La guerra in Ucraina è arrivata ormai al suo 237° giorno e, alle porte degli otto mesi di conflitto, la tensione sembra tutt’altro che in via di risoluzione. Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, infatti, non indietreggiano di un passo nelle loro pretese e continuano a sfidarsi sul campo di battaglia, tra attacchi militari via terra e, soprattutto, via cielo. Negli ultimi giorni, infatti, si sono intensificati i raid sulle città ucraine, con la capitale che è stata più volte bombardata come non accadeva ormai da mesi.
Mentre la Nato si prepara allo scudo aereo, i russi hanno infatti cominciato a utilizzare dei particolari droni che, non particolarmente costosi, hanno permesso al Cremlino di “saturare” le difese nemiche. Si tratta di piccoli velivoli di fabbricazione iraniana che stanno aiutando molto l’esercito russo e mettendo in difficoltà, invece, quello ucraino.
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Droni kamikaze iraniani, cosa sono
I droni kamikaze, così chiamati per il loro agire tale da sorprendere dall’alto l’esercito nemico, sono dei velivoli che la Russia ha ottenuto dall’alleato Iran che non si è tirato indietro nell’aiutare il Cremlino nel momento del bisogno. Da Teheran, infatti, sono arrivati a Mosca gli Shahed 136 e velivoli ricognitori Mohajer, capaci di volare a 185 chilometri orari e con un raggio d’azione di quasi 2.000 chilometri.
Questi droni, che portano con sé cariche esplosive non ampie ma capaci di fare molto male alle difese nemiche, sono una minaccia concreta per le infrastrutture, per le aree urbane, per centrali elettriche, depositi. Anche se non sofisticati e piuttosto rumorosi una volta in volo sull’obiettivo, diventano insidiosi se impiegati “a sciame”, ovvero con un alto numero di altri “compagni” che con l’attacco incrociato diventano quasi impossibili da abbattere. Nelle ultime settimane Kiev si è attrezzata caccia, cannoncini a tiro rapido e missili portatili per distruggerli una volta avvistati in volo, ma non sempre l’obiettivo stato raggiunto.
Gli Shahed, infatti, sono armi che nel corso degli anni gli iraniani hanno perfezionato sul campo e reso quasi indispensabili nella lotta contro il regno arabo.
Quanto costano i droni kamikaze
I servizi di intelligence ucraini stimano a 2.400 il numero totale di veicoli senza pilota che Mosca ha ordinato all’Iran, nonostante Teheran continui a smentire la fornitura di armi. Fonti di intelligence Usa hanno addirittura sostenuto che il regime sciita sarebbe pronto a inviare altri armamenti, droni con testata esplosiva maggiore e missili in grado di raggiungere target a 300-700 chilometri come i Fateh 110 e i Zolfaghar.
Alla base degli accordi tra Russia e Iran per lo scambio di queste armi ci sarebbe un piano chiaro e un vero e proprio ponte tra Mosca e Teheran. L’aiuto sciita, infatti, non sarebbe così dispendioso come altre armi presenti nell’arsenale del Cremlino, anzi i droni kamikaze sarebbero delle vere e proprie “armi democratiche” che tutti potrebbero permettersi visto il costo nettamente inferiore rispetto ad altri strumenti maggiormente lesivi per gli eserciti nemici. Ma nonostante il costo non sia così elevato, il prezzo che Mosca pagherà all’Iran sarà di certo quello di uno scambio di tecnologie militari e non solo per portare avanti programmi strategici.