La Commissione Europea chiude le indagini su Fiat, Amazon e Starbucks: nessun vantaggio fiscale

La Commissione Europea ha concluso le indagini sui ruling fiscali concessi a Fiat, Amazon e Starbucks, dichiarando che tali pratiche non configurano vantaggi fiscali selettivi in violazione delle norme UE sugli aiuti di Stato.

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Danilo Supino

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Pubblicato: 28 Novembre 2024 13:18

Il 28 novembre 2024, la Commissione Europea ha ufficialmente chiuso tre indagini sui ruling fiscali concessi dal Lussemburgo a Fiat e Amazon, e dai Paesi Bassi a Starbucks. Tali indagini erano state avviate per verificare se le pratiche fiscali adottate configurassero aiuti di Stato incompatibili con le regole europee.

Le decisioni iniziali della Commissione, che avevano identificato vantaggi fiscali selettivi per queste aziende, erano state annullate dai tribunali dell’UE. Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva responsabile per la Concorrenza, ha spiegato:

“Gli organi giurisdizionali dell’Unione europea hanno confermato nella recente sentenza Apple che la Commissione aveva ragione a contestare alcune pratiche aggressive di ruling fiscali. In altre sentenze, essi hanno inoltre fissato il parametro di riferimento per valutare le pratiche di pianificazione fiscale alla luce delle norme dell’UE in materia di aiuti di Stato. Oggi, tenendo conto di tutte le conclusioni degli organi giurisdizionali dell’Unione europea, abbiamo concluso che Fiat, Amazon e Starbucks non hanno ricevuto un vantaggio selettivo rispetto ad altre società.”

Cosa sono i ruling fiscali

I ruling fiscali, se utilizzati in modo trasparente, servono a garantire la conformità delle pratiche aziendali con le normative fiscali locali. Tuttavia, possono diventare problematici se conferiscono benefici fiscali specifici a determinate imprese, generando distorsioni della concorrenza nel mercato unico.

La Commissione aveva inizialmente contestato che le autorità fiscali di Lussemburgo e Paesi Bassi avessero concesso vantaggi selettivi a Fiat, Amazon e Starbucks. Questi vantaggi, secondo le prime analisi, avrebbero ridotto artificialmente le imposte dovute dalle aziende coinvolte. Tuttavia, le sentenze dei tribunali europei hanno sollevato dubbi sulla metodologia utilizzata dalla Commissione.

I casi analizzati: Fiat, Starbucks e Amazon

  1. Fiat (Lussemburgo): Un ruling fiscale del 2012 avrebbe ridotto le imposte della società di 20-30 milioni di euro. La Corte di giustizia, nel 2022, ha annullato la decisione della Commissione, evidenziando l’uso di parametri errati.
  2. Starbucks (Paesi Bassi): Un ruling fiscale del 2008 avrebbe generato risparmi fiscali per 20-30 milioni di euro. Nel 2019, il Tribunale ha annullato la decisione della Commissione, affermando che non era stato dimostrato un vantaggio selettivo.
  3. Amazon (Lussemburgo): Un ruling del 2003, prorogato nel 2011, avrebbe ridotto le imposte di circa 250 milioni di euro. Tuttavia, nel 2023, la Corte di giustizia ha confermato che non esistevano prove sufficienti per dimostrare vantaggi selettivi.

Implicazioni per il mercato unico europeo

La chiusura delle indagini segna un passo importante nel dibattito sulla regolamentazione fiscale all’interno dell’Unione Europea. Come sottolineato da Margrethe Vestager, la Commissione continuerà a vigilare sulle pratiche fiscali per garantire parità di condizioni nel mercato unico.

Le sentenze recenti, inclusa quella relativa al caso Apple, hanno offerto un quadro più chiaro su come interpretare i ruling fiscali alla luce delle norme UE sugli aiuti di Stato. Sebbene le indagini su Fiat, Amazon e Starbucks si siano concluse senza sanzioni, esse sottolineano la necessità di una maggiore trasparenza fiscale e di un’applicazione rigorosa delle regole comuni.

La decisione di chiudere le indagini su Fiat, Amazon e Starbucks rappresenta un chiarimento cruciale sulle regole UE in materia di aiuti di Stato. Sebbene la Commissione non sia riuscita a dimostrare violazioni in questi casi, rimane determinata a garantire che le normative fiscali non diventino strumenti di concorrenza sleale, salvaguardando così l’equità del mercato unico europeo.