Trattato Globale sulla Plastica, non si trova l’accordo, appuntamento rimandato al 2025

L'ostruzionismo dei Paesi contrari a un trattato vincolante, sostenuti dall'industria petrolchimica e plastica, è stato decisivo nonostante fossero in minoranza

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Pubblicato: 2 Dicembre 2024 14:40

I negoziati tenutisi a Busan, in Corea del Sud, per la stesura di un trattato globale volto a combattere l’inquinamento da plastica, si sono interrotti domenica a causa dell’opposizione di un blocco di Paesi produttori di petrolio. I colloqui, promossi dalle Nazioni Unite, dovranno riprendere successivamente, poiché permangono divergenze significative tra i partecipanti.

Secondo quanto dichiarato dall’ambasciatore ecuadoriano Luis Vayas Valdivieso, che presiede i colloqui, “diverse questioni critiche ci impediscono ancora di raggiungere un accordo generale”. Ha sottolineato come le problematiche rimaste aperte siano spinose e necessitino di ulteriore tempo per essere affrontate in modo adeguato.

Per sette giorni, i rappresentanti di oltre 170 Paesi si sono confrontati nel tentativo di trovare una soluzione condivisa per ridurre l’inquinamento da plastica, un problema che minaccia gli oceani, il suolo e, sempre più frequentemente, si infiltra persino nel corpo umano attraverso il cibo e l’acqua.

Un ulteriore round di negoziati è stato fissato per il 2025. L’obiettivo è quello di raggiungere finalmente un accordo definitivo su un trattato che potrebbe segnare una svolta nella lotta globale contro l’inquinamento da plastica. Tuttavia, sarà necessario più tempo per superare le profonde divergenze tra i cosiddetti petrostati e i Paesi con economie fortemente dipendenti dalla produzione di materiali plastici. Questi Stati temono che restrizioni troppo rigide possano danneggiare i propri settori industriali.

Nonostante le difficoltà emerse durante i colloqui, permane l’impressione che un testo condiviso possa essere raggiunto. Molti osservatori internazionali ritengono che i progressi compiuti finora rappresentino un importante segnale di volontà politica e determinazione nel voler affrontare una delle sfide ambientali più urgenti del nostro tempo.

Il trattato globale contro l’inquinamento da plastica rappresenta una delle iniziative più ambiziose mai intraprese dalle Nazioni Unite nel campo della sostenibilità ambientale. L’esito positivo di questi negoziati potrebbe dare un segnale forte al mondo intero, dimostrando che la comunità internazionale è disposta a collaborare per affrontare le emergenze ambientali che minacciano il pianeta e le future generazioni.

Trattato sull’inquinamento da plastica: i tre nodi critici ancora irrisolti

Durante la sessione plenaria finale dei negoziati, Valdivieso, il diplomatico incaricato ha messo in luce tre questioni fondamentali su cui persistono disaccordi significativi. Questi punti rappresentano gli ostacoli principali alla definizione di un accordo globale per contrastare l’inquinamento da plastica.

  1. Riduzione della produzione globale di plastica: uno dei temi più delicati riguarda il principio secondo cui la produzione di plastica a livello mondiale dovrebbe essere ridotta. Questa proposta è sostenuta da molti Paesi, ma osteggiata dagli Stati produttori di petrolio, i cui modelli economici si basano in gran parte sul settore petrolchimico. La riduzione della plastica richiederebbe una trasformazione profonda nelle filiere produttive, con impatti rilevanti sui settori industriali legati ai derivati del petrolio.
  2. Elenco di prodotti e molecole pericolosi per la salute: un altro punto di frizione è la creazione di un elenco vincolante di sostanze chimiche e prodotti plastici considerati dannosi per la salute umana e l’ambiente. Questa misura, volta a ridurre l’esposizione a sostanze tossiche, trova opposizione da parte di alcuni Paesi, che temono ripercussioni economiche e difficoltà nell’adattare i processi industriali esistenti.
  3. Finanziamento per i Paesi in via di sviluppo: la terza questione riguarda il supporto finanziario per i Paesi in via di sviluppo, che necessitano di risorse adeguate per creare sistemi efficaci di gestione dei rifiuti. Molti di questi Paesi chiedono garanzie sull’accesso ai finanziamenti, poiché senza un sostegno concreto sarebbe difficile implementare le infrastrutture necessarie per affrontare l’inquinamento da plastica in modo sostenibile.

