Po in secca, peggio che a Ferragosto: è la più grave crisi idrica degli ultimi 70 anni

La Pianura Padana sta attraversando la più grave crisi idrica degli ultimi 70 anni ma l’emergenza climatica non è priorità

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Alice Pomiato

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Alice Pomiato è una Content Creator che racconta com'è possibile avere uno stile di vita più sostenibile, etico e consapevole.

Pubblicato: 22 Giugno 2022 11:43

La siccità che sta colpendo il Nord Italia è stata definita dall’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po (Adbpo) “la peggior crisi da 70 anni ad oggie ad essere ancor più grave è il fatto che si sia manifestata fin dalla fine dell’inverno, rispetto agli analoghi eventi straordinari degli ultimi 20 anni. Le immagini del corso d’acqua più importante di Italia, mostrano evidenti segni di desertificazione: ora il suo livello è tre metri sotto quello abituale e interi tratti del fiume sono ridotti ad un rigagnolo o scomparsi.

Le conseguenze di questa siccità che si sta abbattendo a vari livelli su tutta la penisola, si ripercuotono sui settori dell’agricoltura e allevamento, nel settore idroelettrico e sulla biodiversità.

Siccità in tutta Italia, cosa sta succedendo?

L’estate è appena iniziata e i ghiacciai continuano a recedere da mesi. Le temperature sono salite e non ha piovuto abbastanza, quindi manca la neve sulle Alpi e l’acqua nei laghi, le falde acquifere si abbassano e le riserve sono agli sgoccioli,  mentre la richiesta d’acqua continua inesorabile ad aumentare (come denunciato dall’Osservatorio sulla siccità).

Una combinazione che tra cambiamenti climatici ed un’eccessiva pressione antropica maturata negli anni (ed i cui prelievi idrici hanno abbassato la falda a livelli tali da rendere ormai impossibile la ricarica degli specchi lacustri) rischia di portare a una sempre più diffusa carenza d’acqua in tutta Italia.

La prolungata siccità di quest’anno, i cambiamenti nell’uso del suolo e l’inquinamento delle acque, stanno inoltre provocando la perdita e il degrado di biodiversità ed ecosistemi d’acqua dolce. Molte sono le specie vegetali e animali la cui vita è legata alle acque interne: ci vivono, o si abbeverano da queste. All’aridità dei fiumi, si unisce quella dei suoli, che aumenta con il salire delle temperature. Senza acqua non esisterebbero gli ecosistemi fluviali e lacuali e senza di essi non esisterebbe nient’altro che potremo chiamare “vita”.

Il cuneo salino, la risalita dell’acqua del mare nel Delta del Po, è previsto con un “livello d’intrusione” tra i 15 e i 20 chilometri e minaccia di contaminare anche le falde destinate a uso potabile. Secondo l’ultimo monitoraggio della Coldiretti, il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca (Pavia) è sceso a -3,7 metri, su livelli più bassi da almeno 70 anni, ma in sofferenza sono anche i grandi laghi come il lago Maggiore che è sceso al minimo storico con on un grado di riempimento del 22% mentre quello di Como è al 25%.

Il problema è sempre lo stesso: preleviamo troppe risorse e troppo velocemente. La maggior parte delle fonti d’acqua viene prosciugata più rapidamente di quanto il ciclo idrologico riesca a rifornirla.

Di fronte a un imponente prelievo idrico, corre parallela una altrettanto imponente perdita della rete di distribuzione, dovuta ad una cattiva gestione pubblica (in alcune regioni del sud le reti idriche portano ad una dispersione d’acqua del 60% o 70%). Con le poche risorse idriche che scenderanno in futuro dalle Alpi e le siccità sempre più frequenti, anche l’adattamento ha dei limiti. Bisogna mitigare, e farlo subito.

È estremamente importante mettere in moto una serie di politiche di adattamento veloci e coraggiose, che permettano di abbattere le emissioni di gas serra abbandonando i combustibili fossili, rivedendo tutte le concessioni idriche (agricole, industriali, civili) e riducendole in funzione delle effettive disponibilità d’acqua.

Siccità, desertificazione e degrado del territorio

Oggi è il primo giorno d’estate e l’emergenza è solo all’inizio. Quando non è gestita adeguatamente, la siccità è uno dei motori della desertificazione e del degrado del territorio, nonché tra le cause di aumento di fragilità degli ecosistemi e di instabilità sociale.

Negli ultimi anni, l’Europa meridionale è diventata fino al 20% più secca; I’Italia e il Mediterraneo sono una delle aree nel mondo più sensibili alle variazioni climatiche.

Come viene maggiormente utilizzata l’acqua dolce in Lombardia?

Tutto ciò che mangiamo ha un suo ‘costo’ in termini di acqua: si chiama “impronta idrica” degli alimenti, o Water Footprint. Il settore agricolo incide per il 92% sulla risorsa idrica mondiale e circa il 29% di questo è rappresentato dal solo comparto zootecnico.

Il 70% dell’acqua dolce è impiegato per l’agricoltura e l’allevamento e si calcola che sia destinato ad aumentare per far fronte ai bisogni di una popolazione che nel 2050 dovrebbe raggiungere i 10 miliardi di abitanti. A livello mondiale, ma anche europeo, 3/4 delle terre agricole sono utilizzate per produrre colture, foraggi, soia e cereali destinati alla zootecnia, ovvero agli allevamenti animali.

La Lombardia si conferma da diversi anni la prima regione agricola d’Italia, producendo tra i vari il 37% del latte vaccino italiano, il 42% del riso, il 40% dei prodotti suinicoli. In provincia di Brescia si concentra il maggior numero di allevamenti, c’è un rapporto di un maiale per abitante. La Lombardia è prima anche per superficie dedicata all’agricoltura, le cui attività coprono il 69% del territorio.

Quali saranno le conseguenze della siccità in Italia?

Possibili razionamenti dell’acqua, riduzione o perdita dei raccolti con conseguente innalzamento dei prezzi dei prodotti agricoli, crisi degli allevamenti con probabili abbattimenti e licenziamenti, possibile erogazione di ristori alle aziende del settore alimentare (che significherà un aumento delle tasse), riduzione della capacità della produzione di energia idroelettrica, problemi di raffreddamento delle centrali termoelettriche con possibili fermi, riduzione delle riserve idriche sotterranee per assenza di precipitazioni e per la risalita dell’acqua salata del mare nelle foci dei fiumi, maggiorazione dei costi dei servizi idrici, aumento del traffico e dell’inquinamento dovuto alle autobotti necessarie per rifornire le località in cui l’acqua di rete non arriva più.

La Coldiretti ha segnalato che l’Italia perde ogni anno l’89% dell’acqua piovana e serve subito una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l’acqua e distribuirla quando necessario.

Sicuramente assisteremo ad quadro comune di ordinanze e provvedimenti anti-spreco per l’acqua ad uso civile, con il razionamento e l’indicazione a privilegiarla per i fabbisogni primari. Molti comuni si stanno muovendo in tal senso in via autonoma.

La chiamano ‘oro blu’, ma forse non rende bene l’idea di quanto l’acqua sia un bene primario di inestimabile valore. Secondo le stime, meno dell’1% dell’acqua del pianeta è potabile per noi e per le altre specie.