Le patrimoniali già esistono e sono persino cresciute negli ultimi vent’anni. L’Ufficio studi Cgia ricorda che in Italia le imposte che gravano sulla ricchezza esistono già. A titolo di esempio, riporta il dato del 2024 relativo alle patrimoniali e che hanno garantito all’erario 51,2 miliardi di euro. Sempre secondo l’analisi condotta dall’Ufficio studi, negli ultimi vent’anni il gettito relativo alle patrimoniali è cresciuto del 74%.
Si parla quindi di “patrimoniale”, ma di quale nello specifico? Le patrimoniali sono imposte che colpiscono il patrimonio, mobile e immobile, di persone fisiche o giuridiche, e possono essere reali o soggettive. La proposta della Cgil e dell’opposizione (non tutta) è quella di introdurre un contributo di solidarietà dalle grandi ricchezze dell’1% più ricco della popolazione o, per usare le parole di Nicola Fratoianni:
Spostare il peso fiscale e fare in modo che chi lavora o è in pensione paghi di meno e chi vive di rendita o di speculazione paghi di più.
La patrimoniale per i ricchi non si farà, o almeno è molto improbabile, ma ancora una volta se ne è parlato, mentre in Italia le imposte patrimoniali reali continuano a esistere e sono aumentate.
Indice
Le patrimoniali che già paghiamo
Il gettito delle patrimoniali negli ultimi vent’anni è cresciuto del 74% e solo nel 2024 ha garantito 51,2 miliardi di euro all’erario. La voce più ricca è quella dell’Imposta municipale unica (Imu), che si applica sulle prime case di lusso, sulle seconde o terze case, sui capannoni, sugli uffici, i negozi e i terreni fabbricabili.
Da sola l’Imu garantisce il 45% del gettito totale delle patrimoniali e nel 2024 è stata pari a 23 miliardi di euro. La quasi totalità di questo gettito finisce nelle casse dei comuni.
A seguire, tra le patrimoniali che gravano sulle famiglie e sulle imprese, ci sono:
- l’imposta di bollo per 8,9 miliardi di euro;
- il bollo auto per 7,5 miliardi di euro;
- l’imposta di registro per 6,1 miliardi di euro.
Meloni ribadisce il no alla patrimoniale sui ricchi
Anche se non ce n’era bisogno, considerando l’impostazione del governo Meloni, la premier ha deciso di ribadire il no alla patrimoniale sui redditi più ricchi. La posizione del governo viene rilanciata sui social in seguito alla proposta di opposizione e Cgil.
Ogni anno, a più riprese, si torna sul tema della patrimoniale per chi ha un patrimonio superiore a una cifra milionaria. Anche in questo caso la Cgil propone di introdurre un contributo di solidarietà dell’1,3% sui patrimoni superiori ai 2 milioni di euro.
Così come la segretaria del Partito democratico Elly Schlein ha dichiarato di essere favorevole a una tassazione sulle persone che hanno milioni a disposizione, cioè una tassazione ai miliardari, ma a livello europeo.
L’opposizione in ogni caso non è unita e c’è chi si schiera con la maggioranza o chiede a Giorgia Meloni di non fare dell’opposizione un unico pensiero. Lo ha fatto notare Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 Stelle, che ha dichiarato che per loro “una patrimoniale non è all’ordine del giorno”. Discorso simile per Matteo Renzi, che sulla patrimoniale parla di autogol mediatico del centrosinistra.
Giorgia Meloni ha quindi ribadito che fino a quando il suo governo governerà l’Italia una patrimoniale ai super ricchi non ci sarà, anche se in passato si è detta favorevole. È successo durante il quarto governo Berlusconi, quindi durante la crisi economica del 2011, quando votò a favore di un contributo di solidarietà straordinario sui redditi dei contribuenti più ricchi. Non era sul loro patrimonio, ma l’apertura c’era.
Che cosa si intende per patrimoniale
Bisognerebbe però chiarire che cosa si intende per “patrimoniale”, perché una volta tornata al centro della discussione si rischia di restare confusi. Dal punto di vista tecnico è un’imposta che colpisce il patrimonio, sia mobile che immobile, sia di persone fisiche che di persone giuridiche, come spiega bene Adnkronos, che ne fa un riassunto chiaro.
Rientrano nella base imponibile: denaro, immobili, azioni, obbligazioni e altri valori preziosi. La patrimoniale quindi si applica sul capitale già posseduto e può dividersi in:
- patrimoniale reale, che colpisce una sola componente della ricchezza, come l’Imu sugli immobili;
- patrimoniale soggettiva, che tassa la totalità del patrimonio.
Chi detiene la ricchezza in Italia?
Secondo Oxfam, nel 2022 l’1% più ricco detiene una ricchezza 84 volte superiore a quella del 20% più povero. Mentre secondo i dati Eurostat il 10% più ricco della popolazione italiana, circa 6 milioni di persone, detiene il 60% della ricchezza totale. Infine, lo 0,77% della popolazione, circa 457.000 persone, detiene il 47% delle risorse investibili nel Paese.
La proposta della Cgil è quella di un’aliquota dell’1,3% sui patrimoni superiori ai 2 milioni di euro. Colpirebbe circa 500.000 contribuenti, l’1% della popolazione italiana, e permetterebbe un gettito annuo di 26 miliardi di euro. Da sempre però il governo definisce simili imposizioni come “controproducenti”.
La patrimoniale in Europa
La patrimoniale esiste in altri Paesi europei: un’imposta sul patrimonio complessivo è presente in Spagna, Norvegia e Svizzera, mentre imposte su categorie di beni esistono in Francia, Belgio, Paesi Bassi e Italia.
Guardando la Spagna, per esempio, l’imposta sui patrimoni è progressiva. Si tratta di un’imposta di solidarietà che varia dall’1,7 al 3,5% per i patrimoni oltre 3 milioni di euro. Pensata come strumento per superare la crisi energetica, è stata in seguito adottata in maniera permanente. Se sia stata controproducente è difficile dirlo, almeno per il momento, ma abbiamo dei dati. Nel 2023 la sola patrimoniale ha generato un gettito superiore a 1,3 miliardi di euro. Al momento l’economia spagnola è una di quelle che cresce di più in Europa, rubando il primato a Paesi come Germania e Francia. Questi hanno i loro problemi certo, ma l’economia spagnola va bene anche da sola e l’Ocse prevede una crescita del 2,6% nel 2025 e del 2% nel 2026.
Forza propulsiva del Paese sono le riforme di stabilizzazione del mercato del lavoro e la regolarizzazione dell’immigrazione. Questo porta a un aumento della riscossione fiscale e, a cascata, a un miglioramento della percezione delle agenzie di rating sul rischio del Paese. La popolazione vive ancora un forte squilibrio, con 4 milioni di persone in condizioni di povertà relativa, dati comunque inferiori alla povertà assoluta italiana, ma è in calo rispetto al passato. Questo perché il Paese spende molto nel sistema di welfare, alimentato anche dalla patrimoniale sui redditi ricchi.