La Commissione ha compiuto un importante passo in avanti per la protezione dell’ambiente e della salute dell’uomo, adottando misure che limitano l’aggiunta intenzionale di microplastiche a prodotti disciplinati dalla legislazione REACH dell’UE sulle sostanze chimiche.
Si stima che ogni anno nell’UE vengano rilasciate 42.000 tonnellate di microplastiche aggiunte intenzionalmente ai prodotti.
Con l’adozione del Regolamento C(2023) 6419 ci si pone come obiettivo il rilascio nell’ambiente di circa mezzo milione di tonnellate di microplastiche. Per fare ciò sarà vietata la vendita di:
- microplastiche in quanto tali
- prodotti contenenti microplastiche aggiunte intenzionalmente
- prodotti che liberano microplastiche quando utilizzati.
Nei casi debitamente giustificati si applicheranno deroghe e periodi transitori per consentire agli interessati di adeguarsi alle nuove norme.
La Commissione è impegnata a combattere l’inquinamento da microplastiche, come ribadito nel Green Deal europeo, cosi’ come nel nuovo piano d’azione per l’economia circolare.
Nel piano d’azione per l’inquinamento zero, la Commissione ha fissato come obiettivo la riduzione del 30 % dell’inquinamento da microplastiche entro il 2030.
Indice
Cosa sono le microplastiche
Secondo la definizione fornita dalla European Chemicals Agency (ECHA) “le materie plastiche semplificano la nostra vita in vari modi, risultando spesso più leggere o meno costose rispetto ai materiali alternativi. Tuttavia, se non sono smaltite o riciclate correttamente, possono finire nell’ambiente, dove rimangono per secoli e si degradano in pezzi sempre più piccoli. Questi piccoli frammenti (solitamente più piccoli di 5 mm) sono chiamati microplastiche e destano preoccupazione.
Le microplastiche sono particelle di plastica solide composte da miscele di polimeri e additivi funzionali. Possono anche contenere impurezze residue. Le microplastiche possono formarsi accidentalmente quando pezzi di plastica più grandi, quali pneumatici di automobili o tessuti sintetici, si usurano, ma sono anche fabbricate e aggiunte intenzionalmente a determinati prodotti per uno scopo specifico, ad esempio come granuli esfolianti negli omonimi preparati per il corpo e per il viso”.
L’inquinamento da microplastiche
Per affrontare il problema dell’inquinamento da microplastiche prevenendo, nel contempo, il rischio di frammentazione nel mercato unico, la Commissione ha chiesto all’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) di valutare il rischio rappresentato dall’aggiunta intenzionale di microplastiche ai prodotti e l’eventuale necessità di un’ulteriore azione normativa a livello di UE.
L’ECHA ha rilevato che le microplastiche aggiunte intenzionalmente a determinati prodotti sono rilasciate nell’ambiente in modo incontrollato e ha raccomandato di limitarle.
I comitati scientifici dell’ECHA hanno analizzato e avallato la limitazione suggerita dall’ECHA delle microplastiche aggiunte intenzionalmente, formulando alcune raccomandazioni rivolte alla Commissione.
La restrizione adottata dalla Commissione si basa, quindi, sulle prove e sulle raccomandazioni dell’ECHA e dei relativi comitati scientifici.
L’obiettivo della nuova norma
Una volta presenti nell’ambiente, le microplastiche non si biodegradano e non possono essere rimosse. Si accumulano negli animali, compresi pesci e molluschi, e, quindi, possono essere assunte con il cibo dagli esseri umani.
Le microplastiche sono presenti negli ecosistemi marini, d’acqua dolce e terrestri, nonché negli alimenti e nell’acqua potabile.
La loro continua dispersione nell’ambiente contribuisce all’inquinamento permanente dei nostri ecosistemi e delle nostre catene alimentari. L’esposizione alle microplastiche è collegata a una serie di effetti tossici e fisici negativi sugli organismi viventi.
Alla luce anche di importanti studi di laboratorio le nuove norme vietano la vendita di microplastiche in quanto tali e di prodotti contenenti microplastiche aggiunte intenzionalmente e che liberano microplastiche quando utilizzati.
