Lo spread tra Btp e Bund apre a 72 punti base, in netto calo rispetto ai 76,5 della chiusura di venerdì scorso. Una riduzione importante, che invia un segnale forte ai mercati e che rende l’Italia sempre più appetibile agli investitori.
Non solo: il rendimento del decennale italiano, pur salendo leggermente al 3,44%, si conferma al di sotto di quello dell’Oat francese, che viaggia al 3,46%. Ciò significa che oggi l’Italia si finanzia a costi inferiori rispetto alla Francia, segnando un netto cambio di passo nella percezione del rischio degli ultimi anni.
Lo Spread come termometro del rischio
Per comprendere la portata di questi numeri, è fondamentale chiarire cosa sia lo spread Btp-Bund. In termini tecnici, è la differenza di rendimento tra il titolo di Stato italiano a 10 anni (Btp) e l’omologo tedesco (Bund), considerato il bene rifugio per eccellenza in Europa.
Se il Bund rende il 2,72% e il Btp il 3,44%, lo spread è di 72 punti base (0,72%). Questo numero rappresenta il premio al rischio che gli investitori chiedono per prestare denaro all’Italia invece che alla Germania. Se lo spread è alto, allora i mercati temono che l’Italia non riesca a ripagare i debiti; se è basso, allora c’è fiducia nella stabilità finanziaria del nostro Paese. Se 72 punti è già una cifra molto bassa, gli esperti ipotizzano che potrebbe andare anche sotto i 70 punti, una situazione inimmaginabile fino a pochi anni fa.
Perché conviene investire nei Titoli di Stato
Un livello di spread così basso, unito ai rendimenti attuali, crea una finestra interessante per i risparmiatori per almeno tre motivi:
- un buon rapporto rischio/rendimento, con l’investitore che può ottenere un flusso cedolare di tutto rispetto con volatilità molto inferiore rispetto al passato;
- prospettive di guadagno, grazie all’incasso delle cedole semestrali e la rivendita del titolo a un prezzo più alto in futuro;
- usare i Titoli di Stato come rifugio dall’incertezza azionaria, con i bond governativi visti come porto sicuro rispetto all’imprevedibilità dei mercati.
Le conseguenze per l’economia reale
Ma l’impatto di uno spread a 72 punti base va ben oltre i grafici di borsa; è ossigeno puro per l’economia reale italiana.
La prima conseguenza diretta è il risparmio sugli interessi. L’Italia ha un debito pubblico molto alto (una cifra pari a oltre 3.000 miliardi di euro) che deve essere costantemente rifinanziato emettendo nuovi titoli. Se lo spread scende, lo Stato deve offrire interessi più bassi per convincere gli investitori a comprare il debito. Questo si traduce in miliardi di euro risparmiati ogni anno, con risorse che il governo può utilizzare per investimenti pubblici, sanità o riduzione delle tasse.
Inoltre, c’è un fattore di credibilità internazionale. Il fatto che il rendimento sia inferiore a quello francese indica che i mercati vedono oggi Roma politicamente più stabile di Parigi. Non solo, ma oggi l’economia italiana è anche più dinamica della Germania, che, dopo aver vissuto una fase di arresto, sta tornando a crescere come prima.
Questo clima di fiducia favorisce lo Stato ma anche le banche e le imprese italiane, che possono finanziarsi sui mercati a costi più contenuti, sostenendo così la crescita del Paese.