Dazi Usa, Giorgetti lancia l’allarme: “Danni all’Italia ed effetto a catena sui mercati”

Giorgetti avverte sui dazi Usa, difende il golden power e chiede una difesa Ue sostenibile, mentre il Governo prepara le contromosse provando a non far saltare i conti

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 13 Marzo 2025 08:14

Le tariffe doganali annunciate dagli Stati Uniti rischiano di trasformarsi in un macigno per le economie europee, Italia in primis. Giancarlo Giorgetti, parlando alla Camera, ha avvertito che questa mossa potrebbe innescare una reazione a catena capace di indebolire l’intero sistema commerciale globale, tagliando le gambe alle aziende europee che si trovano già a fare i conti con una concorrenza spietata e sleale. I dazi di Trump spaventano l’Eurozona, ma l’Italia non si farà trovare impreparata.

Dazi, mercato globale e le conseguenze per le imprese

Il dibattito sulla politica commerciale americana rispolvera il vecchio fantasma della globalizzazione sfrenata, quella che per anni ha fatto il bello e il cattivo tempo senza che nessuno osasse mettere dei paletti. Giancarlo Giorgetti ha ricordato come per decenni la competizione globale sia stata una sorta di Far West, dove le aziende italiane si sono trovate spesso dalla parte sbagliata della pistola.

Da una parte, l’incertezza sulle nuove tariffe doganali statunitensi, gli ormai celeberrimi dazi di Trump, tiene tutti col fiato sospeso; dall’altra, c’è chi non dimentica il passato, quando il libero mercato selvaggio ha decimato interi settori produttivi nel nome di una concorrenza che di leale aveva ben poco.

Se c’è una cosa su cui Giorgetti è irremovibile, è che una guerra commerciale non porta acqua al mulino di nessuno. Ma, anziché piangersi addosso, per il ministro potrebbe essere il momento giusto per riscrivere le regole del gioco e dare una ripulita all’Organizzazione Mondiale del Commercio, per far sì che il libero scambio non diventi più sinonimo di giungla senza regole.

Golden power e tutela degli interessi strategici

Il Governo tiene d’occhio gli asset strategici come un falco. Giorgetti ha messo in chiaro che l’uso del golden power nelle operazioni bancarie non è un vezzo, ma un obbligo di legge. Le istituzioni stanno passando al setaccio ogni dettaglio per capire l’impatto delle manovre in corso, bilanciando la necessità di attrarre investimenti con quella di non farsi sfilare dalle mani pezzi chiave del sistema finanziario.

Le operazioni di acquisizione in ambito bancario, quelle che riguardano BPM e Unicredit, per intenderci, sono sotto la lente delle autorità, che non hanno intenzione di farsi cogliere di sorpresa. Per il ministro, qui non si tratta di discrezionalità politica ma di dovere istituzionale. Ogni scelta verrà presa con il bisturi, valutando caso per caso senza lasciare spazi a manovre che possano compromettere la stabilità economica del Paese.

Difesa comune Ue e stabilità economica

L’attuale scenario geopolitico è un puzzle complicato. La sicurezza e la difesa sono tornate in cima alle priorità e l’Italia, pur accogliendo la proposta europea di attivare una clausola di salvaguardia per le spese militari, il ministro dell’economia non ha intenzione di giocarsi il bilancio pubblico come fosse una scommessa al buio.

Giorgetti, poche ore dopo che è stato approvato il riarmo dell’Europa, ha messo in chiaro che la flessibilità fiscale non può trasformarsi in un lasciapassare per far saltare i conti, soprattutto per i Paesi già zavorrati da un debito pesante. Il Governo ha tirato fuori una proposta per colmare il divario negli investimenti sulla difesa, senza però mettere in discussione pilastri essenziali come la sanità e i servizi pubblici.

In attesa di capire quali saranno le prossime mosse a Bruxelles, Giorgetti ha insistito su un principio: serve equilibrio tra doveri internazionali e crescita economica, perché spendere senza un piano significa solo accumulare problemi per il futuro. Il ministro ha poi acceso i riflettori su una questione cruciale: senza un piano industriale serio, il comparto della difesa rischia di restare un terreno di conquista per altri.

La risposta dell’Italia ai dazi americani

Le contromisure italiane saranno svelate il 21 marzo a Villa Madama, come anticipato dal ministro degli esteri Antonio Tajani. Ma nel Governo c’è fermento: mentre alcuni puntano a una strategia comune con l’Europa, altri, come Matteo Salvini, vedono in Bruxelles il vero nemico e denunciano un eccesso di regolamentazione che zavorra le imprese europee più di qualunque tariffa estera.