Pensioni, effetto Quota 100 ed effetto Covid: come cambiano

Gli ultimi dati Inps evidenziano un allineamento tra anzianità e vecchiaia. Ma ecco cosa potrebbe cambiare con il Covid19

Pubblicato: 19 Aprile 2020 10:15

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Alessandra Di Bartolomeo

Giornalista di economia

Giornalista esperta di risparmio, ha maturato una vasta esperienza nella divulgazione di questioni economiche.

Dopo aver presentato, nel 2019, un rapporto di oltre il 50% superiore, sono in calo, nel primo trimestre, i nuovi pensionamenti anticipati, che si sono pressoché allineati a quelli di vecchiaia: 55.085 contro 54.009. Sono questi i dati comunicati dall’Inps a proposito dei flussi di pensionamento. Un dato che si riscontra anche per il lavoro autonomo, con 20.389 nuove anzianità contro 19,705 nuovi pensionamenti di vecchiaia.

Effetto “Quota 100”

Il calo sarebbe determinato dal fatto che, lo scorso anno, “Quota 100” aveva fatto aumentare i pensionamenti anticipati. Nei primi tre mesi del 2019, le nuove pensioni legate alla sola anzianità contributiva erano state 27.056. 

Secondo i dati, le uscite dei commercianti si sono triplicate, passando da 2.768 a 7.291. Per i dipendenti, il numero di uscite anticipate sono state 34.687 nel primo trimestre 2020, rispetto alle 18.471 dello stesso periodo del 2019. Un dato che “non ci stupisce”, ha commentato il Segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga, “dal momento che nel frattempo è entrata in vigore la pensione con “Quota 100” che, però ha cominciato ad essere liquidata dal 1 aprile 2019 e solo per il settore privato”.

Come potrebbe incidere l’attuale emergenza

Nei primi tre mesi del 2020, le nuove domande presentate per “Quota 100” sono state circa 30mila: la media al mese, dunque, ha subito un dimezzamento rispetto al 2019. Ma su questo dato potrebbe incidere l’attuale emergenza, che potrebbe spingere molti lavoratori con 62 anni di età e 38 di contributi – i “requisiti minimi” – a prendere in considerazione un’uscita anticipata. 

Altro dato che emerge, il calo delle pensioni di invalidità. Il rapporto tra pensioni di invalidità e quelle di vecchiaia, infatti, rispetto al 2019 è più che dimezzato: 7.504 del primo trimestre 2020 contro le 46.108 dell’intero 2019. Calate anche le nuove pensioni di reversibilità: 40.440 contro le 52.982 dello stesso periodo del 2019. Questo dato in particolare potrà essere in futuro influenzato dal coronavirus, quando verranno elargite le pensioni ai coniugi delle vittime di Covid19.

Pensioni anticipate per genere

Degno di nota, secondo il Segretario Cisl Ganga, il fatto che nel primo trimestre 2020 siano 11.130 le donne che hanno ottenuto la pensione anticipata a fronte di 23.557 uomini: ciò significa che “le donne sono il 32% del totale mentre per le pensioni di vecchiaia nello stesso periodo la percentuale è del 50% (su 16.366, 8.072 le pensioni per le donne e 8.294 per gli uomini)”.

Numeri che, a suo avviso, confermano “ancora una volta quanto sia difficile per le donne accedere alla pensione anticipata per la quale sono chiesti più contributi e carriere più costanti”. Tale evidenza confermerebbe anche “la nostra idea della necessità di forme compensative per i requisiti a pensione come quello dello scomputo di anno per figlio”.

Pensioni elemento fondamentale del sistema sociale

Quanto al raddoppiamento complessivo delle pensioni di vecchiaia, registrato nonostante i requisiti anagrafici e contributivi siano rimasti gli stessi (67 anni e 20 anni di contributi), per Ganga le motivazioni potrebbero essere legate “all’andamento demografico del Paese. In ogni caso”, prosegue, “non c’è dubbio che le pensioni rimangono un elemento fondamentale del sistema sociale del Paese e tanto più lo saranno nel futuro”.

Ecco perché, secondo il Segretario Cisl, “non dovranno diventare oggetto di scambio né essere considerate solo costo come è purtroppo avvenuto nel passato, ma piuttosto dovranno essere rafforzate per far fronte alle esigenze di protezione sociale sempre più pressanti”.