Bollette dell’acqua: Frosinone tartassata con 700 euro a famiglia, a Cosenza importi light

Al di là della spesa media per la bolletta dell'acqua, pari a 393 euro a famiglia nel 2024, pesano le profonde disparità fra le varie province d'Italia. I dati del Centro studi Ircaf

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Pubblicato: 3 Dicembre 2024 14:49

La spesa media per la fornitura di acqua nel 2024 sale a 393 euro all’anno per una famiglia di tre persone, contro i 378,7 euro del 2023. È quanto emerge dal report del Centro studi Ircaf, che analizza le tariffe e la qualità del servizio idrico in 111 capoluoghi di provincia.

Gli aumenti, che a livello nazionale segnano un +3,77%, evidenziano ancora una volta forti disparità territoriali: si pensi che la bolletta dell’acqua più pesante, sempre per una famiglia tipo, si paga a Frosinone con oltre 700 euro, mentre il conto più leggero lo si paga a Cosenza con appena 140 euro. Fra le due realtà si registra dunque un gap pari al 403%.

Tariffe in crescita oltre l’inflazione

Il report evidenzia come dal 2011 ad oggi, i costi del servizio idrico sono aumentati del +81,5%, passando da una media di 216 euro a 393 euro. Si tratta di un incremento che supera di gran lunga il tasso d’inflazione nello stesso periodo.

Per i nuclei formati da una sola persona, la spesa nel 2024 si attesterà sui 172 euro per un consumo medio di 56 metri cubi.

La bolletta idrica è composta principalmente dai costi per l’acquedotto (40,6%), la depurazione (26%) e la fognatura (11,7%), oltre a voci accessorie e all’Iva al 10%.

Disparità territoriali

Il costo medio nazionale non riflette l’ampia variabilità tra le diverse province italiane. In alcune aree si registrano costi sensibilmente più elevati rispetto alla media.

Frosinone guida la classifica con 705,4 euro annui (+79% sulla media). Province toscane come Pisa (637,8 euro, +62%), Prato e Pistoia (559,6 euro) seguono a ruota. All’opposto, si trovano città con costi decisamente inferiori: Cosenza registra il costo più basso con 140 euro all’anno (-64%). Se la passano bene anche Campobasso e Isernia con 190 euro (-51%).

Al di là dei picchi, in generale a livello macro l’acqua è più cara nel Centro Italia (519 euro di media) e più economica nel Nord-Ovest (335 euro). Anche Sud e Isole, con costi inferiori del 10% rispetto alla media nazionale, mostrano un vantaggio economico.

La qualità del servizio idrico

Nel Nord-Ovest, con costi più bassi della media, si riscontra una qualità del servizio superiore, sia sotto il profilo tecnico che contrattuale (tempi di allacciamento, gestione dei reclami, rateizzazioni). Nel Centro Italia, dove le tariffe sono più alte, la qualità tecnica risulta inferiore, mentre quella contrattuale è tra le migliori del Paese. Situazione critica al Sud e nelle Isole: costi inferiori alla media nazionale si accompagnano a carenze significative sia nella qualità tecnica che contrattuale. La difficoltà nel raccogliere dati omogenei, dovuta alla mancata piena operatività degli Egato (Enti di governo dell’ambito territoriale ottimale), limita ulteriormente l’analisi.

Erogazione dell’acqua e stato delle infrastrutture

Non si può poi omettere una criticità che segna la vita di decine di migliaia di persone al Sud e nelle Isole, ovvero la cronica mancanza d’acqua legata, certamente, alla siccità aggravata dal cambiamento climatico. Ma occorre ricordare che ampie porzioni del territorio sono caratterizzate da reti idriche che disperdono buona parte dell’acqua, e da invasi fatiscenti che vengono sistematicamente svuotati quando il livello dell’acqua supera una certa soglia, onde evitare il rischio di rotture degli impianti.

La siccità, che in parte della Sicilia e della Sardegna si è protratta ben oltre il periodo estivo, oltre a causare disagi ai cittadini ha messo in ginocchio agricoltura, allevamenti e industrie con ricadute importanti a partire dal costo degli alimenti.

Il problema, oltre che infrastrutturale, è anche di management: come ha reso noto il ministro per la Protezione Civile, Nello Musumeci, la Sicilia negli anni non ha utilizzato buona parte dei fondi stanziati.