Non solo abiti. Fino al prossimo 27 luglio, gli spazi della boutique Antonio Marras in via dei Condotti a Roma accoglie la mostra Linea d’ombra. Ispirata al romanzo La linea d’ombra (1916) di Joseph Conrad, l’esposizione propone disegni dell’artista-stilista sardo, insieme a foto e video sotto la sua direzione artistica.
Una riflessione sul tempo
Al centro, come nelle pagine del romanziere, la riflessione sul tempo e sul passaggio all’età adulta. Nelle 41 opere presenti, Marras porta nel cuore della città eterna un itinerario frammentato di storia personale e collettiva fatto di volti, mani, orme, luci, ombre, oggetti e composizioni.
Riconoscibili alcuni dei motivi cari all’artista, a partire dall’amore per tutto ciò che reca tracce del tempo ed è trasformato dal vissuto. Ma anche l’interesse per la ripetizione, il gusto per l’accumulo e la passione per la teatralità. Il disegno di Antonio Marras è parte della quotidianità dello stilista, per il quale “nulla dies sine linea, nessun giorno senza tracciare una linea’’.
Artista stilista
Antonio Marras ha sempre in mano una matita, una penna, uno stilo e dei quaderni, fogli, agende, block notes per riempire spazi vuoti, per lasciare orme, rivelare forme, suggestioni nel tentativo di raccogliere sguardi, reliquie, reperti, segni.
L’artista e stilista traccia mappe e segna territori, tratteggiando voci e silenzi, spinto da quell’amore per tutto ciò che è vivo e che palpita che si traduce in un’urgenza del fare e che dà vita a un universo di disegni che si animano, segni che prendono forma, ritratti che parlano, ombre che riflettono promesse, linee che tracciano sentieri di seduzione.
Chi è Antonio Marras?
La sua arte nasce ad Alghero, città che lui ricorda come “un’isola nell’isola”, il suo debutto come stilista sarà a trent’anni nel 1991 a Roma e l’anno successivo a Parigi. Da lì in poi il suo percorso è caratterizzato da alti e bassi, fino alla nascita del suo brand e al ruolo di direttore artistico da Kenzo, abbandonato poi nel 2011. Non solo abiti, ma anche teatro e arte, per questo la mostra di Roma non stupisce, anzi è un tassello del suo percorso, sempre alla ricerca di qualcosa come lui stesso afferma «L’irrequietezza è la fonte della mia creatività».