L’industria della moda è responsabile del 10% delle emissioni globali di gas serra ed è chiamata a una trasformazione radicale per contribuire agli obiettivi climatici. Questo dato allarmante emerge dallo scenario, basato su importanti studi internazionali, realizzato in occasione della settimana della Moda di Milano da ClimateSeed, la startup che mette tecnologia e intelligenza artificiale a disposizione delle imprese per misurare la loro impronta di carbonio e per implementare strategie e progetti di decarbonizzazione.
Con un valore di mercato globale di 1,7 trilioni di dollari, il settore della moda può giocare un ruolo cruciale per la neutralità carbonica, spingendosi verso tecnologie più efficienti e modelli di business circolari. Questo cambiamento è sempre più urgente, dato che, solo nel 2020, l’acquisto di tessuti nell’Unione Europea ha generato circa 270 kg di emissioni di CO2 per persona, con un totale di 121 milioni di tonnellate di gas serra.
La necessità di una trasformazione radicale nell’industria della moda è evidente. Le aziende del settore devono adottare pratiche sostenibili e innovative per ridurre significativamente il loro impatto ambientale. Questo include l’adozione di tecnologie avanzate che migliorino l’efficienza energetica e riducano le emissioni di gas serra, nonché l’implementazione di modelli di business circolari che promuovano il riutilizzo e il riciclaggio dei materiali.
ClimateSeed, con la sua tecnologia all’avanguardia, offre strumenti essenziali per le imprese della moda che desiderano misurare e ridurre la loro impronta di carbonio. Utilizzando l’intelligenza artificiale, la startup aiuta le aziende a identificare le aree di maggiore impatto ambientale e a sviluppare strategie efficaci per la decarbonizzazione. Questo approccio non solo contribuisce alla sostenibilità ambientale, ma può anche portare a vantaggi economici a lungo termine, migliorando l’efficienza operativa e riducendo i costi energetici.
Indice
Perché la moda inquina così tanto?
Le cause sono molteplici e complesse: dalla produzione di materie prime ad alta intensità energetica, ai processi produttivi spesso inquinanti, fino al trasporto su lunghe distanze e allo smaltimento dei rifiuti tessili.
Per invertire questa tendenza, l’industria della moda deve intraprendere un percorso di profonda trasformazione, puntando su:
- Tecnologie più efficienti: dall’utilizzo di fonti di energia rinnovabile alla ricerca di materiali innovativi a basso impatto ambientale
- Modelli di business circolari: promuovendo il riuso, il riciclo e la riparazione dei capi, allungandone la vita utile e riducendo la produzione di nuovi prodotti
- Trasparenza e tracciabilità: rendendo pubbliche le informazioni sulla filiera produttiva e garantendo ai consumatori una scelta consapevole
Investimenti e opportunità per la decarbonizzazione della moda
Si stima che per decarbonizzare completamente la filiera della moda, saranno necessari investimenti fino a 30 miliardi di euro all’anno entro il 2030. Questi fondi saranno destinati alla riconversione delle infrastrutture, all’efficienza energetica e alla tracciabilità della catena di fornitura. Questi investimenti non rappresentano solo una necessità ambientale, ma costituiscono anche una grande opportunità economica, con il potenziale di ridurre i costi operativi a lungo termine.
In questo contesto, la settimana della Moda a Milano si configura come una piattaforma strategica per discutere e promuovere soluzioni sostenibili. Con la partecipazione di brand e designer da tutto il mondo, l’evento mira anche a sensibilizzare l’industria sull’importanza di investire in pratiche di decarbonizzazione e sulla necessità di ridurre drasticamente l’impatto ambientale. Milano, epicentro della moda globale, ha l’opportunità di guidare questa transizione e di diventare un modello per le altre capitali della moda.
La decarbonizzazione della filiera della moda richiede un impegno significativo da parte di tutte le parti interessate. Le aziende devono adottare tecnologie avanzate e pratiche sostenibili per ridurre le emissioni di gas serra e migliorare l’efficienza energetica. Questo include l’adozione di energie rinnovabili, l’ottimizzazione dei processi produttivi e l’implementazione di sistemi di tracciabilità che garantiscano la sostenibilità lungo tutta la catena di fornitura.
L’evoluzione verso la moda sostenibile: tendenze e sfide
“La moda è uno dei settori con il maggior impatto in termini di emissioni, ma anche uno dei più visibili, e può diventare un esempio virtuoso nel percorso verso la decarbonizzazione”, ha commentato Edoardo Bertin, Ad di ClimateSeed in Italia. Questo settore presenta una filiera ad alta complessità, che include la produzione, caratterizzata da un forte consumo energetico, ma anche la gestione della logistica e dei rifiuti. È un settore che ha urgente bisogno di interventi per ridurre l’impatto ambientale.
