Prezzi della pasta in aumento, manca il grano in Italia

La pasta italiana, simbolo del Made in Italy, affronta una crisi profonda. Cambiamenti climatici, importazioni aggressive e prezzi inadeguati minacciano la filiera del grano duro

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

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La pasta, simbolo indiscusso della cucina italiana, rischia di diventare sempre più il prodotto di una filiera in crisi. Non per colpa della qualità, che continua a essere ottima, né per l’impegno degli agricoltori, ma per un insieme di fattori che stanno minando le fondamenta dell’intera catena produttiva:

  • cambiamento climatico;
  • importazioni selvagge;
  • prezzi inadeguati;
  • squilibri di mercato.

Lo scenario che emerge dalle ultime rilevazioni di Coldiretti e Consorzi Agrari d’Italia (Cai) è allarmante: la produzione di grano duro è in calo di almeno il 20% rispetto al potenziale produttivo medio, con punte negative proprio in Puglia, il “granaio d’Italia”.

I dati della produzione di grano in Italia

Le stime della trebbiatura 2025 indicano una produzione di circa 3,7 milioni di tonnellate di grano duro (utilizzato per la pasta) e meno di 2,5 milioni di tonnellate di grano tenero, in un contesto comunque qualitativamente buono.

Ma il dato va letto nel confronto con la media degli anni normali. Si tratta di un calo significativo, seppur in lieve ripresa rispetto al 2024, anno funestato da una gravissima siccità al Sud, che ha compromesso raccolti su larga scala.

La provincia di Foggia, che da sola garantisce il 20% del grano duro italiano, ha subito un crollo netto della produttività. E anche in Sicilia, Molise e Basilicata, il raccolto si è mantenuto qualitativamente elevato, ma comunque altalenante in quantità.

Al Nord, invece, le imprese agricole hanno dovuto fronteggiare l’opposto: non la siccità, ma ristagni idrici dannosi per la maturazione dei cereali, soprattutto in Emilia e Veneto, con riduzioni stimate intorno al 15-20%.

La crisi climatica si conferma quindi come una variabile instabile e trasversale, che colpisce in modo differenziato ma sistemico l’agricoltura italiana. L’aggravante? Il fatto che le rese più basse non vengano nemmeno compensate da un aumento dei prezzi.

Produttori in crisi e concorrenza sleale

Può sembrare assurdo, ma a fronte di un raccolto ridotto e di un mercato nazionale che fatica a soddisfare l’intera domanda interna, i prezzi pagati agli agricoltori sono in calo.

Il grano duro, secondo dati Coldiretti su base Ismea, ha subito una flessione del 13% nell’ultima settimana di giugno rispetto allo stesso periodo del 2024.

Come è possibile? La risposta va cercata nelle importazioni selvagge, che arrivano in massa proprio durante il periodo della trebbiatura, azzerando la domanda interna.

Quasi 800mila tonnellate di grano duro sono arrivate in Italia dal Canada, oltre il doppio (+104%) rispetto allo scorso anno. E non si tratta solo di quantità, si tratta anche di differenze sostanziali nelle pratiche agricole.

Il grano canadese, ad esempio, viene spesso trattato con glifosato in pre-raccolta, una tecnica vietata in Europa e in particolare in Italia.

Lo stesso accade per il grano proveniente da Russia e Turchia, che contribuisce ad abbattere ulteriormente i prezzi del grano italiano.

Un vero e proprio dumping agricolo, che si abbatte sulle spalle dei produttori italiani e che rischia di compromettere l’intero equilibrio della filiera cerealicola nazionale.

Perché i prezzi della pasta potrebbero aumentare

In prospettiva, se l’Italia continuerà a dipendere dalle importazioni, il rischio è un aumento strutturale dei costi a causa di speculazioni internazionali, instabilità geopolitiche e variazioni valutarie.

Mentre i produttori italiani continuano a registrare minori entrate e a dover far fronte a una concorrenza sempre più aggressiva, il paradosso è che questo non si tradurrà di fatto in “una svendita” per chi compra al dettaglio. Al contrario, la pasta potrebbe costare molto più del solito.