Quando finirà lo stato di emergenza: c’è la data del ritorno alla normalità

Secondo quanto stabilito dagli ultimi decreti, lo stato di emergenza dovrebbe terminare il 31 marzo 2022. E dopo cosa succederà?

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Il 30 gennaio 2020, in seguito alla segnalazione da parte della Cina il 31 dicembre 2019 di un cluster di casi di polmonite “ignota”, poi identificata come un nuovo coronavirus Sars-CoV-2, nella città di Wuhan, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale l’epidemia di coronavirus in Cina.

Il giorno successivo il governo italiano, dopo i primi provvedimenti cautelativi adottati a partire dal 22 gennaio, tenuto conto del carattere particolarmente diffusivo dell’epidemia, ha proclamato lo stato di emergenza e messo in atto le prime misure contenimento del contagio sull’intero territorio nazionale.

Lo stato di emergenza può durare al massimo 2 anni e permette di attivare poteri straordinari in deroga alle leggi. Se il governo decidesse di prorogarlo ancora dopo il 31 marzo 2022, dovrebbe varare un nuovo decreto e ci sarebbe bisogno di un passaggio parlamentare.

Quando finisce lo stato di emergenza

Secondo quanto stabilito dagli ultimi decreti, lo stato di emergenza dovrebbe terminare il 31 marzo 2022. Introdotto per la prima volta il 30 gennaio 2020, se non ci saranno ulteriori proroghe, è questa la data fissata dal governo Draghi per mettere fine alle restrizioni collegate all’emergenza sanitaria, ma anche alle diverse agevolazioni, come il congedo parentale.

Il Comitato tecnico scientifico, il commissario all’emergenza Covid (prima Domenico Arcuri e ora il generale Figliuolo), l’uso delle mascherine, il distanziamento, il sistema delle regioni a colori, la Dad, i congedi parentali Covid, lo scaglionamento del pagamento delle pensioni, l’obbligo vaccinale e così via sono tutti frutto dell’esercizio dei poteri eccezionali del Consiglio dei ministri.

Lo stato di emergenza verrà prorogato o no?

Cosa succederà dunque dopo il 31 marzo? Lo stato di emergenza verrà prorogato oppure no? Se ne sta parecchio discutendo in questi giorni.

Secondo quanto anticipato dal sottosegretario alla Salute Andrea Costa, ospite di “Radio Anch’io” Su Rai Radio 1, il governo “sta lavorando” allo stop dello stato di emergenza al 31 marzo. “La pandemia ci ha insegnato che è difficile fare previsioni a lungo termine, ma i dati in questo senso sono positivi e ci auguriamo che continuino e dobbiamo continuare con le terze dosi”, ha spiegato.

Anche il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri è per lo stop. “Credo che il 31 di marzo lo stato di emergenza non sarà prorogato”, ha detto. La variante Omicron, si sta rivelando molto più contagiosa ma al momento meno pericolosa.

A spingere in questa direzione è anche Fabio Ciciliano, medico e componente del Comitato tecnico scientifico, che avanza anche l’ipotesi che finalmente, dopo due anni, i sistemi messi in campo per la gestione complessiva della pandemia possano essere “ricondotti ad una gestione ordinaria“.

“I numeri – spiega – sono sotto gli occhi di tutti, stanno scendendo”. Dal punto di vista dei contagi, questi diminuiscono, il numero dei ricoveri scenderà nel prossimo futuro, e anche il numero dei morti, anche se sarà l’ultimo a scendere. Vero è che l’incidenza è in discesa e anche l’Rt è sotto 1, siamo in una fase di regressione dell’epidemia e non espansiva: ottime notizie che denotano una condizione di relativo ottimismo, che però, avvertono altri esperti, abbiamo giù vissuto nei due anni precedenti, ma poi sono apparse le varianti che hanno scombinato tutti i piani.

La decisione sul proseguire lo stato di emergenza è soprattutto di carattere politico. Sull’andamento del Covid in Italia, ha sottolineato all’Adnkronos Salute il direttore dell’Inmi Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, “una cosa sembra chiara: andiamo verso una primavera di rinascita. Se i dati continuano a confermarsi, sia quelli osservazionali sulla popolazione che quelli derivanti dai sempre più numerosi studi su Omicron in particolare, dovremo mitigare le misure, semplificare tutto, riappropriarci sempre di più degli spazi di socialità. La società civile è pronta e matura per continuare a mantenere le misure di salvaguardia che ancora sono necessarie. Il Governo mi sembra assolutamente disponibile”.

Una nuova fase nella gestione Covid è evidente anche secondo il ministro della Salute Roberto Speranza, che però frena sullo stop allo stato di emergenza. “Dobbiamo restare prudenti e con i piedi per terra”, ha detto in un’intervista al Corriere della Sera. La data di stop andrà valutata alla sua scadenza, perché al momento “ogni valutazione è prematura”.

La linea non deve essere quella di “stravolgere tutto subito”, spiega Speranza, ma di “avviare una nuova strategia che ci permetta di guardare alle prossime settimane con maggiore fiducia”. La grossa differenza, oggi, sono chiaramente i vaccini, che ci stanno riportando lentamente alla normalità. Ricordiamo che il vaccino anti-Covid è essenziale nell’abbattere il rischio di Covid grave, ricovero e morte.

Cosa cambierà in primavera

Si farà la quarta dose? “La politica non ha deciso e deve attendere le considerazioni della scienza. Al momento non è prevista” spiegano gli esperti. Per il momento le autorità regolatorie non si sono espresse sulla quarta dose, ma è possibile che nei prossimi mesi un’ulteriore dose sarà somministrata alle persone fragili e immunodepresse.

Il sottosegretario Costa si è detto poi ottimista sul fatto che le mascherine all’aperto si potranno togliere prima di fine marzo. “Già nelle prossime settimane lo si potrà fare nelle zone bianche, non si andrà dopo la proroga del 10 febbraio. Credo che ci possano essere le condizioni, sarebbe un segnale di fiducia nei confronti degli italiani, che dopo 2 anni di restrizioni e sacrifici e dopo essersi vaccinati, abbiano bisogno di segnali positivi” ha detto.

Un altra novità potrebbe riguardare i tamponi: “C’è stato un incremento eccessivo dell’uso dei tamponi. Io credo che dobbiamo arrivare a riservare il tampone per chi ha sintomi. Se l’obiettivo è arrivare a una fase endemica di convivenza con il virus, credo che questo non può che essere il risultato” continua.

Per quanto riguarda la scuola, “dobbiamo assolutamente semplificare e uniformare quindi siamo procedendo con un percorso condiviso con le Regioni” e la didattica a distanza solo per gli studenti non vaccinati “è una delle ipotesi per semplificare le norme e credo che si possa arrivare a questo risultato”.