Sardegna, quali sono e quanto costano le nuove province e città metropolitane

Per creare i nuovi territori, portando il totale a sei province e due città metropolitane, la Regione Sardegna spenderà oltre 1 milione e mezzo di euro

Pubblicato: 5 Aprile 2021 18:00

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

La Sardegna cambia ancora aspetto, con nuove divisioni territoriali. Il Consiglio regionale ha approvato, con 34 voti favorevoli e 7 contrari, la riforma degli Enti locali. Il testo unico prevede il passaggio dall’attuale divisione amministrativa, che prevede quattro province e una città metropolitana, a sei province e due città metropolitane. La mappa geopolitica dell’isola muta per la terza volta in soli 20 anni, con i cittadini che più volte hanno rimarcato la contrarietà alla nomina di altri amministratori e i rappresentanti dei territori che invece hanno richiesto maggiore controllo e poteri.

Nuove province in Sardegna: quali sono quelle storiche e quelle attuali

Le storiche province di Cagliari, Nuoro, Sassari e Oristano (quest’ultima nata successivamente, nel 1974) sono state affiancate da altre quattro divisioni territoriali in seguito a una legge del 2001, diventata operativa quattro anni dopo. Nel 2005 le divisioni della Sardegna sono diventate dunque:

  • Provincia di Cagliari;
  • Provincia di Carbonia Iglesias;
  • Provincia del Medio Campidano, con capoluoghi Sanluri e Villacidro;
  • Provincia di Nuoro;
  • Provincia di Oristano;
  • Provincia di Ogliastra, con capoluoghi Lanusei e Tortolì;
  • Provincia di Olbia Tempio;
  • Provincia di Sassari.

In seguito ai referendum regionali del 2012, definiti “anticasta”, il popolo sardo ha deciso per l’abolizione delle nuove province, mai pienamente riconosciute dallo Stato italiano per ragioni di competenza normativa. Il 96,94% dei votanti ha votato per l’abrogazione della riforma dei territori firmata nel 2001 dal presidente Mario Floris, e arrivata dopo un complesso iter legislativo e politico durato quasi dieci anni. Il processo di riorganizzazione amministrativa degli enti si è concluso alcuni anni più tardi, con il ritorno alle province storiche e la divisione di quella di Cagliari in una città metropolitana e in una nuova provincia.

Dal 2016 la regione è così divisa, fino all’attuazione del nuovo provvedimento, in:

  • Città metropolitana di Cagliari;
  • Provincia di Nuoro;
  • Provincia di Oristano;
  • Provincia di Sassari;
  • Provincia del Sud Sardegna, con capoluogo Carbonia.

La legge ha previsto nel 2016 anche l’istituzione di enti sovracomunali per lo svolgimento di specifiche funzioni territoriali, ovvero le unioni di comuni e le associazioni di unioni di comuni.

Nuove province in Sardegna: quali sono e quanto costano alla Regione

La Giunta regionale ha stabilito la riorganizzazione dei territori. La nuova divisione dell’isola, approvata dal testo unico, è la seguente:

  • Città metropolitana di Cagliari;
  • Provincia del Medio Campidano;
  • Provincia del Nord Est Sardegna;
  • Provincia di Nuoro;
  • Provincia dell’Ogliastra;
  • Provincia di Oristano;
  • Città metropolitana di Sassari;
  • Provincia del Sulcis Iglesiente.

L’attuazione della riforma peserà per 796 mila euro sul bilancio della Regione Sardegna per il 2021 e ben 835 mila per il 2022. Per la città metropolitana di Cagliari è stato stabilito, dopo un lungo braccio di ferro tra Christian Solinas e Fratelli d’Italia, di far rimanere Paolo Truzzu (FdI) alla guida dell’ente, ma di affidare la gestione dei 54 nuovi comuni che ne faranno parte a un commissario straordinario. Per la città metropolitana di Sassari rimarrà invece in carica l’attuale primo cittadino Nanni Campus (lista civica di centrodestra). Entro il 31 dicembre 2021 dovranno tenersi le elezioni provinciali di secondo livello per stabilire chi amministrerà i nuovi territori.

Insieme alla riforma delle province della Sardegna, è passato anche un emendamento che assegna alla Regione la competenza sulle concessioni demaniali marittime, risolvendo il nodo sulla mancata proroga al 2033 da parte di alcuni comuni, come quello di Olbia, sulla base di quanto stabilito a livello nazionale.