L’offerta giusta ancora non c’è e così dal Governo arrivano altri 250 milioni di euro per l’ex Ilva. Una decisione presa per evitare che a Taranto si fermi la produzione, mentre i commissari lavorano per valutare i profili dei gruppi che hanno presentato un’offerta per prendere possesso di tutti gli stabilimenti e dei rami d’azienda. E intanto non si placano le polemiche dei sindacati, che chiedono chiarezza sul prelievo delle risorse dal patrimonio già destinato a finalità di ripristino ambientale.
L’aiuto del Governo all’ex Ilva
Con un decreto legge, il Consiglio dei Ministri ha deciso di mettere in campo nuove misure per assicurare la continuità produttiva ed occupazionale degli impianti della fabbrica. In attesa dell’offerta giusta. Perché le tre proposte principali per acquisire l’ex Ilva al momento non sono risultate soddisfacenti. “Le norme introdotte ampliano, portandola da 150 a 400 milioni, la facoltà di utilizzo a fini di continuità produttiva del patrimonio già destinato a finalità di ripristino ambientale”, si legge nel comunicato di Palazzo Chigi sul Cdm.
L’aiuto del Governo arriva infatti mentre i commissari di Acciaierie d’Italia valutano i profili dei gruppi che si sono candidati a prendere possesso degli stabilimenti. La corsa all’acquisizione vede in prima linea l’indiana Baku Steel company e la Vulcan Green Steel dell’Azerbaigian, più defilata la società americana Bedrock.
La Baku Steel Company si è posizionata come uno dei principali contendenti per l’acquisizione dell’intero complesso industriale, mostrando un certo interesse per lo storico stabilimento di Genova Cornigliano. L’azienda ha presentato un ambizioso progetto che prevede l’installazione di una nave rigassificatrice davanti allo stabilimento di Taranto, con l’obiettivo di migliorare il processo produttivo.
Come detto, a sfidare l’offerta azera ci sono la Vulcan Green Steel, del gruppo Jindal Steel International e il fondo americano Bedrock, ciascuno con un proprio piano industriale e una visione distintiva per lo sviluppo dell’azienda.
Oltre alle tre grandi offerte per l’intero complesso aziendale, sono state presentate altre sette proposte che riguardano alcuni stabilimenti o divisioni dell’azienda. In particolare, il gruppo Marcegaglia ha mostrato un forte interesse nell’acquisire i tubifici, presentando un’offerta sia in forma individuale sia in collaborazione con altri operatori del settore siderurgico. Gli stabilimenti interessati da questa offerta sono quelli di Racconigi, Salerno e Socova in Francia.
La risposta dei sindacati
E mentre si rimane in attesa di un’offerta congrua – almeno un miliardo e mezzo di euro – o di nuovi aspiranti, i sindacati continuano a chiedere chiarezza sull’utilizzo delle risorse previsto dal decreto-legge del Governo.
“C’è bisogno che si faccia una scelta che veda il mantenimento del ruolo pubblico dentro l’ex Ilva, perché stiamo parlando di un’azienda strategica. Non c’è bisogno che entri, c’è già ed è stata tenuta in piedi in questi anni dai contributi pubblici di tutti noi”, ha dichiarato il segretario della Cgil Maurizio Landini.
“È necessario che si facciano delle scelte rispetto alle offerte che sono arrivate che qualifichino e garantiscano non solo l’occupazione, ma che mantengano anche la capacità produttiva complessiva di questo gruppo. Chiediamo di essere coinvolti prima che vengano fatte le scelte per poter esprimere le nostre valutazioni. Naturalmente per quello che ci riguarda c’è un tema che si chiama rispetto degli accordi che finora sono stati realizzati e soprattutto il mantenimento dell’integrità complessiva del gruppo”, ha spiegato.
Sulla questione è intervenuto anche Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil, che ha invocato l’ingresso dello Stato in equity nel nuovo assetto societario: “Queste risorse stanziate oggi dal Consiglio dei Ministri dovranno servire a garantire anche i lavoratori dell’indotto, necessari quest’ultimi ad assicurare la ripartenza degli impianti”, ha dichiarato.
“Ribadiamo che lo Stato non potrà disimpegnarsi, e dovrà entrare in equity nel nuovo assetto societario di Acciaierie d’Italia, al fine di garantire l’occupazione e la decarbonizzazione. È per questo che riteniamo necessario che il Governo proceda in questa direzione, perché la siderurgia è un asset strategico per tutta l’industria del Paese”.