Maxi sequestro a Marcello Dell’Utri e alla moglie, colpa dei “regali” di Berlusconi

L'ex senatore nei guai per i "regali" dell'amico Berlusconi: ecco le accuse della Dda di Firenze a Marcello Dell'Utri e alla moglie Miranda Anna Ratti

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Pubblicato: 21 Marzo 2024 14:37

Nuovi guai per Marcello Dell’Utri, ex senatore nonché amico fidato di Silvio Berlusconi, che è stato raggiunto da un provvedimento di sequestro milionario. A lui e alla moglie Miranda Anna Ratti, infatti, sono stati sequestrati complessivamente oltre 19 milioni di euro nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Firenze sui presunti mandanti esterni delle stragi mafiose del 1993 a Roma, Milano e Firenze, dove l’ex senatore di Forza Italia risulta ancora indagato.

La Dda del capoluogo toscano ha emesso ed eseguito il provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca nell’ambito delle analisi dei flussi finanziari dal 2014. Nel mirino dei giudici anche i “regali” che l’amico Berlusconi aveva fatto a Dell’Utri e che quest’ultimo avrebbe “dimenticatodi comunicare come variazione patrimoniale.

Maxi sequestro milionario a Marcello Dell’Utri

Il provvedimento emesso dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Firenze ha disposto il sequestro sulla base delle analisi sui flussi finanziari di Marcello Dell’Utri. Movimenti che, per l’accusa, sarebbero stati poco chiari e con mancanze di comunicazione. Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Firenze, Dell’Utri infatti non avrebbe dichiarato ai fini fiscali un ammontare complessivo di 42.679.200 euro come variazione del reddito, violando la legge Rognoni-La Torre sulle misure antimafia.

Tale cifra, emerge, sarebbe frutto dei bonifici che l’allora leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, versò a Dell’Utri una volta condannato con decisione passata in giudicato, a seguito della sentenza della Corte di Cassazione del 9 maggio 2014 per il reato di concorso esterno nel delitto di associazione di tipo mafioso. E come spiega la Dda in un comunicato, a firma del procuratore Filippo Spiezia, Dell’Utri avrebbe omesso di “comunicare, entro i termini stabiliti dalla legge, le variazioni patrimoniali per un ammontare complessivo di 42.679.200 euro”.

Con il provvedimento del Gip, nello specifico, è stato disposto “il sequestro preventivo in forma diretta, sino alla concorrenza della somma di 10.840.451,72 euro riconducibile a Marcello Dell’Utri, nonché, per la quota parte di 8.250.000,00 euro della somma complessivamente suindicata (42.679.200 euro, ndr), anche indirettamente riconducibile al predetto, per il tramite di Miranda Anna Ratti, ovvero per equivalente sui beni nella disponibilità diretta e indiretta di Marcello Dell’Utri”. Un sequestro complessivo, dunque, di 19.090.451,72 euro.

Dell’Utri, tra l’altro, ha ricevuto ulteriori “regali” da parte di Silvio Berlusconi. Infatti, con la morte del Cavaliere, è rientrato nel testamento dell’ex premier che gli ha lasciato in eredità 30 milioni di euro.

I guai di Dell’Utri

Quello del sequestro milionario, in forma preventiva da parte della Direzione distrettuale antimafia di Firenze, non è che l’ennesimo problema per Marcello Dell’Utri. L’ex senatore, infatti, nel 2014 era stato condannato a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, scontandone quattro in carcere e più di uno ai domiciliari, essendo stato riconosciuto mediatore tra Cosa Nostra e Silvio Berlusconi.

Nell’aprile 2018 aveva poi ricevuto una nuova condanna in primo grado a 12 anni di reclusione a conclusione del processo sulla trattativa Stato-mafia, per poi essere assolto in appello per non avere commesso il fatto nel settembre 2021.

Guai senza fine, con l’ex PdL e Forza Italia che comunque continua a essere indagato dalla Procura di Firenze per il reato di concorso in strage aggravata alle finalità mafiose e di terrorismo, in relazione agli attentati commessi da Cosa nostra nel 1993 nel capoluogo toscano, a Roma e Milano, fino alla mancata esplosione di una bomba sistemata all’uscita dello stadio Olimpico di Roma del gennaio 1994.