Dal 2 agosto l’umanità è in debito ecologico con la Terra per quanto riguarda l’intero 2023. Come ogni anno, l’Earth Overshoot Day torna a ricordarci che il pianeta è uno e che consumiamo le risorse naturali troppo velocemente, non dando tempo di ripristinarle adeguatamente.
Abbiamo dunque davanti a noi cinque mesi in cui cominceremo a consumare le risorse che il pianeta aveva “messo da parte” per l’anno prossimo. E per questo ci presenta il conto, come hanno ben evidenziato i terribili eventi climatici di questi ultimi mesi (qui abbiamo parlato di cosa ci attende ad agosto).
Cos’è l’Overshoot Day e cosa misura
A calcolare il giorno esatto in cui la domanda di risorse e servizi ecologici da parte dell’uomo supera ciò che la Terra può offrire e rigenerare in quell’anno, ovvero la sua biocapacità, è il Global Footprint Network. Sembrano ormai lontanissimi i tempi in cui, nel 1973, queste risorse si esaurirono solo il 3 dicembre, sforando solo di pochi giorni il budget annuale. Nel 1971, il primo anno a essere calcolato, l’Overshoot Day cadeva addirittura il 25 dicembre. Il ritmo di sfruttamento del pianeta ha poi subìto una decisa e letale accelerazione, passando al 12 settembre nel 2003 e, appunto, al 2 agosto nell’anno in corso.
Letteralmente “Earth Overshoot Day” indica il “Giorno del Debito Ecologico”, vale a dire la data in cui la domanda di risorse e servizi ecologici da parte dell’uomo in un determinato anno supera quella che la Terra può rigenerare in quello stesso anno. Il giorno esatto si calcola dividendo la biocapacità del pianeta (cioè la quantità di risorse ecologiche che la Terra è in grado di generare nell’anno) per l’impronta ecologica dell’uomo (cioè la domanda umana di risorse per quell’anno). Si moltiplica poi il risultato per 365, il numero di giorni in un anno. In altre parole, facendo un rapido calcolo, l’umanità avrebbe bisogno di 1,75 Terre per continuare a vivere e inquinare come sta facendo attualmente.
Stop al caldo, estate finita? Ad agosto tempo d’autunno.
Quali Paesi sono messi peggio? E l’Italia?
Ad aggravare la nostra situazione concorre anche il fatto che il consumo dei “doni della natura” non è omogeneo per tutti gli 8 miliardi di abitanti della Terra, ed è intimamente legato al cambiamento climatico. Stando ai dati, il primo Stato ad aver raggiunto l’Overshoot Day nel 2023 è stato il Qatar, che ha consumato le proprie (scarse) risorse naturali già il 10 febbraio. Al secondo posto dei “peggiori” troviamo gli Stati Uniti (13 marzo). L’Italia ha fatto addirittura peggio della Cina (2 giugno), visto che per il nostro Paese il giorno del debito ecologico è caduto il 15 maggio. Lo stile di vita e i livelli di consumo attuali degli italiani necessitano in pratica di 2,7 Terre.
Secondo il Global Footprint Network, sono due i settori che impattano di più sui dati italiani: i consumi alimentari (responsabili di un quarto dell’impronta ecologica totale) e i trasporti, che incidono per il 18%. Come se non bastasse, le proiezioni sul lungo periodo sono tutt’altro che incoraggianti. Se i livelli di consumo e di sfruttamento delle risorse naturali continueranno a seguire il trend attuale, entro il 2030 si stima che potremmo arrivare a consumare l’equivalente di due pianeti ogni anno.
Sfruttamento delle risorse e clima: rischi e rimedi
Secondo i dati del World Weather Attribution, le ondate di calore che nelle ultime settimane hanno investito l’Europa e gli Stati Uniti sarebbero state “virtualmente impossibili” senza il mutamento del clima generato dalle attività umane. Non solo: se l’uomo non smetterà rapidamente di bruciare combustibili fossili, di deforestare, gli eventi estremi diventeranno ancora più comuni e diffusi. E il debito ecologico lo pagheranno soprattutto le generazioni future sotto forma di cambiamenti climatici, riscaldamento globale, crisi idriche e catastrofi naturali.
Ci sono però diversi modi per “ritardare” l’Overshoot Day, e ognuno di noi può contribuire nel suo piccolo. Dimezzare gli sprechi alimentari globali, per esempio, garantirebbe di spostare il fatidico giorno di 13 caselle sul calendario. La riforestazione di 350 milioni di ettari di suolo posticiperebbe invece la data di 8 giorni. La riduzione del 50% dei combustibili fossili, infine, ci permetterebbe di guadagnare oltre tre mesi (93 giorni).