Manovra 2025, addio alle vecchie regole su auto aziendali: chi pagherà di più

La Manovra 2025 rivoluziona le auto aziendali: cambiano le regole fiscali con impatti economici importanti per lavoratori, aziende e mobilità

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 20 Dicembre 2024 08:27

Anche le auto aziendali non hanno avuto scampo e sono finite nel mirino della nuova Manovra: la situazione potrebbe farsi decisamente complicata per dipendenti e aziende. La modifica fiscale contenuta nel provvedimento introduce novità che colpiranno anche gli ordini effettuati nel 2024, trasformando quello che era un benefit in un potenziale boomerang economico.

Le aziende, da sempre abituate a offrire veicoli aziendali come incentivo o strumento di lavoro, potrebbero dover rivedere le proprie strategie. La pressione fiscale rischia di cambiare il volto di un settore che vale milioni di euro ogni anno. Ma vediamo cosa cambia.

Alimentazione: il nuovo metro di giudizio

Con l’approvazione della Manovra, dal 2025, la tassazione non guarderà più alle emissioni di Co2, ma alla tipologia di alimentazione. Una svolta che premia i veicoli elettrici con una tassazione al 10% e penalizza le auto a benzina e diesel, che dovranno affrontare un 50% di imposta. Le Plug-in Hybrid si piazzano nel mezzo con un 20%. Insomma, chi guida a carburante tradizionale dovrà mettere mano al portafoglio.

Chi si trova nella fascia di emissioni tra 61 e 160 g/km è destinato a vedere la propria imposizione schizzare dal 30% al 50%, un balzo che non passa certo inosservato. Le ripercussioni su flotte aziendali e lavoratori saranno inevitabili, con un impatto diretto sui costi e sulla mobilità.

Vecchie regole, altri vantaggi

Fino ad oggi, il sistema si basava su un criterio legato alle emissioni di Co2, suddividendo i veicoli in quattro fasce. La percentuale si calcolava applicandola al costo per chilometro, determinato annualmente dalle tabelle Aci, moltiplicato per una percorrenza standard di 15.000 chilometri. Un metodo che premiava i modelli meno inquinanti, senza fare discriminazioni sulla tecnologia.

Questo approccio consentiva alle aziende di pianificare i costi con una certa prevedibilità e incentivava l’adozione di veicoli più efficienti dal punto di vista delle emissioni. Ora, il nuovo sistema potrebbe rivoluzionare questi equilibri, creando nuove difficoltà di gestione.

La stoccata di Aniasa

Non si sono fatte attendere le reazioni del settore. Aniasa, l’associazione della mobilità in Confindustria, parla di una “emorragia” per il mercato. Nel 2025, si prevede una contrazione del 30% nelle immatricolazioni a noleggio a lungo termine (pari a 60.000 auto in meno) e un calo del 20% negli acquisti aziendali (15.000 veicoli in meno). Questo, secondo Aniasa, comporterà minori entrate per Stato ed Enti Locali per circa 125 milioni di euro. “Un aumento medio del valore imponibile del benefit auto di 1.600 euro, pari a un +67%”, denuncia l’associazione, sottolineando il peso che questa manovra avrà per chi utilizza un veicolo aziendale.

Aniasa teme che questa stretta possa colpire un settore già provato da crisi precedenti, con conseguenze a catena sull’occupazione e sulle scelte di mobilità delle imprese.

Milleproroghe: l’ultima speranza?

I dipendenti, non dimentichiamolo, i veri protagonisti di questo cambiamento, rischiano di vedere il benefit trasformarsi in una zavorra. Con costi così elevati, molti potrebbero essere spinti a ripensare l’uso dell’auto aziendale, optando per soluzioni più economiche o rinunciando del tutto al servizio.

Le aziende, dal canto loro, potrebbero preferire alternative come l’indennità chilometrica o altre forme di compensazione, limitando ulteriormente il ricorso a vetture aziendali. Questo cambiamento, se confermato, modificherebbe radicalmente il modo in cui le imprese supportano la mobilità dei propri dipendenti.

Non tutto è ancora scritto. Il decreto Milleproroghe potrebbe rappresentare un’occasione per rivedere le norme e contenere i danni, ma i tempi stringono.