I mercati finanziari sono stati in balia della volatilità, questa settimana, con gli investitori che si interrogano sulle prossime mosse delle banche centrali, dopo che sono stati pubblicati i verbali delle riunioni di settembre, di Federal Reserve e BCE, quando i rispettivi direttivi, hanno varato un abbassamento del costo del denaro. Anche le tensioni in Medio Oriente hanno contribuito a tenere sotto scacco i listini azionari. Intanto, oggi, negli States si avvia la stagione delle trimestrali, con i numeri delle big bancarie: Blackrock, JPMorgan, Wells Fargo.
Cosa hanno detto i verbali di Fed e BCE
Dai verbali dell’ultima riunione della Federal Reserve, quella in cui è stato deciso un taglio dei tassi d’interesse di mezzo punto percentuale al 4,75%-5%, è emerso che una “sostanziale maggioranza” era favorevole a un taglio dei tassi di 50 punti base e tutti erano a favore di un abbassamento dei tassi, il primo dopo quattro anni. Quasi tutti i partecipanti al meeting hanno ritenuto che i rischi per il raggiungimento degli obiettivi di occupazione e inflazione fossero “più o meno in equilibrio”. Alla luce dei progressi sull’inflazione e dell’equilibrio dei rischi, “tutti i funzionari hanno concordato che fosse appropriato allentare la posizione della politica monetaria”. Tuttavia, le minute hanno mostrato un certo disaccordo sull’entità della sforbiciata al costo del denaro, anche se alla fine solo un membro del FOMC (Michelle Bowman) ha votato contro perché avrebbe preferito un taglio da 25 punti base. La prossima riunione è prevista il 6-7 novembre, subito dopo le elezioni presidenziali statunitensi e anche pochi giorni dopo la pubblicazione dei dati sul mercato del lavoro americano, che a settembre è andato meglio delle attese.
Le Minutes della BCE hanno confermato l’impostazione flessibile del Board e l’approccio tarato sui dati e riunione per riunione della politica monetaria. Il governatore della Banca centrale francese, Francois Villeroy, ha detto che la BCE probabilmente taglierà ancora i tassi, nella riunione del 17 ottobre, perché la crescita economica è debole e questo aumenta il rischio che l’inflazione non raggiunga l’obiettivo del 2%.
Lo scenario macroeconomico
Sul fronte macroeconomico, i dati sono passati in secondo piano rispetto agli sviluppi globali, in particolare a causa della situazione instabile in Medio Oriente. La brusca frenata degli ordini all’industria tedesca, pubblicati in settimana, hanno alimentato le preoccupazioni sull’andamento della congiuntura. Dall’altra parte dell’oceano, l’inflazione statunitense è scesa al 2,4%, settembre, poco sopra al 2,3% previsto. Questo dato superiore alle attese, unito all’ottimo rapporto sull’occupazione negli Stati Uniti della scorsa settimana, probabilmente animerà il dibattito sull’opportunità che il mese prossimo la Federal Reserve opti per un moderato taglio dei tassi di interesse o mantenga la sua posizione dopo la significativa riduzione di settembre.
Tuttavia, l’inflazione, nonostante sia risultata leggermente superiore alle previsioni, rimane su una traiettoria discendente, suggerendo che nella prossima riunione un taglio di 25 punti base è ancora probabile.
Nuova corsa dell’argento: UPB vede rialzi fino a 38 dollari l’oncia
A settembre il prezzo dell’argento è salito oltre i 32 dollari l’oncia, il livello più alto dal 2013. I fattori alla base di questo forte aumento sono stati molteplici. In primo luogo, spiega i Peter Kinsella, Global Head of Forex Strategy di Union Bancaire Privée (UBP), il taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, superiore alle aspettative, ha rappresentato uno sviluppo costruttivo per i metalli preziosi; le dichiarazioni successive della Fed hanno confermato che continuerà a ridurre i tassi di interesse. In secondo luogo, altre tra le principali banche centrali hanno ridotto i tassi d’interesse, il che è di nuovo molto positivo per l’argento. In terzo luogo, la Cina ha annunciato una serie di misure di stimolo che includono sostegni mirati al settore immobiliare e tassi di interesse più bassi. L’annuncio di misure di stimolo da parte della Cina potrebbe cambiare le carte in tavola per l’argento, perché porterà a un aumento dei prezzi degli asset di rischio nei prossimi mesi. La correlazione dell’argento con questo tipo di asset, spiega l’analista, è ben nota e le prospettive generalmente costruttive per l’oro rendono ora più evidente l’elevato beta dell’argento rispetto al metallo giallo. Nel lungo termine, “riteniamo che l’argento possa salire fino a livelli di circa 38 dollari per oncia, il che sarebbe coerente con le relazioni storiche tra oro e argento”.
Tra le altre commodities, è di nuovo rally sui prezzi del petrolio, con il barile di Brent tornato a superare i 79 dollari. Per giorni le quotazioni sono state sferzate dai timori di inasprimento e ricadute per il settore dal conflitto in Medioriente, dopo l’attacco missilistico dell’Iran contro Israele. A spingere i prezzi ha contribuito anche l’arrivo della stagione degli uragani in USA.
Il cambio euro/dollaro continua a mantenersi pressoché stabile, segno che i mercati credono in minori tagli nei prossimi mesi e in un’economia in crescita.
La performance settimanale delle borse
La palma dei rialzi in questa settimana, piuttosto volatile, viene conquistata dalla borsa milanese con l’indice FTSE MIB che porta a casa un progresso del 3,4% seguita da Francoforte che guadagna l’1,8%. Rialzi oltre l’1% sono stati messi a segno da Parigi, mentre Madrid segna un +0,88%. Resta indietro Londra che cede mezzo punto percentuale. Il finale si prepara positivo anche Wall Street, con gli indici americani in rialzo del 2% circa.
I migliori e peggiori a Piazza Affari
Fra i migliori titoli della settimana, si segnala BPER che guida i rialzi (+19%) dopo aver svelato il piano al 2027 che promette più utili e una decisa impennata della remunerazione degli azionisti. La volata delle azioni della banca emiliana ha sostenuto da un lato Unipol (+10,6%), che ha una partecipazione quasi del 25% tra azioni e opzioni, dall’altro l’intero comparto bancario: MPS (+11%), Banco BPM (+6%) e Unicredit (+6%). Dal lato dei ribassi, si posizionano: Technoprobe che scivola del 2%, seguita da Inwit (-1,9%) e Leonardo (-0,8%).