Enrico Fermi, tassello chiave del Progetto Manhattan

Qual è stato il ruolo dello scienziato italiano Enrico Fermi, premio Nobel, all'interno del complesso e dibattuto Progetto Manhattan

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Enrico Fermi è passato giustamente alla storia come uno dei più grandi scienziati del secolo scorso. Fisico e matematico, premiato con il Nobel nel 1938. Ecco la motivazione: “L’identificazione di nuovi elementi della radioattività e la scoperta delle reazioni nucleari mediante neutroni lenti”.

Non tutti sanno che sulla tavola periodica c’è un omaggio proprio a questa grande mente italiana, il fermio, simbolo Fm, sta proprio a ricordare il suo nome.

Progetto Manhattan

Enrico Fermi è uno dei padri della bomba atomica, avendo preso parte al celebre, cruciale e, al tempo stesso, terribile progetto Manhattan. Avrebbe di certo potuto dare di più alla causa scientifica globale, ma un cancro allo stomaco lo ha stroncato a soli 53 anni.

La sua vita è cambiata del tutto nel 1938, insieme con quella di altri milioni di persone. Nell’estate di quell’anno entrarono in vigore in Italia le vergognose leggi razziali. Fermi si ritrovò di colpo a non avere motivazioni per restare in Italia. Gli Stati Uniti erano un richiamo portentoso, avendo la chance di proseguire i propri studi in ricchi laboratori, ricevendo sovvenzioni e con la garanzia di poter essere in un ambiente all’avanguardia.

Tutto ciò però passò in secondo piano dinanzi alla necessità di tenere al sicuro sua moglie, Laura Capon, ebrea. Negli USA trovò lavoro presso la Columbia University di New York, proseguendo la ricerca sulla fissione nucleare. Compreso il potenziale gigantesco, realizzò la prima pila atomica, la Chicago Pile I (quasi un prototipo di un reattore nucleare, ndr), insieme a un gruppo di colleghi emigrati.

In questa fase cruciale per la storia del mondo, la scienza divenne di colpo particolarmente allettante per l’esercito e la politica. Albert Einstein si fece portavoce delle preoccupazioni della comunità scientifica. Scrisse una lettera in rappresentanza di moltissimi celebri fisici, spaventati all’idea che queste scoperte finissero nelle mani dei nazisti. La risposta di Roosevelt? Il Progetto Manhattan per consegnare agli USA una bomba atomica.

Bomba atomica: il ruolo di Fermi

Il Progetto Manhattan ebbe come sito centrale Los Alamos, scelto dal fisico Oppenheimer e dal generale Groves. Il piano segreto per realizzare una bomba atomica basata sulla fissione nucleare, fermando la costante ascesa del fronte nazista e fascista, vide Fermi ricoprire un ruolo molto importante.

Il premio Nobel italiano divenne uno dei direttori. Il suo enorme talento gli procurò rapidamente un soprannome molto insolito, quello di “oracolo”. Il motivo è presto spiegato. I suoi illustri colleghi apprezzarono enormemente il fatto che fosse capace di risolvere qualsiasi sorta di problema di tipo fisico sorto durante la progettazione.

Enrico Fermi era presente ad Alamogordo, nel deserto che il 16 luglio 1945 vide lo sgancio del primo prototipo di testata nucleare. Testimoni del tempo raccontarono come il premio Nobel non si spaventò nel vedere il gigantesco potere distruttivo della bomba. Restò legato al proprio ruolo, quello di un fisico, senza mai porsi nei panni di un civile. Riuscì infatti a misurare “a occhio” la potenza dell’esplosione dell’ordigno. Condusse un vero e proprio esperimento durante il test, lasciando cadere dei coriandoli di carta durante l’esplosione, misurando il loro spostamento in relazione all’onda d’urto.