Nuova concessione sul Green Deal da parte della Commissione. Bruxelles ha proposto il rinvio di un anno della cosiddetta carbon tax, lo strumento previsto a partire dal 2026 per tassare i prodotti realizzati con processi più inquinanti importati nel mercato Ue. Si tratta del Meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere (Cbam), uno dei pilastri dell’agenda verde europea, sul quale il governo italiano aveva chiesto una revisione.
La proroga al 2027 dovrebbe essere proposta dalla stessa Commissione europea nella giornata di mercoledì 26 febbraio, insieme alla presentazione del pacchetto Omnibus, con le modifiche sulla normativa alla base del Green Deal.
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Cos’è la carbon tax
Il Cbam è tra i cardini delle politiche di sostenibilità stabilite dall’Ue e prevede l’obbligo per le aziende europee di certificati di Co2 sui prodotti importati dai Paesi terzi, così come già avviene all’interno dell’Unione europea con le regole del mercato del carbonio Ets.
Secondo il Meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere, per comprare un prodotto realizzato con combustibili fossili che proviene fuori dai confini dell’Ue, un’azienda dovrà acquistare i cosiddetti carbon credit.
Il fine è duplice:
- sottrarre l’eventuale vantaggio competitivo di altri Paesi che possono produrre senza regole stringenti sulla salvaguardia ambientale;
- spingere le imprese europee ad adottare processi sostenibili, anche attraverso l’uso di energie rinnovabili.
Lo strumento è già in vigore nella sua fase transitoria da ottobre 2023, ma soltanto per i settori di cemento, ferro e acciaio, alluminio, fertilizzanti, elettricità e idrogeno.
A partire dal 2026 il Cbam dovrebbe diventare definitivo, ma, dopo il rinvio di un altro nodo centrale del Green Deal come il regolamento sulla deforestazione, la Commissione europea avrebbe intenzione di rimandare l’attuazione di un anno e di esentare dall’obbligo i piccoli importatori di merci.
La proposta di Bruxelles
Secondo quanto scritto nel documento, Bruxelles proporrebbe di spostare al 2027 l’inizio della vendita dei certificati di Co2 e di introdurre una soglia a 50 tonnellate di prodotto per anno civile, sotto la quale esonerare le aziende dal vincolo, ad eccezione dei settori di elettricità e idrogeno, “mantenendo” comunque l’obiettivo di ridurre le emissioni facendo pagare i grandi importatori.
“La soglia fissata – si legge nella bozza riportato da Ansa – esenterà la stragrande maggioranza degli importatori dagli obblighi previsti”.
La revisione chiesta dall’Italia
La svolta va incontro alle richieste di revisione espresse dal governo di Giorgia Meloni, tramite le parole del ministro delle Imprese del Made in Italy Adolfo Urso.
In un incontro con il corrispettivo francese, Marc Ferracci, il titolare del Mimit aveva evocato modifiche alla carbon tax.
“I nostri Paesi”, aveva scritto il ministro in un comunicato, “condividono la necessità di rivedere subito il Cbam per garantire la competitività della nostra industria nella sfida della decarbonizzazione”.