Guerra Israele Hamas, Iran pronto ad attaccare. Fumata nera sui negoziati

Gli Stati Uniti intensificano la presenza militare nel Medio Oriente, dispiegando la Uss Abraham Lincoln e altre forze per prevenire l'escalation del conflitto tra Israele e Hamas

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Nel cuore di un Medio Oriente sempre più vicino al precipizio, gli Stati Uniti intensificano la loro presenza militare con manovre che riflettono la gravità della situazione. La portaerei Uss Abraham Lincoln sta transitando verso la regione, un segnale della crescente preoccupazione di Washington per un possibile allargamento del conflitto tra Israele e Hamas, che potrebbe trascinare nella spirale bellica attori regionali come l’Iran e Hezbollah.

Mentre la diplomazia tenta con difficoltà di trovare una via d’uscita attraverso negoziati complessi e incerti, il rischio di un’escalation militare incombe come una minaccia reale, lasciando il mondo in bilico tra la speranza di un cessate il fuoco e il timore di un conflitto su larga scala.

Il Pentagono accelera le manovre in risposta alle crescenti tensioni

Mentre da un lato chiedono di aprire un tavolo di tregua e accordo, il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, ha ordinato alla portaerei Uss Abraham Lincoln di accelerare il suo transito verso il Medio Oriente. Questa decisione, annunciata dal Pentagono, arriva in un momento in cui il conflitto tra Israele e Hamas si trova a un bivio, e coinvolge altre potenze regionali come l’Iran e Hezbollah.

L’ordine di Austin prevede un dispiegamento rapido della flotta guidata dalla Uss Abraham Lincoln, un’unità di grande capacità operativa, dotata di caccia di ultima generazione F-35C. Non di certo armi per fare la pace. Il portavoce del Pentagono, Pat Ryder, ha precisato che la mossa è una risposta alla possibilità di un’escalation su vasta scala, con l’ombra di un’offensiva coordinata che potrebbe colpire Israele da nord, lungo il confine con il Libano, e da est, dall’Iran.

Il movimento della Uss Abraham Lincoln verso il Medio Oriente non è un fatto isolato. Il Pentagono ha anche ordinato lo spiegamento del sottomarino nucleare Uss Georgia, equipaggiato con missili da crociera, nella stessa area. Questi mezzi si aggiungeranno ad altre risorse già presenti nella regione, come la Uss Theodore Roosevelt, in un crescendo di preparativi che testimonia la volontà di Washington di prevenire sì un allargamento del conflitto, ma anche di rispondere qualora risulti necessario.

Nonostante gli sforzi diplomatici in corso per raggiungere un cessate il fuoco tra Israele e Hamas, la situazione sul terreno resta estremamente volatile, con il rischio che ulteriori attacchi possano innescare una reazione a catena.

Dialogo tra Washington e Tel Aviv: i delicati equilibri di una crisi senza fine

Parallelamente all’inasprimento delle forze militari, l’amministrazione Biden continua a lavorare sul fronte diplomatico. Lloyd Austin ha tenuto una serie di colloqui con il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, concentrandosi sull’esigenza di proteggere i civili e di giungere a un cessate il fuoco il prima possibile, soprattutto dopo l’attacco israeliano di una scuola, azione che ha fatto storcere il naso a tutta la comunità internazionale. Al centro delle discussioni anche la delicata questione degli ostaggi detenuti nella Striscia di Gaza.

Il nodo dei negoziati e l’incognita Hamas

Mentre la diplomazia si muove con passi incerti, i negoziati per un cessate il fuoco affrontano ostacoli sempre più difficili. Giovedì 15 agosto erano previsti colloqui a Doha o al Cairo, con l’obiettivo di raggiungere un accordo per fermare le ostilità e garantire la liberazione degli ostaggi. Hamas ha annunciato che non parteciperà direttamente a questi incontri, complicando ulteriormente il quadro.

Le motivazioni di Hamas per questa scelta appaiono legate a nuove condizioni imposte da Israele, nonché agli ultimi sviluppi militari, che hanno visto intensificarsi gli attacchi aerei sulla Striscia di Gaza. Secondo alcune fonti israeliane, la decisione del movimento palestinese potrebbe essere parte di una strategia per ottenere condizioni più favorevoli nei negoziati.

Il Medio Oriente sull’orlo del conflitto: le prossime ore saranno decisive

Joe Biden ha dichiarato che un accordo per il cessate il fuoco è ancora possibile, ribadendo l’impegno degli Stati Uniti a evitare una guerra regionale su larga scala.

Nel frattempo, notizie provenienti da fonti iraniane indicano che Teheran potrebbe rinviare un attacco già pianificato, ma la situazione resta estremamente fluida. Con le forze militari americane in allerta e Israele che rafforza le sue difese, le prossime ore potrebbero determinare il corso degli eventi e, con esso, il futuro della stabilità in una delle aree più delicate del mondo.