Trump è certo, i “gas serra non fanno male”: cancellerà storica sentenza

Donald Trump vuole annullare la storica sentenza del 2009 sui gas serra. Cosa cambierebbe per l'industria automobilistica e le emissioni globali

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Claudio Cafarelli

Giornalista e content manager

Giornalista pubblicista laureato in economia, appassionato di SEO e ricerca di trend, content manager per agenzie italiane e straniere

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L’amministrazione Trump ha avviato un processo per annullare la storica sentenza dell’Epa del 2009 secondo cui i gas serra costituiscono una minaccia per la salute pubblica. Questa sentenza, firmata durante la presidenza Obama, ha rappresentato il fondamento normativo su cui si sono basate molte delle attuali regolamentazioni sulle emissioni negli Stati Uniti. La decisione del 2009 riconosceva che l’anidride carbonica, il metano e altri gas serra erano pericolosi per la salute e che le emissioni delle automobili contribuivano a questo rischio. Oggi, l’Agenzia per la Protezione Ambientale (Epa), sotto la guida di Lee Zeldin, sostiene che “non vi sono sufficienti informazioni affidabili” per dimostrare che i gas serra emessi dai nuovi veicoli a motore rappresentino un pericolo concreto.

Questa revisione ha implicazioni importanti per la politica ambientale americana, dato che la sentenza del 2009 ha costituito la base legale per molte iniziative di riduzione delle emissioni.

Gli investimenti dell’industria automobilistica dopo la sentenza del 2009

La decisione del 2009 ha spinto l’industria automobilistica verso una transizione significativa. Le case automobilistiche hanno avviato investimenti su larga scala nella produzione di veicoli elettrici e nello sviluppo di tecnologie a basse emissioni. Toyota, ad esempio, ha investito quasi 13,9 miliardi di dollari in un impianto per la produzione di batterie in North Carolina, con l’obiettivo di raggiungere 1,5-1,8 milioni di veicoli elettrici o ibridi venduti entro il 2030. Lo stabilimento opererà interamente con energia rinnovabile.

Ford ha stanziato 50 miliardi di dollari per lo sviluppo di veicoli elettrici e batterie fino al 2026. General Motors ha pianificato 35 miliardi di dollari di investimenti entro il 2025, destinati sia alla produzione di veicoli elettrici che allo sviluppo di tecnologie correlate. Anche le strategie aziendali a lungo termine si sono allineate a obiettivi di sostenibilità. Stellantis, ad esempio, punta a emissioni nette zero entro il 2038 con una riduzione del 30% delle emissioni dirette e indirette rispetto ai livelli del 2021.

Mazda ha scelto di contenere i costi mantenendo investimenti per l’elettrificazione pari a circa 10 miliardi di dollari entro il 2030, sfruttando linee produttive esistenti e partnership strategiche. Queste misure puntano a ridurre i costi del capitale del 85% e i tempi di sviluppo dell’80% per i veicoli elettrici.

Gli effetti della cancellazione della sentenza del 2009

Se la sentenza del 2009 dovesse essere revocata, le conseguenze potrebbero riguardare sia l’ambiente che l’industria automobilistica. Sul piano ambientale, la rimozione delle normative attuali comporterebbe una minore regolamentazione delle emissioni e quindi un possibile aumento dell’inquinamento atmosferico. Secondo un’analisi del progetto Repeat dell’Università di Princeton, la nuova politica ambientale statunitense potrebbe ridurre le emissioni solo del 3% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2024, invece del 40% previsto in precedenza. Il divario tra l’obiettivo dell’Accordo di Parigi (riduzione del 50-52% rispetto ai livelli del 2005) e la traiettoria attuale è stimato in circa 2 miliardi di tonnellate di emissioni mancate.

Dal punto di vista economico, l’industria dell’auto potrebbe trovarsi in difficoltà. Le case automobilistiche hanno investito risorse ingenti per adeguarsi alle normative attuali. Tornare indietro potrebbe significare dover gestire una rete produttiva progettata per uno scenario normativo più rigido, con il rischio di dover rivedere strategie e catene di fornitura.

Infine, la legge finanziaria recentemente approvata, soprannominata “Big Beautiful Bill“, ha eliminato molti incentivi alle energie rinnovabili e ai veicoli elettrici previsti dal precedente Inflation Reduction Act. Questo rallenterà ulteriormente l’espansione delle fonti energetiche pulite, con una possibile contrazione di 29 GW per la capacità solare e di 43 GW per quella eolica entro il 2030. Le previsioni stimano che entro il 2035 la riduzione complessiva della capacità rinnovabile sarà pari a 140 GW per il solare e 160 GW per l’eolico. In questo contesto, l’annullamento della sentenza del 2009 potrebbe amplificare gli effetti di una politica ambientale già in fase di regressione.