Nella giornata odierna in Giappone, condizioni meteo permettendo, prendono il via le operazioni per il rilascio dell’acqua di raffreddamento proveniente dalla centrale elettrica di Fukushima. Questa centrale è stata colpita nel 2011 da uno dei più gravi disastri nucleari mai verificatisi nel mondo. Nonostante l’opposizione dei pescatori locali e le proteste sollevate dalla Cina, che ha già vietato l’importazione di prodotti alimentari provenienti da diverse prefetture giapponesi, l’annuncio è stato dato dal primo ministro Fumio Kishida.
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Il rilascio controllato dell’acqua di Fukushima
Il Giappone continua a garantire la sicurezza del progressivo rilascio in mare della grande quantità di acqua accumulata presso la centrale nucleare, che corrisponde a oltre 500 piscine olimpiche. Questa posizione è condivisa dall’agenzia atomica delle Nazioni Unite. Nel marzo 2011, la centrale nucleare di Fukushima-Daiichi è stata devastata da un potentissimo terremoto e tsunami, che hanno causato la morte di circa 18.000 persone e danneggiato tre dei suoi reattori. Da allora, l’operatore TEPCO ha raccolto 1,34 milioni di tonnellate di acqua utilizzata per raffreddare quello che resta dei reattori, ancora altamente radioattivi. Questa acqua è stata miscelata con l’acqua sotterranea e le precipitazioni. La TEPCO afferma che l’acqua è stata diluita e filtrata per rimuovere tutte le sostanze radioattive, ad eccezione del trizio, i cui livelli sono comunque ben al di sotto della soglia considerata pericolosa.
L’Aiea dà parere positivo al piano giapponese
Il 4 luglio scorso, il premier Kishida ha ricevuto da Rafael Mariano Grossi, direttore generale dell’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, un report che afferma come il piano del governo giapponese sia conforme agli standard globali di sicurezza e abbia un impatto radiologico trascurabile su persone e ambiente. Il report è il frutto di due anni di lavoro di una task force di specialisti dell’agenzia, supportati da esperti in sicurezza nucleare provenienti da 11 Paesi. L’autorizzazione per questa procedura era stata concessa da Yoshihide Suga, predecessore di Kishida, nel mese di aprile 2021. Il governo giapponese stesso aveva chiesto all’Aiea di redigere un dettagliato rapporto sulla sicurezza del piano, richiesta che era stata prontamente accettata.
Dettagli e sicurezza del piano analizzati dall’Aiea
Il report dell’Aiea spiega che per conservare l’acqua nella centrale nucleare di Fukushima, è stato utilizzato un particolare procedimento chiamato Advanced Liquid Processing System (ALPS). Questo processo è stato ideato per eliminare quasi completamente la radioattività presente nell’acqua, ad eccezione del trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno. Prima di essere riversata, l’acqua sarà diluita dalle autorità giapponesi al fine di ridurre il trizio ai livelli stabiliti dagli standard normativi. La revisione dell’Aiea ha esaminato tutte le componenti chiave del piano di scarico delle acque per garantire la sicurezza. Queste componenti includono la valutazione dei rischi e delle misure di sicurezza adottate, i processi regolatori e le procedure normative da seguire, nonché il campionamento indipendente, la conferma dei dati e delle analisi effettuate.
l’Aiea ha dichiarato che manterrà una presenza costante presso l’impianto durante il processo di revisione. I dati raccolti verranno condivisi a livello globale, includendo il monitoraggio in tempo reale delle rilevazioni. Anche il Primo Ministro Kishida ha sottolineato l’intenzione del Giappone di comunicare il piano agli abitanti locali e alla comunità internazionale con un alto grado di trasparenza, cercando di evitare danni alla reputazione dell’area. Tuttavia, è importante notare che nonostante diversi paesi europei abbiano rimosso le restrizioni sulle importazioni di cibo proveniente dal Giappone, la Cina ha implementato controlli dettagliati di radiazioni sui prodotti ittici provenienti dal vicino paese, contribuendo ad aumentare le tensioni diplomatiche con Tokyo.
Greenpeace Giappone critica la decisione di Tokyo
La decisione del governo giapponese di rilasciare da giovedì l’acqua “radioattiva” dell’ex centrale nucleare di Fukushima nell’Oceano Pacifico sta scatenando forti reazioni. Secondo Greenpeace Giappone, questa scelta è priva di basi scientifiche, viola i diritti umani delle comunità locali in Giappone e nella regione del Pacifico, e non rispetta il diritto marittimo internazionale.
L’organizzazione ambientalista ha rilasciato una dura nota critica in cui sottolinea che il governo giapponese sta ignorando le preoccupazioni della popolazione, inclusi i pescatori, e che la decisione di scaricare l’acqua contaminata non è l’unica opzione a disposizione. Greenpeace Giappone accusa anche la Tokyo Electric Power Company (TEPCO), la società che gestisce l’ex centrale nucleare, di affermare erroneamente che non ci sono alternative allo scarico in mare dell’acqua, mettendo in evidenza il fallimento del piano di smantellamento delle centrali nucleari danneggiate dal terremoto del 2011.
Greenpeace Giappone mette in luce che questa azione costituisce un deliberato inquinamento dell’Oceano Pacifico attraverso il rilascio intenzionale di scorie radioattive, collegandolo al disastro nucleare del 2011 e al lungo periodo di dipendenza dall’energia nucleare in Giappone. Hisayo Takada, voce principale di Greenpeace Giappone, ha sottolineato l’importanza di valutare alternative più sicure ed efficienti per affrontare questa situazione, anziché introdurre ulteriori tonnellate di acqua contaminata nell’ecosistema marino.
L’opzione meno dannosa
L’esperto nucleare spagnolo Luis Echavarri, ex direttore generale dell’Agenzia per l’energia nucleare dell’OCSE, sostiene che lo scarico controllato delle acque trattate provenienti dalla centrale nucleare di Fukushima, tra le opzioni disponibili, è “la meno dannosa”. Echavarri spiega che lo scarico controllato in mare è l’unica soluzione con un impatto verificabile sulla salute umana e sull’ambiente, mantenendo livelli di sicurezza accettabili. Afferma che le alternative prese in considerazione, come l’iniezione dell’acqua contaminata nel sottosuolo o la vaporizzazione, comportavano rischi aggiuntivi.
L’esperto sottolinea che l’ampia estensione dell’oceano consente una significativa diluizione del liquido trattato, permettendo il prelievo di campioni per monitorare i livelli di radioattività nell’acqua, nei sedimenti e negli organismi marini. Secondo gli standard stabiliti dalle autorità giapponesi, lo scarico in mare avrà “livelli minimi di radiazioni”. Tuttavia, Echavarri nota che non esiste un sistema di depurazione completamente efficace al 100%. Pertanto, è essenziale continuare ad analizzare lo stato delle acque trattate e monitorare costantemente ogni scarico in mare per garantire il rispetto dei limiti di sicurezza.