“Comune che vai fisco che trovi”: è il titolo alquanto indicativo dello studio della Confederazione nazionale dell’artigianato che spiega come le Pmi in Italia non pagano tutte le stesse tasse. Il rapporto realizzato dall’Osservatorio sulla tassazione delle piccole imprese ha calcolato, infatti, quanti giorni servono alle aziende sul territorio per far fronte completamente al prelievo fiscale, registrando come da Bolzano ad Agrigento la tassazione sulle Pmi varia di diversi punti percentuali da provincia a provincia.
Dove pagano più tasse le Pmi: lo studio Cna
Lo studio della Cna ha preso come modello un’azienda con cinque dipendenti, 430mila euro di ricavi e 50mila euro di reddito, con un laboratorio di 350 metri quadri e un negozio di 175.
Passando al setaccio 114 capoluoghi di provincia, gli esperti dell’associazione degli artigiani hanno stilato quindi la classifica dei comuni dove le piccole imprese pagano più tasse, sulla base del “Total tax rate” (Ttr).
In generale questo tasso ha fatto registrare un miglioramento rispetto all’anno passato, grazie a un calo di 7,5 punti che porta la pressione fiscale sulle Pmi al 52,7% a livello nazionale (qui avevamo riportato i dati sulla pressione fiscale delle Pmi secondo le stime di Unimpresa).
Gli esperti di Cna hanno tradotto questa percentuale in giorni di lavoro, stimando quindi che le aziende del nostro Paese impiegheranno nel 2023 in media 28 giorni in meno per versare tutti gli adempimenti, anticipando così dal 7 agosto al 10 luglio il cosiddetto “Tax free day”, cioè la data nella quale si liberano dei tributi dovuti allo Stato.
Un risultato, secondo l’analisi dell’Osservatorio, reso possibile in particolare da tre interventi sul Fisco messi in atto dal Governo: deduzione Imu del 100%, l’eliminazione dell’Irap e la rimodulazione dell’Irpef.
Dove pagano più tasse le Pmi: la classifica
Scendendo sul territorio le differenze da comune a comune risultano però più marcate. La classifica della Cna posiziona al primo posto delle città dove la pressione fiscale è più bassa Bolzano, con il 46,7% di “Ttr”, seguito da Trento al 47,9% e da Gorizia, sul gradino più basso del podio con il 48,5%.
Ribaltando la graduatoria, nella mappa dei capoluoghi di provincia dove le Pmi pagano più tasse spiccano Agrigento e Vercelli con il 57,1%, il valore massimo di “Ttr”, davanti a Biella con il 56,9%, mentre tra le grandi città si segnala Roma con il 53,4% e Milano con il 51,3%.
Gli studiosi dell’Osservatorio di Cna spiegano che “le differenze nella tassazione dipendono dalla Tari e dalle rendite catastali che non sono allineate ai valori commerciali. Anche se la pressione fiscale è scesa resta comunque elevata. A Bolzano l’impresa deve lavorare fino al 18 giugno per pagare il socio Stato mentre ad Agrigento è necessario sgobbare fino al 30 luglio.”
“Al Governo e alle forze politiche ricordo che il 98% delle imprese italiane è di piccole dimensioni e troppo spesso ci si dimentica di questa realtà” ha spiegato il presidente dell’associazione Dario Costantini presentando la nuova edizione dello studio (qui avevamo parlato delle imprese italiane tra le più tartassate d’Europa dal Fisco). Sul tema delle tasse, ha aggiunto il numero uno di Cna, “risalta che nei comuni con i servizi peggiori il peso delle tasse è maggiore. Al Nord si pagano meno tasse rispetto al Sud – ha aggiunto Costantini – e su questo si deve interrogare il Paese e anche noi come associazione”.