E’ importante sapere che fra i prodotti, che quotidianamente usiamo nella nostra vita e che sono interessati da questa restrizione, vi sono:
- il materiale granulare da intaso utilizzato per le superfici sportive artificiali, che costituisce la principale fonte di microplastiche utilizzate intenzionalmente nell’ambiente
- i cosmetici, nel cui ambito le microplastiche sono utilizzate per molteplici scopi, quali l’esfoliazione (micrograni) o l’ottenimento di una specifica consistenza, fragranza o colore
- detergenti, ammorbidenti per tessuti, glitter, fertilizzanti, prodotti fitosanitari, giocattoli, medicinali e dispositivi medici.
Per quanto riguarda il materiale granulare da intaso utilizzato per le superfici sportive artificiali il divieto si applicherà dopo 8 anni, per dare ai proprietari e ai responsabili degli impianti il tempo di adottare alternative e per fare in modo che la maggior parte degli impianti sportivi esistenti giunga al termine del proprio ciclo di vita.
Nel caso di microplastiche utilizzate nei cosmetici il divieto si applica immediatamente per quelli contenenti micrograni, vale a dire perline di plastica utilizzate per l’esfoliazione.
Si applica, invece, dopo 4-12 anni ad altri cosmetici, a seconda della complessità del prodotto, della necessità di riformulazione e della disponibilità di alternative adeguate.
I prodotti utilizzati nei siti industriali o che non rilasciano microplastiche durante il loro impiego sono esentati dal divieto di vendita, ma i relativi fabbricanti dovranno fornire istruzioni su come utilizzarli e smaltirli per evitare emissioni di microplastiche e indicare ogni anno le emissioni di microplastiche stimate.
I prodotti non inclusi nell’ambito di applicazione della restrizione
Sono esentati dal divieto di vendita i seguenti prodotti:
- prodotti che contengono microplastiche, ma non ne rilasciano, oppure il cui rilascio può essere ridotto al minimo, come ad esempio materiali da costruzione
- prodotti utilizzati nei siti industriali
- prodotti già disciplinati da altre normative dell’UE, come medicinali, alimenti e mangimi.
Tali prodotti possono continuare ad essere venduti.
I relativi fabbricanti dovranno comunicare ogni anno all’ECHA le emissioni stimate di microplastiche da tali prodotti. Dovranno, inoltre, fornire istruzioni su come utilizzare e smaltire i prodotti per evitare l’emissione di microplastiche.
I prodotti ai quali le microplastiche non sono aggiunte intenzionalmente, ma vi si trovano al di là di atti intenzionali, come ad esempio, fanghi o compost, non rientrano nell’ambito di applicazione della restrizione.
Il sostegno della Commissione all’attuazione delle nuove norme
Le prime misure inizieranno ad applicarsi a metà ottobre, con l’entrata in vigore della restrizione.
Nella maggior parte dei casi, però, come abbiamo avuto modo di analizzare nel dettaglio, il divieto di vendita si applicherà dopo un periodo transitorio più lungo, previsto per dare alle parti interessate il tempo di adeguarsi alle nuove norme e di individuare alternative.
Negli ultimi due anni la Commissione ha risposto a molte domande dei portatori di interessi e degli Stati membri per spiegare le norme previste e contribuire alla loro attuazione e applicazione.
Adesso la Commissione intende raccogliere tali risposte in un documento informale di domande e risposte che renderà disponibile sul suo sito web poco dopo l’entrata in vigore delle nuove norme, entro la fine del 2023.
L’ECHA ha consultato tre volte i portatori di interessi sul fascicolo concernente questa restrizione:
- con un invito a presentare contributi nel 2018 (marzo-maggio)
- con una consultazione sul fascicolo della restrizione in applicazione dell’allegato XV nel 2019 (maggio-settembre)
- con una consultazione sul progetto di parere del comitato per l’analisi socioeconomica nel 2020 (luglio-agosto).
I portatori di interessi hanno trasmesso informazioni sulle conseguenze specifiche dell’eventuale restrizione per il settore di loro interesse e sul tempo necessario per disporre di alternative adeguate sul mercato dell’UE.
L’impatto della restrizione sotto il profilo finanziario è stato stimato dall’ECHA e valutato dal comitato per l’analisi socioeconomica dell’ECHA tenendo conto anche del contributo dei portatori di interessi sugli elementi di prova disponibili.
I costi per tutti i portatori di interessi, l’industria, le società sportive e i comuni sono stati stimati in 19 miliardi di euro per i prossimi 20 anni.
Il comitato per l’analisi socioeconomica dell’ECHA ha ritenuto i costi socioeconomici previsti della restrizione proporzionati ai benefici ambientali in termini di risparmio di emissioni di microplastiche nell’ambiente.