Dal pezzotto al Mondiale per club, il pubblico è stanco di pagare: crollano i prezzi

Gianni Infantino fa un passo indietro e la Fifa è costretta a tagliare i prezzi del Mondiale per club: pubblico sempre più distante dal calcio e spinto verso la pirateria

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Pubblicato: 12 Febbraio 2025 12:32

Ai pianti alti del sistema calcio è risultata evidente la necessità di far evolvere il sistema. L’obiettivo? Assicurarsi un certo ricambio generazionale e un aumento delle compagini e, dunque, delle tifoserie, in ambito internazionale.

Peccato che negli anni Duemila non sia stato partorito altro che questo:

  • calendario spezzatino;
  • aumento delle partite;
  • nuove competizioni internazionali.

Chi gestisce questo costoso giocattolo non ascolta e vive in una condizione mentale totalmente distaccata dalla massa. La gente è però stanca di questo trend, così come di diritti Tv frammentati e costi alle stelle. Il ritorno della pirateria ne è una prova evidente, così come l’esplosione della Kings League e derivati, prima vera rivoluzione nel calcio in favore di Millennial, Gen Z e Gen Alpha.

Mondiale per club, prezzi ridotti

A chi interessa del Mondiale per club? Una manifestazione nata per i dirigenti e per contrastare il progetto della Super League, annunciato e affossato in questi anni. L’idea di incastrare un altro torneo non entusiasma i calciatori, sempre più a rischio infortunio.

Guardando ai tifosi, invece, chi vedrà la propria squadra gareggiare non fa salti di gioia, mentre tutti gli altri ignoreranno la manifestazione quasi del tutto. Al massimo ci si dedicherà alla visione degli highlights sul canale YouTube di Dazn, che ne detiene i diritti al 100%. Nonostante sia tutto in chiaro, infatti, ha lo stesso sapore della Nations League, ovvero di un piatto privo di sale, spezie, inventiva e attrattiva.

Un disastro annunciato per Gianni Infantino e la Fifa. Chi sognava di replicare l’appeal della Coppa del Mondo dev’essere qualcuno che vive di numeri, ben distante dalla realtà dei tifosi, da divano e da stadio che siano.

Da 40 euro, circa, a poco più di 2mila euro per un biglietto, a seconda del posto e della fase del torneo. Senza tener conto dei costi di viaggio (e alloggio) per raggiungere gli Stati Uniti. Non una mano tesa agli europei e ai sudamericani, ovvero al cuore del calcio. Il risultato? Prezzi crollati nell’arco di pochi mesi, per la gioia di chi ha già acquistato i propri ticket, che ora valgono meno della metà. In percentuale, si parla di una diminuzione del 66,3% per le gare più economiche. Per gli ultimi due step, invece, il calo è del 73,5%, come evidenziato di seguito:

  • semifinale – I biglietti più economici sono passati da 526 a 140 dollari;
  • finale – I biglietti più economici sono passati da 892 a 300 dollari.

Soltanto due esempi, a fronte di un calo che vale per tutte le fasi del Mondiale per Club. L’obiettivo è quello di riuscire a riempire gli stadi, o almeno garantire una parvenza di dignità. Chi sognava un effetto Super Bowl resterà molto deluso e a sorridere saranno soltanto i presidenti dei club ammessi. Per loro infatti gli introiti sono garantiti.

Il ritorno del pezzotto

Cancellare la pirateria è impossibile. Per riuscirci occorrerebbe impedire al mondo di collegarsi a internet. È però innegabile come la generazione che nei primi anni Duemila ha vissuto tra WinMx, eMule, eMule Adunanza, Tnt Village e The Pirate Bay, sia passata in massa dall’altra parte. Chi viveva di paghetta oggi ha un lavoro che, per quanto incerto e mal pagato (spesso), consente di soddisfare alcune necessità extra.

In cima alla classifica troviamo gli abbonamenti streaming, con il sistema degli account condivisi che ha di fatto permesso a (quasi) tutti di dire addio all’illegalità. Chi ha deciso di continuare a usare il pezzotto, o magari link gratuiti a rischio malware, rappresentava infatti la netta minoranza.

Da Netflix a Disney, fino a Dazn, ha però avuto inizio un attacco generale all’utenza. Minacce legali rivolte a chiunque condivida gli account, con possibilità di legalizzare il processo dietro pagamento di una quota extra, come nel caso della visione della serie A.

La pirateria è dunque, sotto questo aspetto, una forma di protesta chiara ed evidente. I diritti Tv sono suddivisi tra diversi operatori, e per seguire la propria squadra del cuore tra campionato ed Europa occorre sobbarcarsi una rata mensile considerevole. Di fatto uno studente, un genitore o qualsiasi lavoratore precario si ritrova a decidere tra passione/svago e una porzione della quota spesa alimentare mensile.

Nessuno obbliga a seguire il calcio, certo, ma quest’ultimo non esiste senza pubblico. La risposta a questa crisi, dunque, non può essere ricercata in questi strumenti:

  • aumento dei costi;
  • minacce legali;
  • multe;
  • il totale imbarazzo di Piracy Shield.

Le offerte di Dazn

Il pubblico è stanco di pagare tanto per lo stesso servizio. È stanco di sottoscrivere più abbonamenti per soddisfare le necessità assurde di guadagno del sistema. Pur facendo la voce grossa tramite il Piracy Shield e le dichiarazioni ufficiali dell’Ad della Serie A De Siervo, Dazn ha accusato il colpo.

L’azienda, unica in Italia a detenere i diritti Tv dell’intera serie A, da fine 2024 in poi non ha fatto altro che annunciare promozioni. Un affronto a tutti quelli che hanno sottoscritto un abbonamento annuale o mensile con vincolo di 12 mesi.

Basti pensare alla proposta di 7 mesi a 9,99 euro, rapidamente rimossa dopo il caos scatenatosi online da parte dei già abbonati. Si è poi passati all’annuale a costo ridotto, con risparmio fino a 200 euro e chance di pagamento in 3 rate.

Alla fine dei conti è tutta una questione di credibilità e rispetto e, per quanto possa sembrare assurdo, gli unici a schierarsi dalla parte dei tifosi (almeno dalla prospettiva di chi non può più permettersi questo calcio 3.0) restano i pirati.