Come si calcola l’intelligenza: come funzionano i test e quanto conta il QI

Non bisogna cadere nell’errore di considerare un QI elevato come parametro unico da considerare per valutare la capacità intellettuale di un soggetto. Ma non bisogna nemmeno sottovalutarne il valore

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Federico Mereta

Giornalista scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica. Raccontare la scienza e la salute è la sua passione, perché crede che la conoscenza sia alla base di ogni nostra scelta. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Pubblicato: 25 Gennaio 2025 07:00

Quando pensate ad Albert Einstein, la vostra mente riflette sul grande genio di quest’uomo. Ebbene, forse vi stupireste scoprendo che il suo QI, ovvero il Quoziente Intellettivo, era sostanzialmente inferiore rispetto alla media. Rimanendo in tema di paragoni che colpiscono, pensate che anche Thomas Edison su questo particolare fronte di valutazione presentava qualche pecca. Eppure, nessuno lo nega, si è trattato di persone fuori dal normale, capaci di aprire nuovi fronti. Questo solo per dire quanto e come il semplice concetto di QI vada correttamente letto ed interpretato. Per non cadere in errore quando si valuta una persona.

Il percorso per valutare il QI

Provando ad essere sintetici, il funzionamento intellettivo altro non è che un un concetto complesso che comprende una vasta gamma di abilità cognitive. Ad esempio all’interno di questo parametro ci sono le specifiche capacità di un individuo di apprendere, ragionare, risolvere problemi e adattarsi a nuove situazioni. Questa funzione si può valutare proprio con la la stima (o “calcolo”) del Quoziente Intellettivo (QI), che fornisce un punteggio standardizzato dell’intelligenza basato su test psicometrici.
Sul fronte educativo, ambito nel quale viene applicato più frequentemente questo tipo di valutazione, il test del QI potrebbe essere indicato per diagnosticare disturbi dell’apprendimento e disturbo da deficit di attenzione con iperattività (ADHD), oltre a riconoscere un ritardo nello sviluppo intellettivo. Grazie a questa serie di esami si possono meglio programmare e mettere in atto interventi educativi o riabilitativi personalizzati per migliorare le strategie di adattamento e il rendimento scolastico o lavorativo. Non va poi dimenticato che a volte il test può essere richiesto ed effettuato anche nell’ambito legale.

I test per il QI

La valutazione del Quoziente Intellettivo (QI) viene condotta da uno psicologo qualificato e con esperienza nella somministrazione di test standardizzati e nell’interpretazione dei risultati. La sessione dura circa due ore. Attualmente il test di riferimento per misurare il funzionamento intellettivo si chiama WAIS-IV ed è somministrabile ad adolescenti (dai 16 anni di età) ed adulti (fino ai 90 anni).

“Si compone di una serie di prove volte a misurare capacità cognitive specifiche che, nel loro complesso, contribuiscono a fornire un indice del quoziente intellettivo globale (QI) – spiega Nadia Bolognini, direttore del Servizio di Neuropsicologia clinica e Psicologia di Auxologico e ordinario di Neuropsicologia e neuroscienze cognitive dell’Università di Milano-Bicocca. La WAIS-IV comprende 10 subtest che indagano 4 principali dimensioni: la capacità di comprensione verbale, la capacità di ragionamento visuo-percettivo, la memoria di lavoro e la velocità di elaborazione”.

I risultati ottenuti mediante la somministrazione della WAIS consentono di ottenere diversi indici, alcuni dei quali di carattere più generale (QI totale, QI verbale e QI di performance) e altri di carattere più specifico che consentono di evidenziare deficit a carico delle singole dimensioni e sottodimensioni cognitive misurate dal test.
“Dal punto di vista del punteggio totale, che è dato dalla media dei punteggi ottenuti nelle diverse dimensioni, un QI compreso tra 90 e 109 è indicativo di un livello intellettivo medio, un QI superiore a 120 è indicativo di un livello intellettivo superiore e un QI inferiore a 70 è indicativo di ritardo mentale – conclude Bolognini. Chi supera i 130 punti di QI può essere considerato un genio. Il QI più alto ha un range tra i 160 e i 300 punti”.

Quanto conta il QI

Non bisogna cadere nell’errore (vedi introduzione) di considerare un QI elevato come parametro unico da considerare nella valutazione complessiva della sfera psico-emotiva ed intellettuale di un soggetto. Ma non bisogna nemmeno sottovalutarne il valore.

“Avere un QI alto è ovviamente una facilitazione – fa sapere l’esperta. Essendo l’intelligenza il veicolo che media la nostra capacità di apprendere, comprendere e risolvere problemi, nonché utilizzare al meglio le nostre risorse cognitive, sicuramente ci supporta in tutte le attività e le situazioni di vita. Tuttavia, il concetto del QI è stato oggetto di critiche per vari motivi, tra cui il fatto che un singolo indice non può essere considerato sufficiente per rispecchiare l’intera complessità individuale, le diverse funzioni cognitive e le più specifiche doti umane, quali creatività, empatia, resilienza, capacità di adattarsi ai cambiamenti, nonché la cosiddetta intelligenza sociale ed emotiva, ossia la capacità di relazionarsi con gli altri in maniera efficiente, costruttiva e socialmente efficace. Inoltre, ad accrescere la complessità di lettura del concetto di QI si deve tener conto del fatto che, come ogni indice statistico, anche questo non è statico ma è influenzato dal contesto sociale, culturale ed educativo in cui viviamo. Di fatto, se è vero che molti personaggi di successo hanno spesso un QI oltre la norma, è anche vero che personaggi meno dotati in termini di QI numerico, possono comunque rivelarsi geniali”.

Insomma, la morale è chiara. Se una persona è particolarmente dotata è meglio saperlo. Ma non pensate che un’intelligenza superiore alla norma possa rappresentare l’unico parametro per valutare un individuo.