Bonus fondo pensione neonati da 300 euro in Manovra, il piano del Governo

Il Governo valuta un incentivo per aprire fondi pensione ai neonati, ispirato al modello trentino, per sostenere natalità e previdenza complementare

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

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Potrebbe finire dentro la prossima Legge di bilancio l’incentivo alle famiglie che decidono di aprire un fondo pensione per i figli sin dalla nascita. Un’idea che circola da settimane tra gli uffici del Ministero dell’Economia, ispirata ad esperimenti già attivi in Trentino, dove risparmio previdenziale e natalità si incontrano in un patto intergenerazionale non del tutto ingenuo. L’elefante nella stanza è che più si andrà avanti più i soldi mancheranno per pagare le pensioni di tutti. Per questo, tanto vale iniziare prima avvantaggiarsi. Molto prima del previsto e dell’ingresso nel mondo del lavoro.

Così lo Stato, che arranca tra demografia in calo e un sistema pensionistico sempre più problematico, prova a infilarsi in quel segmento che per anni ha ignorato: il tempo lungo e una pensione pagata non solo con gli anni di lavoro effettivi. Una previdenza che inizia dalla culla, alimentata da versamenti familiari e, magari, da una quota pubblica. Non esattamente poesia, ma nemmeno la solita detrazione fiscale.

L’incentivo per le famiglie con neonati

Nel capitolo previdenziale della prossima Manovra potrebbe entrare un contributo per i nuovi nati, pensato per avviare una pensione integrativa fin dalla culla. Il Governo sta valutando la misura, che punta a intrecciare sostegno economico alle famiglie e promozione della previdenza privata.

Proposta e voluta da Fratelli d’Italia, l’iniziativa rientrerebbe nel pacchetto natalità, cavallo di battaglia del partito di Giorgia Meloni. L’idea è di alleggerire il peso sui genitori nei primi anni e, allo stesso tempo, spingere un’abitudine, quella della previdenza complementare, che in Italia fatica ancora a prendere piede.

Il modello del Trentino Alto Adige

Chiaramente, la proposta di Fratelli d’Italia si ispira a una sperimentazione già avviata in Trentino Alto Adige, dove da alcuni mesi è attivo un bonus bebè legato ai fondi pensione. Il contributo regionale prevede l’erogazione di 300 euro alla nascita, all’adozione o all’affidamento, a patto che il minore venga iscritto a un fondo pensionistico.

Per i quattro anni successivi sono previsti 200 euro all’anno per chi continua a versare almeno 100 euro nel fondo. Un incentivo interessante che potrebbe ora essere replicato su scala nazionale.

Chi potrà accedere e i criteri ipotizzati

Se il modello trentino venisse recepito a livello statale, il contributo sarebbe intestato direttamente al bambino, con l’apertura di una posizione individuale nel fondo prescelto dai genitori o dai tutori. In via transitoria, la misura potrebbe riguardare anche i minori già nati, fino ai 5 anni di età o entro i 5 anni dall’adozione o dall’affidamento.

Il meccanismo potrebbe prevedere anche in questo caso che il sostegno pubblico venga erogato solo in presenza di un contributo minimo da parte della famiglia, così da promuovere un approccio attivo e consapevole alla previdenza integrativa.

Perché puntare sulla pensione fin dall’infanzia

La proposta di Fratelli d’Italia parte da un dato difficile da ignorare: con il sistema contributivo attuale, le pensioni di domani, se saremmo così fortunati da vederle, saranno più magre di quelle di ieri.

Rafforzare la previdenza complementare non è così un vezzo, ma l’unica rete possibile per chi oggi nasce in un Paese che invecchia e si svuota sempre di più perché non garantisce un futuro ai giovani e neanche uno stipendio commisurato ai prezzi. I numeri Covip mostrano una timida crescita nella partecipazione ai fondi pensione, ma siamo ancora lontani anni luce dagli standard europei.