La strada verso la decarbonizzazione genera da un lato sfide enormi, ma dall’altro dà ai brand opportunità significative per anticipare il cambiamento. ClimateSeed supporta questo processo fornendo soluzioni basate sull’intelligenza artificiale, aiutando i brand a mappare le emissioni lungo tutta la catena di fornitura e ottimizzando i processi. Solo attraverso una misurazione rigorosa e una gestione proattiva delle emissioni la moda potrà diventare un’industria più responsabile e competitiva.
La moda, con la sua visibilità e influenza globale, ha il potenziale di diventare un modello di sostenibilità per altri settori. La complessità della sua filiera, che comprende la produzione di tessuti, la gestione della logistica e la gestione dei rifiuti, richiede un approccio integrato e innovativo per ridurre le emissioni di gas serra. Questo settore, con il suo alto consumo energetico e la generazione di rifiuti, ha un impatto significativo sull’ambiente e necessita di interventi urgenti per mitigare questo impatto.
Le sfide che il settore della moda deve affrontare sono notevoli, ma offrono anche opportunità uniche per i brand. Anticipare il cambiamento e adottare pratiche sostenibili può non solo ridurre l’impatto ambientale, ma anche migliorare la reputazione dei brand e attrarre una clientela sempre più consapevole e attenta alla sostenibilità. Le aziende che si impegnano nella decarbonizzazione possono distinguersi nel mercato e diventare leader nel settore.
ClimateSeed gioca un ruolo cruciale in questo processo, fornendo soluzioni basate sull’intelligenza artificiale che aiutano i brand a mappare le emissioni lungo tutta la catena di fornitura. Questo permette alle aziende di identificare le aree di maggiore impatto ambientale e di sviluppare strategie efficaci per ridurre le emissioni. L’ottimizzazione dei processi produttivi e logistici è fondamentale per migliorare l’efficienza energetica e ridurre i rifiuti.
La moda ha il potenziale di diventare un esempio virtuoso nel percorso verso la decarbonizzazione. Attraverso una misurazione rigorosa e una gestione proattiva delle emissioni, il settore può ridurre significativamente il suo impatto ambientale e diventare un’industria più responsabile e competitiva. ClimateSeed, con le sue soluzioni innovative, supporta i brand in questo processo, aiutandoli a mappare le emissioni e a ottimizzare i processi produttivi. La moda, con la sua visibilità e influenza, può guidare il cambiamento verso un futuro più sostenibile.
Innovazione nel riciclo tessile: il brevetto di Igers
Per aiutare il settore moda a diventare più sostenibile, Igers, specializzata nel riciclo di materiali tessili, ha annunciato di aver ottenuto un brevetto d’invenzione per un metodo rivoluzionario di recupero delle fibre tessili da articoli di materiale tessile di scarto. Questa innovazione rappresenta un traguardo significativo nella strategia di riduzione dell’impatto ambientale del settore tessile, sostenuta dal gruppo Haiki+, leader nel campo dell’Ambiente e dell’Economia Circolare.
Il brevetto, intitolato “Metodo per il recupero di fibre tessili da articoli di materiale tessile di scarto e relativo impianto”, copre tutte le fasi cruciali del processo, inclusi lo stoccaggio, la separazione dei materiali plastici e metallici, e il recupero e rigenerazione delle fibre tessili. Questo avanzato processo rappresenta un passo fondamentale nella lotta contro i rifiuti tessili, un settore che ha visto un aumento significativo dei volumi negli ultimi anni. Attualmente, si producono circa 230mila tonnellate di rifiuti non pericolosi dall’industria tessile e circa 150mila tonnellate dal post-consumo urbano, ma solo una piccola parte di questi rifiuti viene recuperata, principalmente attraverso cooperative per il mercato dell’usato.
La maggior parte dei rifiuti tessili, infatti, viene esportata o smaltita in discarica, causando impatti ambientali ed economici rilevanti. Il nuovo metodo sviluppato da Igers consente di lavorare qualsiasi tipologia di scarto tessile, recuperando le fibre per generare nuove fibre naturali da utilizzare nella produzione di capi di abbigliamento o fibre sintetiche per il settore delle imbottiture. Il processo utilizza tecnologie avanzate come la spettroscopia Nir per analizzare e selezionare i materiali in modo efficiente, riducendo gli sprechi e promuovendo l’economia circolare.
Gian Luca Miceli, Amministratore Delegato di Igers, ha sottolineato che questo risultato è il frutto di anni di ricerca approfondita e di un impegno costante, esprimendo orgoglio per il lavoro svolto e per la dedizione dimostrata dal team. Flavio Raimondo, Amministratore Delegato di Haiki+, ha evidenziato che il brevetto rappresenta un simbolo dell’impegno verso la sostenibilità e una dimostrazione della capacità di innovare con soluzioni concrete. Infine, Nicola Colucci, Presidente di Haiki+, ha commentato che questa nuova tecnologia non solo riduce gli scarti, ma trasforma ciò che era considerato rifiuto in una risorsa preziosa, rappresentando un passo importante per l’intero ecosistema della circolarità.