Come si calcolano pensione e contributi nella gestione separata

La Gestione Separata INPS prevere aliquote, minimali e massimali diversi di anno in anno: ecco la guida 2018

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Alessandra Di Bartolomeo

Giornalista di economia

Giornalista esperta di risparmio, ha maturato una vasta esperienza nella divulgazione di questioni economiche.

Pubblicato: 9 Giugno 2018 02:09Aggiornato: 5 Marzo 2024 14:57

Il calcolo della pensione e dei contributi è un nodo con il quale, prima o poi, arrivano a scontrarsi tutti i lavoratori, dipendenti e autonomi.
In particolare, nel caso della Gestione Separata, farlo non è immediato, perché il sistema differisce dal classico ed è un fondo di previdenza a parte. La Gestione Separata Inps è infatti un fondo previdenziale speciale per tutelare alcune categorie di lavoratori che prima della sua introduzione non rientravano in una specifica Cassa e quindi non avevano le garanzie del pensionamento, TFR, protezione previdenziale e riconoscimento legale. Ecco come funziona nel dettaglio.

Come funziona la Gestione Separata

La Gestione Separata, come spiegato, è un fondo pensionistico dell’Inps. Essa è finanziata con i contributi previdenziali obbligatori dei lavoratori assicurati con gestione finanziaria senza copertura patrimoniale.

Al suo interno rientrano i lavoratori autonomi e parasubordinati, i collaboratori a progetto e co.co.co., i professionisti senza ordini e casse private e professionisti con attività non iscrivibile ad altre gestioni, come ingegneri, realizzatori di siti web, medici con contratto di formazione.
Per le diverse categorie di lavoratori, la possibilità di essere iscritti a questo fondo pensionistico dipende dalla qualificazione fiscale dei redditi che i soggetti percepiscono. Nella Gestione Separata è previsto un piano pensione a contributi che offre ai lavoratori iscritti una rendita vitalizia reversibile al 60% della somma, versata dagli stessi lavoratori negli anni.

Con la legge 214/2011 del Governo Monti è stato deciso che sono necessari almeno 20 anni di contributi versati per un importo mensile pari almeno a 1,5 volte l’assegno sociale, mentre chi non ha 20 anni di versamenti può andare in pensione a 70 anni, a condizione che abbia versato almeno 5 anni di contributi. Dal primo gennaio 2018 al 31 dicembre 2020 le donne potranno andare in pensione a 66 anni e 7 mesi e gli uomini a 66 anni e 7 mesi anch’essi.

Il funzionamento della Gestione Separata

I lavoratori iscritti alla Gestione Separata versano annualmente i contributi che sono il 40% del totale per l’anno in corso a giugno e il 40% del totale per l’anno in corso a novembre, alla fine dell’anno poi la somma cumulativa viene poi rivalutata in connessione al PIL.

L’accumulo versato dai lavoratori viene quindi rivalutato tramite un coefficiente di conversione aggiornato ogni tre anni. I contributi vengono quindi riuniti in un apposito estratto conto del lavoratore che viene aggiornato nel momento in cui l’INPS riconosce al lavoratore i compensi riferiti ai mesi di copertura.

A differenza delle Gestioni Artigiani e Commercianti, la Gestione Separata prevede che il soggetto iscritto versi i contributi sul reddito effettivamente percepito, dato che non è stata fissata una base imponibile dal quale partire per versare i contributi, anche se è previsto un minimale. Vediamo nel dettaglio come funzionano i contributi per la Gestione Separata INPS e come calcolarli.

Qual è l’aliquota contributiva?

Per quanto riguarda i collaboratori e simili iscritti in modo esclusivo alla Gestione Separata, l’aliquota contributiva è stata aumentata per il 2018 al 33%. In più, a partire dal primo luglio 2017 collaboratori, assegnisti e dottorandi di ricerca, titolari di uffici di amministrazione, sindaci e revisori, iscritti solamente alla Gestione Separata, non pensionati e privi di partita Iva, hanno un’aliquota contributiva aggiuntiva pari allo 0,51%.

Oltre a questa, sono presenti altre aliquote in vigore e sono una dello 0,50% utile per il finanziamento alla maternità, agli assegni per il nucleo familiare, alla malattia e dello 0,22%. Per gli altri lavoratori autonomi, titolari di posizione fiscale ai fini dell’imposta sul valore aggiunto, iscritti esclusivamente alla Gestione Separata, l’aliquota contributiva è del 25%, mentre è pari allo 0,72% per il finanziamento alla maternità, agli assegni per il nucleo familiare, alla malattia, al congedo parentale.

Per coloro che sono già pensionati o assicurati presso altre forme previdenziali, l’aliquota è al 24% sia per collaboratori e figure assimilate sia per liberi professionisti. La divisione del contributo tra collaboratore e committente è definita dalla legge in rispettivamente un terzo e due terzi.
I versamenti dei contributi devono essere effettuati dall’azienda committente, che deve effettuare il pagamento entro il 16 del mese successivo a quello di effettivo invio del compenso. Per i Liberi professionisti invece l’onere contributivo è a carico degli stessi.

I massimali e minimali per accedere alla Gestione Separata

Il massimale di reddito per il 2018 è di 101.427,00 euro, mentre il minimale di reddito è di 15.710.000 euro. Quindi coloro ai quali è applicata l’aliquota al 24%, contribuiranno annualmente con 3.770,40 euro. Invece gli iscritti per i quali il calcolo avviene applicando l’aliquota maggiore contribuiranno con un contributo minimo di:
4.040,61 euro, di cui 3.927,50 euro per la pensione, per i liberi professionisti per i quali si applica l’aliquota del 25,72%;
5.297,412 euro di cui 5.184,30 euro per la pensione, per i collaboratori e figure assimilate per i quali si applica l’aliquota al 33,72%;
5.377,533 euro, di cui 5.184,30 euro per la pensione, per i collaboratori e figure assimilate per i quali si applica l’aliquota al 34,23%.
Nel caso in cui il minimale non venga raggiunto entro fine anno, verranno accreditati i mesi corrispondenti al contributo versato.

L’Inps ha divulgato queste informazioni attraverso due circolari, che dettagliano le aliquote, i massimali, i minimali, così come i termini e le modalità di versamento per professionisti, collaboratori, artigiani e commercianti.

Il monito dalla Ue sulle pensioni

E mentre ci si chiede come funzionano i contributi per la Gestione Separata, la Ue bacchetta l’Italia sulle pensioni per la “spesa alta e la protezione povertà inadeguata”. La Commissione UE, infatti, nel rapporto sulle pensioni 2018 ha avvertito il nostro paese che, nonostante le modifiche della mini-riforma del 2016, il rischio è quello di una pensione inadeguata per i lavoratori con carriere brevi.

Ha espresso inoltre una forte preoccupazione per i giovani e i lavoratori precari in Italia, sottolineando il rischio di carriere discontinue e la minore protezione rispetto al passato. Bruxelles ha evidenziato, poi, un rapido deterioramento della situazione dal 2008. C’è stato, infatti, un aumento significativo della povertà in contrasto con la tendenza dell’UE. Nel 2016, l’Italia registrava un tasso di persone seriamente svantaggiate del 10,9% con un aumento di 4,2 punti percentuali dal 2008, mentre l’UE aveva un tasso del 5,9%, con una diminuzione di 1,7 punti percentuali nello stesso periodo. Infine, la Commissione ha aggiunto che con una spesa elevata non si garantisce la protezione dal rischio di povertà.