La Federal Reserve ha confermato ieri tassi di interesse invariati, segnando però che quest’anno taglierà il costo del denaro per tre volte, riducendolo complessivamente di 75 punti base. Il taglio, che era atteso dal mese di giugno, potrebbe anche avvenire prima, secondo le nuove aspettative degli analisti.
Cosa ha deciso a Fed
Il FOMC, comitato di politica monetaria della banca centrale americana, ha lasciato i tassi invariati per la quinta volta consecutiva, confermandoli in un range fra il 5,25% e il 5,50%.
“I recenti indicatori suggeriscono che l’attività economica si sta espandendo a una velocità solida. L’inflazione è rallentata nell’ultimo anno ma resta elevata”, si legge nello statement dove si sottolinea che l’outlook resta “incerto” e che la Fed “continuerà a fare attenzione ai rischi di inflazione”.
Dal dot-plot, la tabella rappresentativa delle preferenze dei membri del Board, emerge che l’istituto centrale prevede tre tagli dei tassi quest’anno, per un totale di 75 punti base.
Per i Presidente Jerome Powell l’insieme complessivo dei rischi, positivi e negativi, sul raggiungimento degli obiettivi di politica monetaria “si sta muovendo verso un quadro più bilanciato”, ma “al tempo stesso l’inflazione resta troppo alta e i progressi per abbassarla non sono assicurati”.
Powell ha aggiunto che i banchieri centrali della Federal Reserve ritengono che “sarà probabilmente appropriato” ridurre i tassi di interesse sul dollaro “a un certo punto quest’anno”.
Le nuove previsioni economiche
In questa riunione, a Fed ha anche aggiornato le sue previsioni economiche, ritoccandole al rialzo ed indicando che il Pil americano crescerà del 2,1% quest’anno per poi frenare a 2% nel 2025 e, nel 2026. Il tasso di disoccupazione è stimato quest’anno al 4% e, in aumento, al 4,1% nel 2025, per poi tornare al 4% nel 2026.
Quanto all’inflazione è attesa nel 2024 al 2,4%, per poi scendere al 2,2% nel 2025 e al 2% nel 2026. Il tasso core nell’inflazione sarà al 2,6% quest’anno per poi calare nel 2025 e, nel 2026.
Cosa si aspettano gli analisti
Per Goldman Sachs i progressi dell’inflazione e del mercato del lavoro “porteranno la Fed a iniziare il suo ciclo di riduzione dei tassi quest’estate“. “Nonostante i recenti intoppi sul fronte dell’inflazione, le principali banche centrali continuano a perseguire la strada dei tagli dei tassi nei prossimi mesi e le obbligazioni a reddito fisso di alta qualità ne trarranno vantaggio“, commenta Whitney Watson, Co-Head and Co-CIO of Fixed Income and Liquidity Solutions di Goldman Sachs Asset Management.
Paolo Zanghieri, senior economist di Generali Investments, nota che “il FOMC si è mostrato più tollerante nei confronti dell’inflazione, aumentando le sue previsioni per l’anno in corso” e “Powell ha lasciato intendere che la Fed rallenterà presto il ritmo del Quantitative Tightening, ma questo non implica un valore di equilibrio più elevato per lo stock di asset detenuti”. “Manteniamo la nostra visione di tre tagli dei tassi quest’anno, a partire da giugno. – conferma l’analista – I mercati hanno accolto con favore l’invarianza del punto 2024 e il tono complessivamente dovish della riunione, con l’S&P che ha chiuso a un nuovo massimo e il tasso a 2 anni che ha perso 10 punti base”.
Pictet AM sottolinea che “il FOMC ha aumentato le proiezioni di crescita e inflazione, ma il punto mediano per il 2024 è rimasto a tre tagli. Questo dato è indicativo della funzione di reazione della Fed e indica una chiara tendenza a tagliare i tassi quest’anno. Powell ha minimizzato il recente rialzo dell’inflazione, sottolineando che la visione della Fed di un’inflazione in discesa su una strada accidentata non è cambiata. Si è astenuto dal fornire indicazioni specifiche sulla data di inizio o sul ritmo dei tagli, ma ha ribadito che i tagli sono probabili a un certo punto dell’anno”. “La nostra ipotesi di base per il primo taglio è ancora giugno. – spiega Xiao Cui, Senior Economist di Pictet – Il rischio per la nostra previsione della Fed di un inizio a giugno e di tagli cumulativi di 125 punti base è chiaramente legato a un inizio più tardivo e un numero inferiore di tagli”.
Per Tiffany Wilding, Managing Director ed Economista di PIMCO, “le proiezioni aggiornate mostrano una Fed tutt’altro che intenzionata ad avviare il processo di normalizzazione dei tassi nei prossimi mesi, ma allo stesso tempo alle prese con questioni più ampie sull’inflazione e sulla sensibilità dell’economia statunitense ai tassi d’interesse, che determineranno il ritmo dei tagli nel corso del prossimo anno o du. “Ccontinuiamo a prevedere un riferimento di 75 punti base per i tagli nel 2024 a partire da giugno – spiega – ma riteniamo che i rischi a breve termine siano orientati verso un numero di tagli inferiore a quello attualmente previsto dai funzionari della Fed”.