Partiamo dai numeri. Nel 2022 sono stati stimati 20 milioni di nuovi casi di cancro e 9,7 milioni di decessi. Si prevede che nel 2050 i nuovi casi saranno oltre 35 milioni, con un aumento del 77% rispetto al 2022. Il rapido aumento del carico oncologico globale riflette sia l’invecchiamento della popolazione, sia i cambiamenti nell’esposizione delle persone ai fattori di rischio, molti dei quali sono associati allo sviluppo socioeconomico.
In questo senso l’inquinamento atmosferico appare come un fattore di rischio ambientale di primaria importanza, che spesso non consideriamo a sufficienza. Il problema è che i trend dicono quanto l’impennata numerica dei tumori porterà ad un innalzamento dei costi pubblici che gravano sulla spesa sociale delle famiglie, rafforzando le disparità sociali e territoriali e gravando, inoltre, sui sistemi sanitari.
Insomma, si rischia di creare un circolo vizioso in cui proprio l’ambiente gioca un ruolo importante, come è stato ricordato dagli esperti presenti al Convegno organizzato dall’Associazione italiana contro le Leucemie, i Linfomi e il Mieloma (AIL) dal titolo: “Curare è prendersi cura. Impatto ambientale e rischio sanitario, benessere e stili di vita”.
Indice
L’impegno di AIL
Da 55 anni AIL promuove e sostiene la ricerca scientifica per la cura delle leucemie, dei linfomi e del mieloma; assiste i pazienti e le famiglie accompagnandoli in tutte le fasi del percorso attraverso la malattia con servizi adeguati alle loro esigenze; si propone di migliorare la qualità di vita dei malati e di sensibilizzare l’opinione pubblica alla lotta contro le malattie del sangue.
L’Associazione Italiana contro Leucemie, linfomi e mieloma è stata costituita l’8 aprile 1969 a Roma e che oggi è una realtà forte e radicata, presente su tutto il territorio nazionale. L’AIL svolge attività a favore dei pazienti ematologici in collaborazione con le strutture pubbliche, sia universitarie che ospedaliere; si basa sull’autonomia delle singole sedi provinciali e sul principio che i fondi siano spesi, nel più trasparente dei modi, là dove sono raccolti e per gli obiettivi che di volta in volta vengono proposti. Il tutto, con una serie di iniziative che vanno dal fronte scientifico all’assistenza e al sostegno ai pazienti e alle famiglie, grazie alle sue 83 sezioni provinciali e ai suoi oltre 17.000 volontari.
L’impatto ambientale e la comparsa di tumori
A leggere quanto riporta l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) “circa il 22% delle malattie globali sia dovuto all’esposizione a fattori ambientali modificabili; questa percentuale sale tra il 23 e il 26% nei bambini”, occorre sicuramente riflettere. E soprattutto bisogna pensare alla seconda parte di quanto riportato. Ovvero ricordare che “gran parte di questi rischi, però, potrebbero essere evitati attraverso la riduzione del rischio ambientale”.
In questo senso l’inquinamento rappresenta un rischio ormai accertato per la salute umana, soprattutto in presenza di elevate concentrazioni di inquinanti anche per brevi periodi o l’esposizione a basse concentrazioni per lunghi periodi di tempo. Vari tipi di inquinamento, come quello atmosferico, del suolo e dell’acqua, possono contribuire all’insorgenza di problemi ematologici.
In questo senso va ricordato quanto presentato da Ruggero Ridolfi, Oncologo Endocrinologo, ISDE Forlì-Cesena, ARRT Cesena che ha fatto il punto sul modo in cui l’inquinamento ambientale contribuisce all’aumento dell’incidenza tumorale, un fenomeno che sta crescendo soprattutto nei giovani. Nel nostro Paese, infatti, il rischio di incidenza è raddoppiato in soli 15 anni a una velocità maggiore rispetto alle precedenti generazioni: i soggetti di 15-39 anni con cancro sono raddoppiati in 24 anni, da circa 10.000 nel 1995 a circa 20.000 nel 2019. Non solo: si è richiamata l’attenzione sulla normalizzazione dell’incidenza tumorale nella popolazione pediatrica, indagando la necessità di individuare le cause per non far ammalare di tumore le persone, soprattutto i bambini e i giovani.
Il ruolo delle abitudini e del clima
Al convegno, si è parlato di PFAS e di esposizione a queste sostanze, che nel tempo si associa ad una serie di effetti negativi sulla salute, tra cui problemi alla tiroide, diabete, danni al fegato, al sistema immunitario, cancro al rene e ai testicoli, e causa, inoltre, impatti negativi sulla fertilità.
Ma ciò che conta è soprattutto quanto facciamo noi. Ogni giorno. Alessandro Maria Vannucchi, Direttore della SOD Ematologia CRIMM, AOU Careggi Università degli Studi di Firenze, ha messo in evidenza come fattori comportamentali, come il fumo di sigaretta, aumentino il rischio di manifestazioni cliniche, in particolare trombosi, ipertensione e displipidemie.
Ma non basta. Occorre ricordare come inquinamento atmosferico e mutamenti climatici possano “viaggiare assieme. Lo ha segnalato Paola Michelozzi, Direttore UOC Epidemiologia Ambientale, Occupazionale e Registro Tumori S.S.R Lazio – ASL Roma 1, ricordando come si tratti di un un fenomeno che, attraverso la variazione climatica, impatta in modo sempre più intenso e frequente anche sulla salute umana; tra gli effetti si annoverano le ondate di calore e l’indebolendo delle difese immunitarie dell’organismo. Infine, non va sottovalutato quanto e come oggi le evidenze e la comunità scientifica concordano sulla pericolosità dei campi elettromagnetici e sul fatto che tale nocività si può legare a leucemie infantili, tumore al seno, glioma e neurinoma acustico, in un percorso che si sviluppa anche alla luce dell’aumento all’esposizione alle tecnologie elettromagnetiche.
Infine Aurelio Angelini, Sociologo dell’ambiente, Direttore della rivista scientifica Culture della Sostenibilità, ha fatto un focus sull’impatto delle sorgenti inquinanti sulla salute, proponendo un’analisi dei principali fattori che contribuiscono al deterioramento della salute fino all’insorgenza tumorale; tra questi fattori vale la pena di citare l’inquinamento atmosferico, causa di malattie respiratorie, cardiovascolari, i tumori e il declino cognitivo e i pesticidi, sostanze tossiche per la salute.