È arrivato il via libera, da parte della Corte costituzionale albanese, all’accordo sui migranti che era stato stipulato tra i premier Giorgia Meloni ed Edi Rama a novembre. Un patto, quello tra i due Paesi, che è stato considerato conforme alla costituzione albanese da parte di Tirana e per questo privo di criticità. Per diventare effettivo, però, si deve ancora attendere il via libera da parte del parlamento albanese, un passaggio che dovrebbe essere celere e privo di insidie dopo aver superato l’ostacolo della Corte che era stata chiamata a intervenire dopo il malcontento manifestato dalle forze d’opposizione albanesi che avevano presentato ricorso a dicembre.
Via libera al patto sui migranti
C’è l’ok da parte della Corte costituzionale di Tirana all’accordo sui migranti stipulato tra Italia e Albania. Un via libera che fa tirare un sospiro di sollievo tanto a Giorgia Meloni quanto a Edi Rama, i due premier legati da affetto e stima che a novembre si erano stretti la mano sul patto per l’immigrazione.
Un accordo che però, inizialmente, non era andato a genio all’opposizione in Albania che aveva presentato ricorso proprio alla Corte costituzionale per analizzare nel dettaglio se ci fosse dei passaggi che ledessero i diritti umani. Ma i giudici, nonostante avessero accolto il ricorso a dicembre, hanno dato parere favorevole al patto firmato tra Roma e Tirana a novembre.
“Non c’è un rischio fallimento, sono ottimista e faremo del nostro meglio per accelerare. Non abbiamo bisogno di un piano B, eventualmente lo cercheremo” aveva detto Meloni apprendendo la notizia del ricorso. E di piano B non ci sarà bisogno, perché l’ok della Corte spinge ora al passaggio in parlamento.
I giudici, infatti, si sono espressi favorevolmente sul patto, sottolineando che è “conforme” alla costituzione albanese perché “non stabilisce confini territoriali e neppure altera l’integrità territoriale della Repubblica d’Albania”.
La Corte ha anche aggiunto che i diritti applicati sono in egual misura quello albanese e italiano e che l’accordo “non crea nuovi diritti e libertà costituzionali e non impone restrizioni aggiuntive ai diritti e alle libertà umane esistenti, al di là di quanto previsto dall’ordinamento giuridico albanese”.
In cosa consiste l’accordo Italia-Albania
Il patto passato per le mani della Corte costituzionale albanese è quello che lo scorso novembre era stato stipulato tra Edi Rama e Giorgia Meloni, quello che prevede la realizzazione in Albania di due centri per l’identificazione e l’accoglienza dei migranti salvati nel Mediterraneo.
L’accordo, nello specifico, prevede la creazione di una prima struttura “registrazione” al porto di Shëngjin, nel nord del Paese, mentre nell’entroterra dovrebbe essere costruito un centro di permanenza a Gjadër. Tirana si è offerta di accogliere fino a 3 mila migranti, in attesa di sapere se possono mettere piede nel territorio italiano o devono essere rimpatriati. Ma il tutto sarà a spese di Roma.
Il protocollo, che ha una validità di cinque anni prorogabili automaticamente di altri cinque in assenza di rilievi da parte italiana o albanese, prevede che il periodo di permanenza nel territorio albanese non potrà essere superiore a quello massimo consentito dalla normativa italiana in materia. Spetterà quindi alle autorità italiane, al termine delle procedure svolte in conformità alla loro legislazione, provvedere all’allontanamento.