Inflazione stabile ma prezzi in salita: tutti gli aumenti

I dati Istat del mese di febbraio confermano un andamento dell'inflazione tendenzialmente stabile. Tuttavia, dietro questa cifra apparentemente costante, si nascondono variazioni dei prezzi in aumento in diversi settori

Pubblicato: 21 Marzo 2024 12:41

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Secondo gli ultimi dati Istat, il panorama dell’inflazione in Italia nel mese di febbraio 2024 si presenta caratterizzato da una relativa stabilità, con un aumento dello 0,1% rispetto al mese precedente e dell’0,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tuttavia, dietro questa cifra apparentemente costante, che conferma le stime preliminari, si nascondono variazioni in aumento dei prezzi in diversi settori di spesa.

Vediamo, nel dettaglio, cosa dicono i numeri.

Inflazione stabile e prezzi: come leggere i nuovi dati Istat

Dai dati emersi dal report Istat pubblicato il 15 marzo, la stabilizzazione dell’inflazione sottende andamenti contrapposti di diversi aggregati di spesa. Ovvero significa che, nonostante l’inflazione complessiva rimanga relativamente stabile, ci sono variazioni significative nei tassi di crescita dei prezzi all’interno di categorie specifiche di beni e servizi.

Nello specifico risulta:

  • un rallentamento dei prezzi degli Alimentari non lavorati (da +7,5% a +4,4%) e lavorati (da +4,5% a +3,4%), degli Altri beni (da +1,7% a +1,2%), dei Servizi relativi ai trasporti (da +4,2% a +3,8%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +3,3% a +3,2%) e dei Servizi relativi all’abitazione (da +2,8% a +2,7%);
  • una flessione dei prezzi degli Energetici non regolamentati (da -20,4% a -17,2%) e regolamentati (da -20,6% a -18,4%);
  • un’accelerazione dei prezzi dei Tabacchi (da +2,2% a +2,6%) e dei Servizi relativi alle comunicazioni (da +0,2% a +0,8%).

Tuttavia, nel mese di febbraio la cd. “inflazione di fondo” (ossia la crescita dei prezzi al netto delle componenti volatili) al netto degli energetici e degli alimentari freschi, decelera da +2,7% a +2,3% e quella al netto dei soli beni energetici da +3,0% a +2,6%.

Queste variazioni indicano una situazione in cui alcuni settori sperimentano un rallentamento della crescita dei prezzi, mentre altri settori mostrano un aumento o una stabilizzazione degli stessi. E questo fenomeno contribuisce alla stabilizzazione complessiva dell’inflazione, anche se i tassi di crescita dei prezzi all’interno di specifici settori possono variare notevolmente.

Inoltre, il fatto che l’indicatore “inflazione di fondo”, che esclude gli alimentari freschi e gli energetici, abbia subito una decelerazione, indica che l’inflazione di base, al netto degli elementi più volatili (come appunto gli alimentari e gli energetici), sta rallentando. Questo fenomeno è un importante indicatore dell’andamento sottostante dell’inflazione, al di là delle variazioni più immediate causate da fattori transitori, temporanei e spesso imprevedibili.

L’andamento dei prezzi: tutti gli aumenti

Se ci concentriamo sui prezzi, il report Istat che analizza il panorama in Italia, aggiornato al mese di febbraio 2024 e pubblicato il 15 marzo 2024, ha evidenziato variazioni differenziate, con aumenti significativi in alcuni settori, mentre altri hanno sperimentato una diminuzione o una crescita più contenuta.

Analizzando i singoli settori, i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, nonché dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto, sono aumentati ma hanno rallentato la loro crescita su base tendenziale, passando da +5,1% a +3,4% e da +3,5% a +2,8%, rispettivamente.

Al contrario, i prezzi dei tabacchi e dei servizi relativi alle comunicazioni hanno registrato aumenti significativi, con variazioni congiunturali del +2,3% e del +0,8%, rispettivamente.  Anche i servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona e i servizi relativi ai trasporti hanno sperimentato un aumento dei prezzi, seppur più contenuto, con variazioni congiunturali del +0,4%.

D’altra parte, si è assistito a una diminuzione dei prezzi degli energetici regolamentati, degli alimentari non lavorati e degli energetici non regolamentati, con variazioni congiunturali del -2,2%, del -0,5% e del -0,4%, rispettivamente.

Inoltre, tendenzialmente i prezzi dei beni sono scesi, passando da un tasso di -0,7% a -0,9%, evidenziando quindi una tendenza al ribasso. Al contrario, i prezzi dei servizi sono rimasti stabili, registrando un tasso di crescita del 2,9%. Questa differenza ha portato a un aumento del differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni, che è salito a +3,8 punti percentuali rispetto ai +3,6 registrati a gennaio.

Dove si è registrata l’inflazione più alta in Italia

Secondo l’Istat, l’inflazione è più alta della media nazionale nel Centro (stabile rispetto a gennaio a +1,0%) e nel Nord-Est (da +0,8% a +0,9%), mentre risulta inferiore nel Sud (da +0,8% a +0,7%), nel Nord-Ovest (da +0,8% a +0,6%) e nelle Isole (da +0,3% di gennaio a +0,2%).

Nei capoluoghi delle regioni e delle province autonome e nei comuni non capoluogo di regione con più di 150mila abitanti l’inflazione più elevata si osserva a Napoli e a Bolzano (+1,7% entrambe), seguite da Trieste e Venezia (+1,4% entrambe). Mentre le variazioni tendenziali più contenute si registrano ad Ancona (-0,2%) e a Campobasso (-0,9%).