Aliquote IVA, tutto quello che c’è da sapere

Le aliquote IVA si dividono in tre grandi gruppi: 4%, 10% e 22%. La maggior parte dei prodotti e servizi ha un’aliquota del 22%, ma esistono delle eccezioni

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Per le piccole e medie imprese il tema delle aliquote IVA è sempre abbastanza delicato: conoscere alla perfezione l’Imposta sul Valore Aggiunto di ogni prodotto è praticamente impossibile e commettere un errore è abbastanza semplice. Dopo l’aumento dell’ottobre 2013, l’IVA è arrivata al 22%, ma non è l’unico scaglione presente nel mercato italiano. Infatti a seconda del prodotto o del servizio, esistono altri due scaglioni: uno fissato al 4% e l’altro al 10%. La creazione di due aliquote IVA agevolate è stato necessario per preservare i consumi di alcuni tipi di prodotti di prima necessità.

Quali sono i prodotti e i servizi con aliquota IVA al 4%

L’aliquota agevolata al 4% è destinata a quei prodotti di prima necessità che ogni persona dovrebbe acquistare per il proprio sostentamento. La maggior parte dei prodotti che acquistiamo per mangiare usufruiscono dell’aliquota agevolata. Anche i servizi di utilità sociale e le prestazioni socio-sanitarie per le persone svantaggiate usufruiscono dell’aliquota al 4%

Quali sono i prodotti e i servizi con aliquota IVA al 10%

Anche l’aliquota al 10% è stata introdotta per i prodotti alimentari di prima necessità e per i servizi per la salute pubblica. Ad esempio, l’aliquota al 10% è riservata alle imprese edili e alle aziende che lavorano nel settore delle fognature. È utilizzata anche per la disostruzione dei sifoni e per la pulizia dei pozzetti stradali.

Quali sono i prodotti e servizi con aliquota al 22%

Logicamente tutti i prodotti e i servizi che non sono compresi all’interno dei due scaglioni agevolati, hanno un’aliquota del 22%. L’IVA è una delle imposte più odiate dagli italiani e una di quelle che finisce sotto l’occhio dei riflettori quando il legislatore vorrebbe aumentarla. Infatti, l’Unione Europea offre la possibilità ai Governi di portare l’aliquota massima fino al 25%.

Detrazione IVA: le aliquote principali

Stando alla normativa sulla detrazione IVA, sono stabilite differenti aliquota IVA variabili. Si va dal 100%, il che vuol dire totalmente detraibili, fino a percentuali nulle, il che rappresenta una non ammissione di detrazioni. Esistono quattro scaglioni, come riportiamo di seguito:

  • Aliquota 100% – Nel caso specifico si tratta di quelle spese legate all’acquisto di beni o servizi, così come materie prime o semilavorati, destinati alla trasformazione e, dunque, alla vendita. Esiste poi il comparto della telefonia fissa e della telefonia mobile, con aliquote specifiche con detrazioni IVA per cellulari. E ancora detrazioni IVA per alberghi e ristoranti, quindi strutture ricettive in grado di emettere fatture per spese di vitto e alloggio. Esistono inoltre spese per veicoli destinati ad agenti o rappresentanti che rientrano nel novero delle detrazioni IVA auto. Una casistica specifica alquanto ampia, che tiene conto delle vetture, delle schede per il carburante, dei lubrificanti, del costo dei pedaggi, delle spese di manutenzione, di quelle per il bollo auto e i costi di assicurazione. Altro caso è poi quello delle detrazioni IVA per il biglietto del treno. Esiste, infine, la fattispecie dei beni omaggio con importi di valore unitario fino a 50 euro, per quella che è la cosiddetta detrazione IVA omaggi;
  • Aliquota 50% – Riguarda la telefonia mobile destinata a utilizzo promiscuo;
  • Aliquota 40% – Riguarda i veicoli per uso promiscuo, relativi ad aziende e professionisti;
  • Aliquota 0% – Rappresenta la non detraibilità dei costi di rappresentanza, delle fatture emesse da ristoranti e alberghi per vitto e alloggio, gli omaggi con importi dal valore unitario superiore a 50 euro, le spese promiscue che riguardano esborsi in caso di uso della propria abitazione come sede di lavoro professionale.