Negli ultimi 30 anni, le ecomafie hanno commesso oltre 902.000 reati ambientali, con una media di uno ogni 18 minuti, generando guadagni illeciti per quasi 260 miliardi di euro. Questi sono i dati principali emersi dal report di Legambiente, che celebra i 30 anni della prima edizione di “Ecomafia”.
I maggiori reati nelle regioni con tradizionale presenza mafiosa
Secondo quanto spiegato dall’associazione, in Italia, nei ultimi 30 anni, sono stati registrati precisamente 902.356 reati ambientali. Di questi, il 45,7% si concentra nelle regioni con una forte presenza di criminalità organizzata. La Campania detiene il triste primato, seguita dalla Lombardia, che è la regione del Nord con il maggior numero di ecoreati. Dal 1995 ad aprile 2024, sono stati censiti 378 clan, appartenenti a diverse organizzazioni mafiose, con interessi diretti in tutte le “filiere” dell’ecomafia. Il fatturato illecito accumulato è stimato da Legambiente in 259,8 miliardi di euro.
Per quanto riguarda i reati nel ciclo illegale del cemento, le regioni più colpite sono la Campania (30.177 reati), seguita dalla Calabria (22.849) e dalla Puglia (18.788 illeciti penali). Al quarto posto si trova il Lazio (18.115 reati), seguito dalla Sicilia (17.346 reati) e dalla Toscana, sesta con 14.044 illeciti. La Lombardia, prima regione del Nord, occupa il settimo posto con 10.831 reati, seguita dalla Liguria (8.409).
“Senza legalità non c’è tutela ambientale”, afferma Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. “La ricorrenza che celebriamo oggi con l’Arma dei Carabinieri non è solo un momento celebrativo. I dati che abbiamo presentato ci ricordano che non bisogna abbassare la guardia. La salvaguardia dell’ambiente deve essere al centro delle scelte politiche, come recita l’articolo 9 della Costituzione italiana. Per questo chiediamo l’approvazione di normative ancora mancanti in materia di prevenzione e controllo, come quelle sui reati contro gli animali, le agromafie e l’agropirateria, e sollecitiamo lo Stato a intensificare l’impegno nella lotta all’abusivismo edilizio”.
I dati sul traffico illegale di rifiuti
Sono 608 le inchieste complessive sull’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti, registrate dal febbraio 2002, anno della prima applicazione dell’art. 53 bis del decreto Ronchi, oggi previsto dall’art. 452 quaterdecies del Codice penale.
Queste inchieste hanno portato a 3.424 arresti, 10.772 denunce, 1.691 aziende coinvolte e l’interesse di 51 stati esteri, principalmente europei e africani. In 309 inchieste (pari al 50,8% del totale) è stato possibile determinare il volume dei rifiuti sequestrati, che ammontano a 60.576 milioni di tonnellate. Di queste, il 40,49% sono fanghi di depurazione e il 39,64% sono rifiuti industriali misti. Trasportate su tir da 25 tonnellate e 13,6 metri di lunghezza, le 60.576.000 tonnellate sequestrate corrisponderebbero a 2.432.040 tir, formando una coda lunga 32.953 chilometri.
Nel ciclo illegale dei rifiuti, la Campania rimane in testa alla classifica con 22.400 reati, seguita dalla Puglia (14.516), dalla Calabria (10.810) e dal Lazio (9.989). La Sicilia si posiziona al quinto posto con 9.972 reati, precedendo la Toscana (8.263) e la Lombardia, che si conferma come la prima regione del Nord con 7.586 illeciti nel ciclo dei rifiuti. Da notare l’ottavo posto del Piemonte con 7.044 reati, che figura invece al 12° posto nella classifica generale dell’illegalità ambientale.