Un dialogo bloccato tra visioni divergenti

Dopo due anni di negoziati intensi, i delegati si sono riuniti per la quinta e, teoricamente, ultima sessione del Comitato Intergovernativo di Negoziazione (Inc-5) con la speranza di raggiungere un accordo entro la serata di domenica. Tuttavia, fin dall’apertura delle discussioni il 25 novembre, il dialogo si è trasformato in un confronto teso e inconcludente. Da una parte, la maggioranza dei Paesi sostiene la necessità di un accordo ambizioso e vincolante, dall’altra, un gruppo di Stati produttori di petrolio, guidati da Russia, Arabia Saudita e Iran, si oppone fermamente a misure che possano limitare la loro produzione di plastica.

Nonostante i notevoli progressi compiuti nel corso degli anni, questi disaccordi evidenziano quanto sia complesso raggiungere un consenso su questioni che toccano interessi economici profondi e differenze di sviluppo. Sarà necessario uno sforzo diplomatico ulteriore per superare l’impasse e garantire che il trattato finale sia in grado di affrontare in modo efficace la crisi globale dell’inquinamento da plastica, senza lasciare indietro i Paesi più vulnerabili.

Trattato sulla plastica: negoziati in stallo, ma emergono segnali di progresso

I negoziati per il trattato globale sulla plastica si sono conclusi senza un accordo definitivo, tra frustrazione e qualche spiraglio di ottimismo. Il ministro dell’Industria francese, Olga Givernet, ha denunciato le ostruzioni di una “minoranza” di Paesi, auspicando che si trovino punti di convergenza. Le trattative si sono protratte per giorni senza svolte, con incontri che, secondo un diplomatico europeo anonimo, si sono trasformati in interminabili confronti. I Paesi contrari hanno abusato del loro potere di veto, arrivando a fare 60 interventi di cinque minuti ciascuno per modificare una singola frase del testo.

La “Coalizione delle alte ambizioni”, formata da Stati favorevoli a un trattato che affronti l’intero ciclo di vita della plastica, si è scontrata con i Paesi produttori di petrolio, che vogliono limitare l’accordo alla sola gestione dei rifiuti. Durante la sessione finale, il delegato saudita Abdulrahmane Al Gwaiz ha ribadito che il problema è l’inquinamento, non la plastica stessa.

Nonostante il clima teso, il delegato norvegese Erland Draget ha evidenziato che, per la prima volta, emergono i contorni di un possibile trattato. Anche la delegata ruandese Juliet Kabera ha parlato di progressi essenziali su questioni cruciali per la salute umana e l’ambiente. In chiusura, Kabera ha invitato i delegati che sostengono la sua posizione ad alzarsi in piedi, ricevendo applausi scroscianti, a dimostrazione della volontà di molti Paesi di andare avanti.

La delusione del Wwf Italia

Wwf Italia ha espresso profonda delusione per il mancato accordo al vertice sull’inquinamento da plastica, conclusosi il 1° dicembre a Busan. Nonostante la maggioranza dei governi avesse richiesto misure ambiziose, necessarie secondo la scienza per fermare questa crisi globale, non è stato raggiunto un consenso.

Nonostante l’esito negativo, l’organizzazione invita i Paesi a continuare a lottare per l’adozione di misure essenziali, come l’introduzione di divieti globali e l’eliminazione graduale di plastiche e sostanze chimiche dannose. Il Wwf sottolinea la necessità di stabilire standard internazionali per la progettazione dei prodotti, un meccanismo di finanziamento solido e strumenti che possano rafforzare il trattato nel tempo.

Eva Alessi, responsabile Sostenibilità del Wwf Italia, ha evidenziato l’urgenza della situazione: “Sono passati oltre 1.000 giorni e cinque incontri negoziali da quando i governi hanno concordato di istituire un trattato giuridicamente vincolante. Durante questo periodo sono state prodotte oltre 800 milioni di tonnellate di plastica, di cui più di 30 milioni di tonnellate sono finite negli oceani, con danni devastanti per l’ambiente e le persone”.

Sebbene sia scoraggiante concludere l’Inc-5 senza un accordo, Alessi ha sottolineato che la bozza finale e il sostegno della maggior parte dei Paesi fanno sperare in una soluzione entro il 2025, con un possibile Inc-5.2. Il Wwf rimane fiducioso che un trattato giuridicamente vincolante per combattere l’inquinamento da plastica possa ancora essere approvato, dando finalmente al mondo lo strumento necessario per affrontare una delle sfide ambientali più urgenti del nostro tempo.