Baby pensionati, 157mila italiani incassano la pensione di vecchiaia da 40 anni: i dati Inps

Secondo i numeri diffusi dagli osservatori dell'Inps, in Italia sono circa 157mila gli individui che ricevono la pensione di vecchiaia dagli anni '80, come i "baby pensionati"

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Una platea di pensionati grande quanto la popolazione di Perugia o Livorno che ricevono l’assegno di vecchiaia da almeno 40 anni. Mentre dentro la maggioranza il dibattito sul sistema previdenziale si scalda in vista della Manovra, l’Inps rende noti i numeri del fenomeno dei cosiddetti “baby pensionati”: si tratta degli individui che godono dei criteri del sistema pensionistico agevolato in vigore dal 1973 al 1992, grazie al quale i lavoratori del settore pubblico potevano ritirarsi dopo circa 20 anni e le dipendenti delle Pa, sposate e con figli, dopo 14 anni.

I dati Inps

Dall’analisi dell’Inps sulle pensioni, con dati aggiornati al primo gennaio 2024, emerge come gli assegni di vecchiaia erogati dal 1984 o dagli anni precedenti siano oltre 157 mila, circa 95.045 per il privato e 62.034 per quello pubblico.

Prendendo in considerazione l’intera platea delle pensioni Ivs (vecchiaia, invalidità previdenziale e superstiti), sono oltre 549mila i trattamenti pensionistici erogati a partire dagli stessi anni a cavallo tra i ’70 e gli ’80, tra cui oltre 437mila riferiti al settore privato e quasi 112mila alle Pa.

Categorie tra le quali rientrano però anche l’invalidità previdenziale e le pensioni ai superstiti che possono essere state liquidate anche a persone con poco più di 30 anni: gli assegni di invalidità nel privato a decorrere da prima del 1980 registrano un’età media di appena di 39,46 anni, mentre per i superstiti è di 36,23. Non sono considerati invece gli assegni sociali e le invalidità civili.

Nello specifico, l’Osservatorio dell’Inps relativo al settore privato rileva come le pensioni con decorrenza prima del 1980 siano in Italia 18.717, con un’età media al momento della liquidazione di 52,3 anni e un assegno medio mensile di 1.020 euro.

Per quanto riguarda la Pubblica amministrazione, invece, gli esperti dell’Istituto calcolano 13.311 pensioni di vecchiaia in vigore da prima del 1980 con un assegno medio di 1.607 euro al mese.

Le baby pensioni in Italia

Le pensioni di vecchiaia erogate tra pubblico e privato prima del 1980 incidono sulle casse dello Stato per circa 2,4 miliardi per quest’anno e il nodo delle “baby pensioni” è ritenuto tra i fattori di maggior peso sulla fragilità dell’attuale sistema previdenziale italiano, a fronte di una crisi demografica sempre più estesa.

Un argomento che risale agli onori della cronaca nel momento in cui la maggioranza si mostra divisa sulle finestre mobili delle pensioni, in vista della preparazione della nuova legge di Bilancio.

Sul tema delle pensioni anticipate la Lega ha opposto nelle ultime ore ferma contrarietà sulla possibilità di un’estensione da 3 a 6-7 mesi dei periodi per l’uscita dal lavoro prima del tempo.

Sul tavolo del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, c’è infatti l’ipotesi di allungare le pensioni anticipate ordinarie, indipendentemente dall’età dei lavoratori, a 43 anni e 4 mesi di contributi (in caso di allargamento a 6 mesi) o dopo 43 anni e 5 mesi per gli uomini e 42 anni e 4 mesi per le donne, nel caso di 7 mesi.

Una riforma che potrebbe far risparmiare allo Stato circa un miliardo e mezzo di euro, ma che sta provocando attriti all’interno della maggioranza, con il sottosegretario leghista al Lavoro, Claudio Durigon, che è tornato negli ultimi giorni a ribadire il dissenso del suo partito: “Non so se qualcuno nella Ragioneria stia cercando di alzare questa soglia, ma non è il momento di farlo”, ha dichiarato il senatore del Carroccio, ribadendo che “le finestre non si toccano”.