non tutto il territorio nazionale è stato investito allo stesso modo da questo fenomeno.
I grandi centri urbani sono infatti nettamente più colpiti dalla diffusione delle case vacanza rispetto alle zone meno abitate, anche a quelle più turistiche. Nelle città la ricezione diffusa è cresciuta di più del 200%, con livelli di aumenti simili anche nei centri medio grandi.
Il boom delle case vacanza in Italia
Confesercenti ha calcolato la crescita del fenomeno della ricettività diffusa, che si compone delle case vacanza, dei B&B e degli affittacamere. Dal 2014, quando le piattaforme online hanno iniziato a diffondersi, in Italia la crescita ha toccato il 147%, portando il numero totale di queste strutture a 34.975.
È un aumento molto marcato, legato ai numeri in crescita del turismo in Italia e che segnala il successo di questo tipo di attività, che di recente è entrata nel mirino di molte critiche, specialmente all’interno dei grandi centri urbani.
Nel nostro Paese la crescita si è concentrata molto proprio nelle città. Pur molto significativo anche nei piccoli centri, questo fenomeno è stato attratto soprattutto dalle zone abitate con più di 15mila persone. Si difendono i comuni tra i 5 e i 15mila abitanti, dove le case vacanza sono cresciute del 136%, mentre in quelli inferiori ai 5mila abitanti non si è verificato un aumento paragonabile: il dato si ferma a un pur significativo 80%.
“La diffusione di piattaforme come Airbnb, infatti, ha reso più facile per i proprietari di immobili entrare nel mercato dell’affitto breve, e un maggiore numero di persone vede nelle locazioni turistiche un’opportunità di reddito aggiuntivo: sul solo Airbnb, ad agosto, sono in offerta oltre 700mila sistemazioni, di cui l’85% circa appartamenti riconvertiti all’ospitalità turistica, per la maggior parte gestiti direttamente dal proprietario” commenta Confesercenti stessa.
L’effetto di Airbnb sulle città
I dati sulle città sono molto diversi da quelli delle aree interne del Paese per quanto riguarda la crescita della ricettività diffusa. Più grande è un centro abitato, più il fenomeno è intenso, anche a causa della significativa attrattiva delle città d’arte, ora in crisi.
Nelle zone con più di 250mila abitanti, in dieci anni si è arrivati a un incremento del 204%, mentre nei comuni tra i 50 e i 150mila abitanti, si ferma al 196%.
Anche i centri di media grandezza, che non superano i 50mila abitanti ma rimangono sopra i 15mila, la diffusione del fenomeno della ricettività diffusa è stata molto forte, più alta che nella media nazionale. La crescita si è attestata al 182% in dieci anni, rivaleggiando con le zone più abitate e distanziandosi nettamente dai piccoli comuni.
La presenza concentrata nelle città di questo tipo di realtà ha però portato anche problemi, sia in Italia che all’estero. Stanno aumentando i comitati contrari alle case vacanza nei centri delle città, con Barcellona che guida la carica. Il comune catalano ha infatti deciso di bandire completamente la ricettività diffusa a partire dal 2028, con una progressiva diminuzione della loro presenza tramite la fine della concessione di licenze.